lunedì 11 novembre 2013

Novembre, andiamo, è ora di scissioni

La confusione è grande sotto il cielo della politica italiana. Dunque ci possiamo fare tutti delle grasse risate, anche perché di serio si vede davvero poco. E se settembre è il tempo di migrar, novembre sembra diventato il tempo delle migrazioni politiche, delle scissioni. A destra, al centro, a sinistra. Mucchio selvaggio? O semplice ammucchiata di interessi e di denari? Tutti attendono la scissione nel Pdl, forzitalioti da un lato, balena grigia dall'altro. Nel nome del Divo Silvio e della lotta alle tasse (ma chi è che ha creato la sterminatrice Equitalia?), dall'altro chi si batte per la salvezza del governo Alfetta e per la servitù perenne nei confronti dell'Europa dei banchieri. Ma le liti da pollaio nel Pdl servono a nascondere i mal di pancia del Pd. Congressi gestiti dai signori delle tessere, riesumati da un passato che pareva sepolto defintivamente e non lo era; risse tra ras locali e nazionali; il bello di una fase congressuale che non prevede il dibbbbattito ma solo la conta. Le idee, nel Pd, non interessano, non si pesano, non si contano. Si contano le tessere e gli affaristi balzati sul carro renziano. Ed allora che si inventano i vecchi notabili accantonati? Ma la minaccia di scissione, naturalmente. Perché il compagno Epifani organizza, in Italia, un'iniziativa del Partito socialista europeo ed i vecchi democristiani confluiti nel Pd insorgono: "vogliamo morire Dc, non socialisti". Dunque minacciano di andarsene per confluire, anche loro, in quella balena grigia dove arriveranno le menti pensanti di Alfano (Nunzia, ovviamente), qualche reduce di Scelta Civica, Casini e i resti della sua armata che non fu mai gloriosa. Ed ora, eventualmente, anche i Fioroni di turno. Una grande ammucchiata, sino a quando i voti degli elettori non la ridimensioneranno, così come han fatto con il minipartito di Monti. Intanto a sinistra montano i malumori. Che c'entra la sinistra con Renzi? Nulla, ovviamente. Ma le esperienze di Ingroia e compagni spaventano gli ex comunisti. Movimentini nati e spariti nell'arco di pochi mesi. Perché rischiare? Soprattutto in vista di elezioni europee che condizionano tutti, con la soglia di sbarramento al 4%. E se questa maledetta percentuale blocca i sogni di gloria scissionista a sinistra, impone sogni di aggregazione a destra. Da soli, i vari gruppetti, non vanno da nessuna parte. Così provano a mettersi insieme i reduci dall'ultima disfatta elettorale. Le formazione dello zerovirgola. Progetto non proprio entusiasmante. Due zoppi non fanno un centometrista. E anche sommando gli zerovirgola elettorali con gli zerovirgolazero di movimenti nati per l'occasione, non si va da nessuna parte. Solite facce, soliti personaggi, soliti esempi di sconfitte continue. Così, in nome dell'unità dell'area, organizzano 3 convegni separati in due giorni. Tra veti, inclusioni inopportune, proclami, sogni di essere come il Fn francese o AD greca, come Jobbik o come gli austriaci. Sognare non costa nulla, soprattutto permette di inventarsi mega progetti con il grande patrimonio di An. Quel patrimonio che un non proprio disinteressato Gasparri consiglia di restituire allo Stato. Quel patrimonio che, utilizzato per iniziative diverse dalle serate in discoteca, permetterebbe di diventare protagonisti sulla scena politica. Con giornali credibili, radio, tv, social forum. Ma è troppo difficile mettere insieme primedonne isteriche e gelose dei minori insuccessi altrui. Meglio nel baratro tutti insieme, piuttosto che qualcuno ce la faccia e si trasformi in un leader credibile.

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