lunedì 2 dicembre 2013

Per Rossi (Toscana) Prato è un feudo cinese

Chi deve intervenire per metter fine alla libertà di tenere in schavitù i cinesi che lavorano, spesso in nero, nei tanti laboratori sparsi per tutta l'Italia? Ma Pechino, ovviamente. Almeno secondo il presidente della Regione Toscana. l'ennesimo esempio di sudditanza non solo psicologica ma ormai anche politica, culturale, persino amministrativa. Che l'Italia sia un Paese a sovranità limitata, non è certo una novità. Un ministro come Bonino, che promette interventi risolutivi nella vicenda dei marò in india e non combina nulla, che non combina nulla per salvare un italiano condannato ingiustamente negli Usa mentre la Cara Salma si affretta a concedere la grazia a qualunque americano condannato in Italia, un ministro che non combina nulla neppure per difendere, nella Londra che fa parte dell'Ue, una donna italiana a cui è stato rubato un figlio: da un ministro così, ci si può aspettare qualcosa? Solo che continui ad andare a Washington, New York, Tel Aviv e Francoforte a prendere ordini. Ma con la vicenda di Prato e con le dichiarazioni del governatore Rossi si superano anche questi limiti già indecenti. Cosa c'entra Pechino nel rispetto delle leggi italiane? L'Italia, per Rossi, è ormai tornata ai feudi, alle signorie. Prato sottoposta alla dominazione di Pechino, le banche a quella dei banchieri di Francoforte, le periferie delle grandi città affidate alle leggi degli zingari, le campagne del Sud gestite dagli immigrati africani. Cuius regio, eius religio. Ma invece della religione, si dovranno seguire le regole dei nuovi padroni. Dunque libertà di furto e di non mandare i bambini a scuola per chi vive nelle periferie, la sharia o l'animismo nelle campagne, l'usura nei quartieri dove operano le banche, la libertà di tenere schiavi nei quartieri cinesi. E, ovviamente, ogni eventuale intervento punitivo deve essere affidato ai governi di origine, sulla base dei loro criteri. Le leggi italiane, secondo Rossi, devono dunque valere solo per gli italiani. Costretti a fare i conti con vessazioni continue, con tasse assurde per consentire agli "ospiti" di non pagare e di adottare altre regole. La vedova dell'imprenditore che si è ucciso davanti ad Equitalia per disperazione a causa delle richieste esose, si è sentita rispondere che la legge è legge. Ed Equitalia, per legge, deve far arricchire il suo Befera. Gli italiani possono anche crepare, ma devono rispettare le leggi assurde che gli "ospiti" possono ignorare. E gli eroici controllori anti tasse del Nuovo centrodestra? Muti di fronte alla reintroduzione mascherata dell'Imu. Muti di fronte a Saccomanni che annuncia nuove tasse sulla casa. Ma per gli italiani, ovviamente. Per i cinesi bisognerà chiedere a Pechino.

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