martedì 30 dicembre 2014

Tsipras e' solo un'illusione

Il de profundis sulle illusioni di chi sogna una Grecia rivoluzionaria sotto la guida di Tsipras e Syriza,  l'ha pronunciato Juncker quando ha tranquillizzato i mercati assicurando che la Grecia rispetterà patti ed euro. Perché l'unico vero nemico di questa Europa, per Juncker, e' il partito di Alba Dorata. Dunque l'Europa degli sfruttatori e degli speculatori potrà dormire sonni tranquilli anche con un governo affidato a Tsipras. Che farà un po' di inevitabile scena, ma senza incidere realmente nel cancro delle politiche affamatrici decise a Bruxelles e Francoforte. Anche perché, aggiungono gli euro burocrati, Syriza dovrà trovare alleati per governare, dovrà annacquare le promesse, dovrà scendere a patti e compromessi. Non a caso gli uomini dell'euro speculazione sono già arrivati ad Atene, per trattare, per sopire, per indicare la strada alla sinistra che verrà. D'altronde non possono fare altrimenti. Se permettessero a Tsipras di mantenere le promesse fatte al popolo greco, immediatamente la ribellione contro l'austerità si allargherebbe a Madrid. E, magari, persino all'addormentata Italia. Salterebbe tutto, bisognerebbe ridisegnare un'Europa dei popoli al posto di quella degli speculatori e dei burocrati. Troppo rischioso. Per questo e' stata stroncata Alba Dorata, non disponibile a farsi indicare la strada da Draghi e Juncker. Meglio puntare su Syriza, su una sinistra fintamente rivoluzionaria ma realmente addomesticata. Poi si potrà anche concedere qualcosa ad Atene, persino su una simbolica riduzione del debito. Ma giusto per far scena, evitando di scatenare gli spagnoli o di disturbare il sonno profondo degli italiani. Che, tra una pennichella ed una profonda russata sono ancora alle prese con il fondamentale dilemma: Pippo Civati uscirà dal Pd e formerà un nuovo partito? Entrerà in Sel? Sarà il Tsipras italiano? Appunto, buonanotte

lunedì 29 dicembre 2014

Basta con le banalità natalizie

I luoghi comuni e le banalità sono ormai una costante del declinante giornalismo italiano. E sotto le feste natalizie si assiste al peggio del peggio. Una giovane carogna ammazza a Torino un'anziana per rubarle 15 euro? Ovvio che non possa mancare la giornalista pronta ad assicurare che l'assassino "e' dispiaciuto". Probabilmente dispiaciuto di essere stato arrestato. Non una parola sull'aggressione che, se non fosse finita con la morte dell'anziana donna, sarebbe stata normale, accettabile come tutti i reati commessi da chi proviene dai campi Rom. I No Tav bruciano i cavi dei binari per l'alta velocità?  Sono terroristi che mettono a repentaglio la vita di passeggeri che possono anche essere malati in attesa di trapianto (testuale). I Rom rubano i cavi ed i treni si fermano? Beh, e' diverso, bisogna capire, e' una cultura differente. Ma le banalità si sprecano anche sui clochard, sui barboni. "Tutti devono aiutarli, perché spesso sono persone che hanno perso il lavoro o che sono finite in mezzo ad una strada in conseguenza di una separazione o di un divorzio". Tutto vero, ma allora perché deve essere la carità privata a farsi carico delle puttanate pubbliche? Hanno perso il lavoro? Ma i giornalisti al servizio del burattino (e prima agli ordini della Fornero) non avevano tranquillizzato tutti sulla nuova efficienza delle strutture per il ricollocamento? Per il reimpiego?  Mica ci avranno ingannati? Ed i poveri in conseguenza di separazioni e divorzi, non saranno le vittime di leggi ingiuste e di magistrati altrettanto ingiusti che considerano un crimine (con un solo colpevole) la fine di un matrimonio? Chi ruba resta a casa, chi si separa perde la casa e finisce in mezzo ad una strada. Ma ci sono i buoni sentimenti dei privati che, a Natale, regalano un panettone ai padri separati che, negli altri 364 giorni, possono crepare di fame e di freddo, per la gioia dei servi di questa giustizia italiana a senso unico

