lunedì 3 dicembre 2012

Matteo, ora che fai?

Ed ora, Matteo? Il 40% dei consensi ottenuti alle primarie del Pd non basta per guidare il partito verso l'inevitabile successo alle politiche, ma impedisce anche a Renzi di trasformarsi in Cincinnato e ritornare a fare il sindaco a tempo pieno di Firenze. Indubbiamente il rottamatore si trova in una situazione non facile: Bersani condurrà la gioiosa (e confusa) macchina da guerra del Pd a vincere le politiche. Ma non è per nulla scontato che il Pd abbia poi i numeri per governare in prima persona. E se all'ammucchiata interna, con la conferma di alcune delle vecchie cariatidi che Renzi voleva pensionare, si aggiungerà l'ammucchiata esterna - coinvolgendo Vendola e Di Pietro, Casini e Montezemolo - per il sindaco di Firenze si apriranno praterie per una nuova proposta politica. Ancor più se, nella confusione generale, Bersani facesse l'errore di rivolgersi agli incompetecnici o ne riproponesse la funerea agenda. Ma in questa fase di degenerazione rapidissima della classe politica, Renzi non può aspettare troppo. Non può farsi distruggere l'esercito dei sostenitori, destinati a disperdersi qualora Matteo rimanesse a guardare la situazione da Firenze. Perché ricompattare i suoi seguaci, dopo, diventerebbe molto più difficile. Allora la soluzione è l'ennesimo nuovo partito? Trasversale, in modo da andare a raccogliere gli eserciti delusi del defunto centrodestra? Tra i consiglieri del sindaco ci sono anche personaggi che, sulla destra, avrebbero ancora un notevole peso. Ma la banda di finanzieri milanesi sostenitori di Renzi è in grado di distruggere ogni immagine di rinnovamento ed ogni credibilità.

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