giovedì 27 dicembre 2012

Berlusconi e Monti al 20%. Ma per uno è uno smacco, per l'altro un successo

Monti preannuncia la sua assunzione al cielo della politica ed i sondaggi schizzano al 20%. Berlusconi annuncia il suo ritorno in campo ed i sondaggi balzano al 20%. Stesse percentuali, ma con due differenze sostanziali. Il grigiocrate ha il sostegno incondizionato di quasi tutti i media, cartacei o televisivi. Ed è normale che la squallida dimostrazione di servilismo generale produca frutti in termini di consenso. Invece il successo mediatico del cavaliere è la dimostrazione pratica dei suoi macroscopici errori proprio nel settore della comunicazione. Perché che senso ha circondarsi di belle ragazzotte e di qualche vecchio pescecane della politica se poi, quando manda la sua banda in tv, calano gli ascolti e crollano i consensi? Che senso ha lanciare il mediocre Alfano, per poi bruciarlo dopo un anno di fallimenti a tutti i livelli? E, soprattutto, che senso ha possedere un impero mediatico e non saperlo utilizzare? Mondadori, in nome del business, pubblica e promuove gli autori che sputano in faccia all'editore. Mediaset riserva spazi enormi agli avversari del cavaliere e li nega agli avversari di Monti. Pluralismo? Basta vedere come lo intendono Bianca Berlinguer o Corradino Mineo per rendersi conto che quello di Mediaset è autolesionismo, non pluralismo. Ed i giornali cosiddetti "di area"? Qualche bella firma acchiappa-lettori e poi assunzioni al risparmio. Meglio non sprecare soldi per investimenti su una informazione di qualità, in tutte le pagine e non soltanto nelle prime. Risultato? Pochi lettori e nessuna vera capacità di incidere. Anche perché, in mome del risparmio e delle risse da pollaio, le sinergie non esistono. Certo, anche Repubblica e Il fatto possono essere in disaccordo. Ma poi attaccano uniti quando si deve massacrare il centrodestra. E, ovviamente, fanno benissimo perché ci sono professionisti che conoscono il mestiere. Invece, sul fronte del centrodestra, legioni di beoti si stupiscono che i quotidiani dei poteri forti non siano pluralisti, non offrano spazi di discussione, non concedano lo stesso spazio alla destra come alla sinistra. Certo, molto meglio piagnucolare sui torti dell'informazione non equilibrata, piuttosto di investire qualche soldo per creare una propria voce credibile e professionale

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