giovedì 15 novembre 2012

Controinformazione e boicottaggio, per combattere i media bugiardi

Nessuno si sarà stupito, oggi, guardando i tg e leggendo i quotidiani in merito alle proteste di ieri. Lo zerbinaggio mediatico nei confronti di un governo - disastroso ma che piace alle banche - è totale. Soprattutto quando la protesta diventa un fenomeno generale e passa dai salotti alle piazze. Ma ieri, per fortuna, la Rete ha dimostrato maturità. Su fb e social network vari le immagini dei ragazzi disarmati pestati da poliziotti e carabinieri hanno finalmente preso il posto delle foto del gatto di casa o della gita al mare. Un po' di consapevolezza è arrivata: meglio tardi che mai. Ma non basta. Ora serve un passo ulteriore. Serve imparare ad utilizzare la Rete per una sana controinformazione, ma fatta bene, con professionalità. Di fronte ai grandi mezzi Rai o Mediaset non bastano più le immagini dei cellulari. E la tecnologia oggi è acquistabile a prezzi contenuti. Piccole telecamere, rapide interviste, commenti. Per sbugiardare il Tg3, la faziosità assoluta, o il Tg5 che ogni mattina si prostra di fronte agli incompetecnici. E poi si può passare ad interventi più mirati. Mediaset ha i conti in rosso per il calo della pubblicità. Bene, occorre individuare gli investitori pubblicitari che affiancano le trasmissioni bugiarde e faziose. Dopodiché si pubblicano i nomi in rete e si inizia il boicottaggio. Vale per Mediaset come per la Rai o per la 7. Ma il boicottaggio deve essere rigoroso. Non un euro per i profumi che vengono pubblicizzati prima e dopo il Tg3. Non un euro per le calze che affiancano il Tg5. Non un euro per chi paga gli spot durante i programmi di Gad Lerner. Senza violenze, se non quelle verso le proprie abitudini di spesa. Ma con rigore, professionalità, voglia di non arrendersi.

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