lunedì 22 luglio 2013

Fuori dall'Osce i Paesi che non tutelano l'opposizione! Come l'Italia?

Bisogna farla finita con i regimi che utilizzano la malagiustizia per liberarsi dei leader dell'opposizione. Bisogna buttar fuori dall'Osce e da qualsiasi organizzazione internazionale i Paesi dove le manifestazioni ambientaliste vengono represse a suon di lacrimogeni, manganellate, arresti. Dove il dissenso è vietato. Dove è vietato persino nominare invano il nome del leader supremo. D'altronde la Corea del Nord è esecrata dall'intera comunità internazionale. Ma non può e non deve rimanere un caso isolato. Chi si ostina a sbagliare, deve essere punito. Non è accettabile che il leader supremo di un Paese riconosciuto a livello internazionale possa usare la grazia ai condannati a suo piacimento. E che i criminali, condannati, dei Paesi amici vengano protetti in ogni modo, con più pesi e più misure a seconda di come fa comodo. Un po' di sacrosanta indignazione internazionale è indispensabile, anzi doverosa. Nei confronti della Russia e di Putin? Nei confronti del Kazakhstan? Della Turchia? Del Brasile? Ma no! Nei confonti dell'Italia. Un Paese dove il presidente del Senato ordina ad un senatore dell'opposizione di non nominare il sacro nome del capo dello Stato. Dove il medesimo capo dello Stato, ma in versione precedente, grazia la solita spia Usa, tanto per non aver problemi. E dove il ministro degli Esteri, sempre così attenta alle leggi ed ai diritti in casa d'altri, se ne frega altamente se un'altra spia Usa, regolarmente condannata in Italia, non viene consegnata all'Italia ma lasciata libera di tornare negli Stati Uniti. Il Paese dove i media si entusiasmano quando i black block italiani vanno a cantare "Bella ciao" a Istanbul, scontrandosi con la polizia turca per la difesa di alcuni alberi. Ma poi gli stessi media si indignano quando gli stessi black block si scontrano con la polizia italiana per difendere l'ambiente in val Susa. Il Paese dove il leader dell'opposizione viene condannato per vicende che nulla hanno a che fare con la politica, ma con l'aggiunta dell'interdizione dai pubblici uffici tanto per evitare che possa vincere nuove elezioni. A differenza di quanto avviene a Mosca dove il leader di un movimento molto più piccolo viene condannato, immediatamente liberato e può partecipare alle elezioni per il sindaco della capitale. Un Paese dove i diritti della popolazione indigena vengono calpestati, dove chi critica i ministri viene condannato per direttissima, ma dove l'opposizione può essere insultata, minacciata e aggredita anche fisicamente nell'indifferenza generale. Dove la corruzione merita qualche bla bla, mentre ci si scaglia sulla corruzione che vige negli altri Paesi. Un Paese dove i cittadini sono sudditi e devono adeguarsi agli ordini della speculazione internazionale. Dove le vacanze sono un diritto solo per i turisti stranieri, dove il lavoro non è un diritto e dove manca una politica per il reimpiego. Ma, allora, sono davvero la Russia e la Turchia i Paesi da mettere sotto accusa?

1 commento:

  1. Sono nata e cresciuta in un territorio a poca distanza da Roma... ho frequentato per anni, con il mio amato babbo, un luogo... Granica... nel comune di Castelnuovo di Farfa... una valle attraversata dal farfa... tra due colline una dove c'era l'Abazia e l'altra Castelnuovo... a Granica c'era un centro di rifugiati... noi, la gente del posto, lo chiamavamo il campo profughi... erano i tempi della guerra fredda... e tutti noi ricordiamo quel posto... chiuse con la caduta del muro... quando qualcuno torno a casa... mentre qualcun'altro scelse di restare... i rifugiati dissidenti me li ricordo bene io... andavo sempre con mio padre nella valle... furono una costante nella mai vita... i dissidenti... sono cresciuta con i loro drammi e le loro ferite... bulgari, russi, tedeschi dell'est... tutta gente di grande cultura... e di grande spessore umano... tra loro non c'era nessun banchiere... ricercato da 4 stati... nessuno di loro poteva permettersi una villa a Casal Palocco con domestici ucraini... all'epoca lo status di rifugiato era una cosa seria... non c'erano ancora le lobby della disperazione a specularci sopra... ma c'era la solidarietà della gente del posto... e il grande rispetto della comunità tutta... li vedevi camminare lungo la mirtense... silenziosi e discreti... e ci si fermava per farli salire in macchina... molti tra i miei amici qui... (Marco Vladimiro Spalletti tu dovresti ricordarteli)... ricorderanno come me quegli uomini... loro si dissidenti... quando essere dissidente non significava appropriarsi delle risorse economico finanziarie del proprio paese... e scappare...

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