giovedì 21 novembre 2013

La piena occupazione di Barnard o gli schiavi di Saccomanni?

Prima o poi bisognerà farla finita con Paolo Barnard. Il governo Alfetta non può tollerare che un economista vada in tv, alla Gabbia su La 7, e settimanalmente spieghi al colto e all'inclita che uscire dalla crisi è possibile. A patto di usare ricette diametralmente opposte a quelle precotte dalle eurobanche e cucinate da Saccomanni e complici. Troppo facile essere come Barnard. Niente slides, niente diagrammi complicati, niente tabelle astruse. Quando proprio vuol impegnarsi piazza quattro fogli di carta (meglio uno solo: c'è la crisi e bisogna risparmiare) e illustra ciò che dovrebbe fare uno Stato degno di questo nome e non al servizio di chi vuole distruggerlo. In fondo la ricetta è semplice: investire in un periodo di crisi per rilanciare l'economia e l'Italia. Una ricetta già usata, con grande successo, proprio in Italia dopo la crisi del '29. E non a caso arrivarono gli americani prima per imparare e copiare, poi per distruggere tutto. Sarà anche per questo che la ricetta non piace alla banda Vedrò, non piace agli eurobanchieri ed agli speculatori di ogni parte del mondo. E allora, basta con Barnard. Come è possibile che Paragone intervisti per minuti e minuti il povero Renzi che fa l'imitazione di Crozza (o il contrario?) diventando un mentalista, un propugnatore del nulla cosmico, e poi si dia spazio a Barnard che in pochi istanti spiega cosa si dovrebbe fare? Come è possibile che ci siano ministri come Saccomanni, De Girolamo, Bernini e nullità varie che si arrabattano senza recupare un'idea e poi arrivi questo economista autonomo e li sputtani tutti quanti? Ieri Barnard spiegava come ottenere la piena occupazione. Magari con qualche scivolata nella banalità: i 3 o 6 milioni di disoccupati italiani (a seconda dei criteri di calcolo) non possono essere tutti impiegati nei servizi alla persona per non creare concorrenza con i settori dell'economia privata. Però opportunità non mancano. Il settore delle dighe italiane, ad esempio, è sotto attacco. Si tagliano gli organici, si tagliano le risorse e poi si finge di stupirsi per i disastri ad ogni pioggia. I pochi eroici e stakanovisti lavoratori rimasti devono provvedere al controllo di decine di dighe a testa. Ovviamente un'impresa impossibile. Ma forse è proprio quello che i Vedrò di turno vogliono. Privatizziamo anche le dighe, svendiamole e lasciamo che i disastri si moltiplichino. Ecco, anche questo è un settore dove si può convogliare nuova occupazione, e di qualità. I laureati, i diplomati. E nuova occupazione per mettere in sicurezza fiumi, montagne, valli. In ogni caso la ricetta di Barnard è l'opposta di quella di Saccomanni, di quella della banda Vedrò. Loro vogliono usare le risorse pubbliche non per creare occupazione ma per garantire microsussidi ai disoccupati. Per non farli lavorare, spendendo montagne di denaro. Lo chiede la Merkel, che vuole un'Italia da acquistare a prezzi di saldo. E ogni lavoratore in meno significa una riduzione della spesa delle famiglie, un calo dei consumi e dell'Iva intascata dallo Stato. Ma anche un calo del reddito e delle tasse relative. Lo ricordano, due volte al mese quando escono i dati sulle immatricolazioni di auto in Italia ed Europa, Quagliano e Pavan Bernacchi, del Centro studi Promotor e di Federauto: lo Stato, con questa bella idea di macelleria sociale, incasserà quest'anno qualche miliardo in meno tra mancate tasse sui carburanti e sugli acquisti di auto. Geniale. Davvero una ricetta troppo stupida per credere che sia applicata in buona fede.

1 commento:

  1. «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione»...

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