giovedì 23 maggio 2013

Un "presunto killer" da difendere anche a Londra

"Presunto killer". Di fronte alle immagini televisive dell'assassino che, a Londra, aveva ucciso e decapitato un soldato, La Stampa elkanniana riesce a dare il peggio di sè: "presunto killer". Forse per non ferire la sensibilità dei ministri politicamente corretti del governo Alfetta, o in attesa che, nei prossimi giorni, un giudice italiano in trasferta vada a spiegare che il povero assassino sentiva delle voci che gli ordinavano di uccidere. O che un altro magistrato milanese vada a spiegare che il poverino (il killer, mica la vittima) deve essere capito perché aveva avuto una infanzia difficile. Chi muore giace e chi resta si dà pace. Certo. Ma ormai abbiamo creato - grazie ai media - una categoria di assassini che non devono essere puniti come meriterebbero. Discrimazione positiva, come piace a qualcuno. nel senso che immigrati di ogni dove hanno più diritti degli autoctoni. D'altronde ad Alfetta piace tanto il modello Usa, con gli yankee immigrati ed invasori che hanno cancellato ogni diritto ai nativi. Peccato che, in questo caso, i nativi siamo noi. Ma forse a Londra andrà diversamente. Forse i killer saranno condannati per quel che han fatto e non giustificati per un raptus o perché fuori di testa. Forse i media non cancelleranno le notizie sulle vittime, sui funerali e sulla rabbia dei parenti, perché magari qualcuno amico dell'assassino si potrebbe offendere. Dove sono finite le immagini dei funerali della ragazzina violentata e uccisa in Toscana? Che ne è stato del senegalese arrestato? Un raptus erotico da comprendere? Così come è subito sparita l'immagine del picchiatore che ha massacrato di botte la fidanzata. Il femminicidio esiste solo se il colpevole è italiano, se no sono incidenti da comprendere e da perdonare. Ed i media sono i responsabili di questa situazione. Perché difendendo, coprendo, giustificando, non favoriscono l'integrazione ma solo la rabbia di chi deve sempre subire e non ha più neanche il diritto ad avere giustizia. Perché chiedere giustizia, uguale per tutti, significa essere razzisti. Allo stadio contro un simulatore o in piazza contro un assassino. A Londra sarà diverso? Le immagini del killer, del presunto killer per adeguarci a La Stampa, che si fa intervistare in diretta tv con le mani lerce di sangue non inducono ad un grande ottimismo. E la donna che, fregandosene del morto, del sangue, della mannaia e dell'assassino, continua indifferente a trascinare il carrello della spesa, è ancora più preoccupante.

2 commenti:

  1. Come al solito non riesco a pubblicare...ci riprovo.
    Sono d'accordo che i colpevoli vadano puniti e assicurati alla giustizia, italiani o stranieri che siano.Credo che il senegalese sia un poveretto, con gravissimi problemi di emarginazione e disadattamento.... e che vada quindi curato.Sono d'accordo sul fatto che le immagini televisive siano negative e andrebbero monitorate e in qualche caso anche vietate....la vista della violenza non è mai costruttiva.Il menefreghismo degli altri è molto preoccupante...la cosa che mi preoccupa di più.Vuol dire che in un prossimo futuro , tutto sarà permesso perchè nessuno farà nulla per impedirlo....molto grave e molto triste.

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  2. quello con i problemi era il ghanese. il senegalese era lo spacciatore stupratore ed assassino. E le immagini censurate non sono quelle delle violenze, ma dei funerali "scomodi". Così come sono state censurate le reazioni dei parenti dei morti. Tutti attenti, sui giornali, solo ai problemi degli assassini. E il menefreghismo è l'inevitabile conseguenza di censure e processi a senso unico, con preoccupazioni riservate al morale di chi uccide e non a quello dei famigliari di chi è stato ucciso. Ma se si invertono i personaggi che uccidono e che muoiono, ci ritroviamo con cortei, proteste, servizi tv, interviste al cugino di ottavo grado. Questo genera menefreghismo, rassegnazione, senso di impotenza e di ingiustizia

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