mercoledì 30 ottobre 2013

Supermercati del Pd contro la cultura italiana

La cultura di un popolo, checché ne pensino Boldrini e ministri estranei, è legata alla sua storia. E la storia di un popolo si vede, anche, nelle opere lasciate da chi ci ha preceduto. Sarà forse per questo che la furia iconoclasta di una sinistra ottusa e antipopolare si abbatte su tutto ciò che ricorda il passato, le radici, le tradizioni. Torino dispone di uno splendido motovelodromo, retaggio dell’epoca in cui l’architettura era importante, affidata a gente capace e non a star presuntuose ed arroganti, oltre che immeritatamente strapagate. E allora come pensa di valorizzare il motovelodromo la giunta guidata dal compagno Piero Fassino? Ma sostituendo lo sport con un imperdibile supermercato. Dimentichiamo un passato ricco di valori e creiamo un futuro di acquisti compulsivi. Il mercato unico Dio da adorare. E distruggiamo ciò che potrebbe farci pensare ad altro. Furia iconoclasta contro un’opera che ricorda un’epoca che ripugna a Fassino? Magari c’è anche questo (anche se il motovelodromo è stato realizzato prima dell'era fascista, però da un architetto che ha continuato a creare anche durante gli anni successivi: dunque l'opera è colpevole), ma non solo. Il Palazzo del Lavoro, capolavoro di un altro grande architetto, è stato realizzato per il centenario dell’Unità d’Italia, dunque per il 1961. Giace abbandonato. E come vuol recuperarlo la giunta rossa? Ovviamente con un altro imperdibile supermercato. Che altro si può fare? Quali altri valori deve suscitare un’opera architettonica? Consumi e consumi, per chi se li può permettere. E gli altri si arrangino. Persino ai murazzi, lungo il Po, si vogliono piazzare bancarelle per prodotti destinati ai radical chic con portafoglio gonfio. Vogliamo mica ricordare una Torino sabauda? Cancellare e mercificare. Ma se a Torino si punta sui supermercati per cancellare la memoria, a Marina di Massa si preferisce lasciar decadere l’architettura, in modo che con essa svanisca ogni ricordo. La colonia marina Ettore Motta-Montedison sorge sul lungomare, immensa, con un grande parco, spettacolare ricordo di un’era in cui il governo si occupava dei bambini poveri e offriva loro una vacanza al mare. Ed ora? Abbandonata, con la piscina interrata. Lasciata a disposizione di vandali e imbecilli che la devastano. Eppure potrebbe essere recuperata per ospitalità alberghiera, per ristoranti, per Spa. Per quel che si vuole. Si attraversa la stradina e si è in mare. Ma l’Italia del turismo promesso e mai realizzato ignora, preferisce ignorare. Per cancellare il passato. Così come fa la Fiat con la sua meravigliosa colonia a poche centinaia di metri. Ormai ex Fiat, e dunque recuperata e rimessa a disposizione di centinaia e centinaia di bambini. Dunque funziona e, ovviamente, Fiat diserta le celebrazioni per gli 80 anni della torre. Vogliamo mica ricordare agli italiani che in certi anni la Fiat era obbligata ad occuparsi dei propri lavoratori e dei loro figli? E altri gruppi, privati, hanno recuperato la colonia Torino 28 ottobre, per farne un frequentato Ostello. Ma i Comuni no. I Comuni preferiscono che tutto cada in rovina, cancellando la memoria, cancellando la storia e la cultura di un popolo. L’unica cultura ammessa è quella del consumo, del mercato, del supermercato.

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