lunedì 24 giugno 2013

Iva o Imu? Palliativi per nascondere la svendita dell'Italia

Rinviare l'aumento dell'Iva o eliminare l'Imu? Favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro a condizioni da Quarto Mondo o garantire un sostegno al di sotto della soglia di povertà ai lavoratori anziani cacciati fuori dal ciclo produttivo? Il dibattito all'interno del governo Alfetta è tutto qui: una discussione inutile, perché il risultato è comunque una sconfitta. Che si accetti la logica di rinviare l'aumento dell'Iva o di abolire l'Imu, ma solo in cambio di altri tagli, o che si punti sull'aumento di precarietà e della povertà pur di migliorare le statistiche sulla disoccupazione, non si farà assolutamenmte nulla per il rilancio dell'Italia. Una politica da sconfitti, dettata da quella banda di criminali che si nascondono dietro le organizzazioni internazionali ed europee. I criminali che, attraverso le Ong abbondantemente finanziate, scatenano le manifestazioni di piazza nei Paesi che provano a ribellarsi al pensiero unico e alla speculazione internazionale. Certo, la rabbia emerge con maggior facilità quando i governi sono caratterizzati da atteggiamenti scorretti, da corruzione, da scandaletti vari. Però dovrebbe far riflettere la coincidenza tra le manifestazioni di piazza ed il tentativo di questi stessi Paesi di creare una Banca mondiale alternativa a quella che soggioga i popoli ed arricchisce gli speculatori. E dovrebbe far riflettere che in Italia - nonostante scandali, tasse assurde, povertà crescente, disoccupazione alle stelle, immigrazione senza regole ed emigrazione dei cervelli - ogni protesta sia bandita. Sopita. Abbassare i toni e fare un passo indietro: le parole d'ordine dei giornali, delle tv, dei social forum politicamente corretti. Perché l'Italia deve essere depredata e, dunque, le rivolte sono un ostacolo. Lavorare da schiavi, vendere le aziende agli investitori stranieri, impoverirsi progressivamente ma velocemente. Per diventare come la ex Germania Est, con una produzione industriale a basso costo, con un'agricoltura di qualità per l'export e di nessuna qualità per il mercato interno, con un turismo a disposizione solo dei ricchi padroni in arrivo da altri Paesi. Alternative? Ribellarsi ai diktat dell'Ue, della Bce, della Banca Mondiale. Cercare nuove alleanze strategiche, creare nuovi blocchi economici internazionali. Lo spiega benissimo Emidio Novi nel suo libro "La dittatura dei banchieri". Ovviamente pubblicato da una casa editrice minore (Controcorrente), perché ai grandi gruppi editoriali la verità non piace. E hanno perfettamente ragione a temerla.

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