lunedì 3 giugno 2013

Dall'Alessi un segnale: pagare i dipendenti per lavori socialmente utili

La fabbrica va incontro a cali di commesse, e dunque di lavoro, nel periodo estivo? Si ricorre a ferie forzate e magari alla cassa integrazione. Oppure si fa come l'Alessi (che produce oggettistica per la casa) e si pagano i propri dipendenti che accettano di fare lavori utili per la città, per il territorio. Quei lavori che - secondo i soliti imbecilli politicamente corretti - gli italiani non vorrebbero più fare e sarebbero riservati solo agli immigrati. Tipo tagliare l'erba nei giardini degli asili, dare il bianco ad un magazzino, ripulire un edificio abbandonato. Alessi, ovviamente, non ha imposto nulla. Ha lasciato ai dipendenti la libertà di scelta tra i consueti ammortizzatori sociali o i lavori sociali. E quasi all'unanimità i lavoratori hanno deciso di far qualcosa per la propria gente, per la propria città. Impiegati imbianchini, operai giardinieri, manager facchini. Altro che choosy. Ma se, in questo caso, occorre riconoscere la generosità dell'azienda oltre alla disponibilità dei lavoratori, non si capisce perché esperimenti di questo tipo non possano essere replicati ovunque. Gli introiti della cassa integrazione sono insufficienti per vivere e rappresentano, per chi non è onesto, la condizione ideale per lavorare in nero. Mentre gli enti locali lamentano la carenza di risorse per sistemare le sponde dei fiumi, per mettere in sicurezza montagne e colline, per ripulire giardini e parchi, per ridipingere e aggiustare panchine. Non si fa manutenzione perché mancano i soldi. Ed allora, con una spesa nettamente inferiore, si potrebbero impiegare i cassintegrati per questi lavori, intervenendo soltanto per integrare il salario e riportarlo ai livelli normali di attività. Concorrenza sleale nei confronti delle ditte che si occupano di manutenzione? Sarebbe così, se queste ditte potessero lavorare. Ma se queste aziende non vengono comunque utilizzate, meglio che ci sia qualcuno che possa lavorare e che contribuisca a ripulire le città ed a mettere in sicurezza il territorio. Anche perché i costi della continua emergenza devono comunque essere pagati. Prevenire una frana costa molto ma molto meno rispetto agli interventi per rimediare alla frana. Case distrutte, terreni agricoli resi inutilizzabili, danni alle infrastrutture. Dando occupazione e reddito ai cassintegrati si permetterebbe invece di restituire coraggio e dignità ai lavoratori momentaneamente (e sempre più perennemente) in esubero, si rilancerebbero i consumi, si favorirebbe l'uscita dalla paura della sopravvivenza quotidiana. Ma si dimostrerebbe la falsità interessata dei sostenitori del politicamente corretto. Si scoprirebbe che, con stipendi corretti, gli italiani spazzano, curano, dipingono. Sarà per questo che si evita di metterli alla prova.

Nessun commento:

Posta un commento