venerdì 21 giugno 2013

La stagione turistica comincia nel peggiore dei modi

C'era una volta il tentativo di lanciare la terza stagione del turismo. Soprattutto montano, perché al mare già l'idea di un turismo non solo estivo pareva eccessiva. Chi viveva di turismo, in queste località marine o montane, era convinto che - per intercessione divina - si potesse vivere 12 mesi lavorandone 3, al mare, o 6 in montagna. Solo gli idioti delle città e delle campagne erano tenuti a lavorare 11 mesi. Poi, con calma, ci si è resi conto che ammortizzare i costi di hotel, ristoranti, case da affittare, negozi e quant'altro diventava difficile. E si era pensato alla terza stagione. Quella tra estate ed inverno, o tra la fine dell'inverno e l'estate. Quando, in fondo, i paesaggi sono più belli, la folla fastidiosa non c'è più e si possono godere momenti di intenso rapporto con le località in cui si soggiorna. Ma la terza stagione, che è poi quella che viene definita come "bassa stagione", richiede un cospicuo investimento: in idee, che sono più difficili da trovare rispetto alle sedie per un dehor o ai giochi da collocare in spiaggia. L'Italia è stracolma di arte misconosciuta, di castelli, palazzi, opere d'arte. Ma anche di natura incontaminata, di spazi per cavalcate o passeggiate. Il Bel Paese, nonostante i palazzinari e gli imprenditori che costruiscono capannoni indecenti a basso costo, resta comunque un Paese meraviglioso. Ma valorizzarlo richiede intelligenza, competenza, conoscenza, professionalità. Molto più comodo aumentare il prezzo del cono gelato, tanto per far cassa. Ed allora si programmano i lavori per l'inizio di luglio, tanto i turisti non arrivan più, e se arrivano si arrangiano. I cinema restano chiusi sino a quando le località non si affollano, i banchi del mercato latitano. Un circolo vizioso: se i turisti non ci sono, inutile predisporre l'offerta; ma se l'offerta non c'è, perché dovrebbero arrivare i turisti? Ed allora prepariamoci alle lamentele di settembre, quando gli operatori piangeranno per il calo del turismo dovuto alla crisi. Che è vera e pesa. Ma pesano anche i sempre maggiori limiti degli operatori. Che sulla terza stagione non investono più e che investono sempre meno anche sulla seconda: lavorare solo d'estate al mare, solo d'inverno in montagna. E poi tutti a piangere.

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