martedì 23 dicembre 2014

La fantasia degli opposti estremismi

La fantasia al potere? Magari! Il potere, in Italia, e' totalmente privo di fantasia. Così, di fronte alla sacrosanta rabbia montante di un popolo sempre più povero e senza speranze, il potere non trova nulla di più fantasioso del solito ricorso agli opposti estremismi. D'altronde i giovani e gli adulti di oggi non hanno attraversato gli Anni 70, dunque si può riproporre il medesimo giochino spacciandolo per nuovo. Si prende un gruppetto di rivoluzionari da tastiera, si intercettano telefonate deliranti per più di un anno (tanto paghiamo noi) e poi, con un blitz, se ne arrestano 14 prima che marciassero su Roma guidati da un signore di 93 anni, che cammina con le stampelle. Pericolosissimi, certo. Perché, in 14, erano pronti a sovvertire l'Italia. Con attentati al presidente della Repubblica, a ministri, a Equitalia. Boom! Per contraltare non mancano gli attentati rossi ai treni, per provocare ritardi. Oddio, per i ritardi delle Ferrovie bastavano gli attuali dirigenti, ma la rivoluzione non conosce i pendolari. Persino nella scelta delle sigle la fantasia non abbonda. Per i "neri" e' stata ideata una "Avanguardia ordinovista". Nientepopodimeno.. Mancava solo un riferimento a Europa Civiltà o a Jeune Europe e c'erano tutti. Ma c'era anche un documento con una nuova costituzione. Oddio, sarebbe bastato riprendere la Carta del Carnaro, renderla più attuale eliminando i termini difficili ed utilizzano solo le 400 parole che capiscono gli italiani, e si faceva bella figura. L'importante è dare l'idea del pericolo mortale per la nazione. La necessità di affidarsi al burattino ed ai suoi padroni. Purtroppo anche questa volta l'Italia abboccherà.

venerdì 19 dicembre 2014

Falce e carrello, le coop rosse tra buchi e sfruttamento dei clandestini

"Falce e carrello" si intitolava un libro che non era piaciuto alla sinistra giudiziaria italiana. L'aveva scritto un concorrente delle Coop che operano nel settore della grande distribuzione organizzata (Gdo). Poteva essere di parte, ma denunciava comunque malaffare e favoritismi di cui godevano le cooperative rosse. Ovviamente il libro venne condannato al rogo dalla dis informazione di questo regime. Menzogne, accuse immotivate, attacchi inaccettabili. Come si è visto nella vicenda di mafia capitale. O come si vede nelle vicende delle coop di Friuli e Venezia Giulia. Buchi da milioni e milioni di euro, risparmi di lavoratori e pensionati a rischio. Perché? Perché - come ha raccontato l'ottimo Porro - alle coop e' stato concesso ciò che è vietato a tutti gli altri: il diritto di raccogliere soldi come se la coop fosse una banca, senza alcun permesso e, soprattutto, senza alcuna garanzia per i risparmiatori. Persino la Banca d'Italia aveva, timidamente, protestato contro questa raccolta. Ma il governo dei burattini poteva intervenire quando un suo ministro arriva proprio dai vertici del mondo delle coop? Certo che no. E infatti non è intervenuto. E la compagna presidente della Regione Friuli Venezia Giulia? Lei come Marino: non si accorgevano di nulla, quando si trattava di cooperative. Non vedo, non sento e, soprattutto, non intervengo. Si arrangino i risparmiatori che si son fidati. O magari, se si scopre che han votato per la presidente, ci sarà un bel provvedimento per far pagare a tutti i cittadini-sudditi i buchi delle cooperative. Falce e carrello? Forse non più. Ma solo perché la falce e' stata sostituita dalla speculazione finanziaria

giovedì 18 dicembre 2014

L'inutile appello della Meloni a un mondo disgustato

"Non ci son soldi ed i militanti non sono molti, e' indispensabile collaborare". Questo, in pratica, l'appello lanciato da Giorgia Meloni per tentare di uscire dal cul de sac in cui, lei per prima, ha infilato Fardelli d'Italia. Ma quando si lancia un appello di questo tipo, si avrebbe almeno il dovere dell'onestà. E quel "non ci son soldi", non è onesto. La frase corretta doveva essere diversa: "non ci son PIÙ soldi". C'è una notevole differenza. Perché i soldi c'erano, e molti. Ma la classe dirigente di An prima, del Pdl poi e di Fdi in ultimo, li ha divorati, li ha fatti sparire. Senza alcun effetto positivo in politica, come evidenziano i risultati elettorali. Prima, quando i soldi c'erano, i militanti non contavano nulla, contava solo la classe dirigente di colonnelli e caporali di giornata. Ora che i soldi non ci son più, scatta l'appello a militanti, ad intellettuali d'area. Quelli ignorati quando una gestione ignobile ha affossato il Secolo d'Italia? Quelli ignorati quando i membri del cda Rai in quota destre varie promuovevano veline e amici loro? Quelli ignorati da assessori regionali e comunali quando si trattava di nominare membri dei cda di fondazioni, di musei, di teatri, di enti culturali di ogni tipo? E quando il Secolo e' passato dalla carta al web, a chi si è rivolta la classe dirigente ora tanto attenta a militanti ed intellettuali? A Italo Bocchino. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Beh, non di tutti. Di quei pochissimi che sanno ancora che il Secolo esiste. E il caso Aledanno? Fatti suoi e della magistratura se era o non era legato a gente al di sotto di ogni sospetto. Ma Aledanno era stato accolto, con tutti gli onori, in Fdi, dopo aver fallito come sindaco di Roma, dopo aver fallito ancora di più come politico di "area". Qualcuno, nella classe dirigente di Fdi, ricordava le dichiarazioni da sindaco di Aledanno in merito a tutte le questioni "sensibili" per l'area? Posizioni legittime, ma solo sue. E allora perché riprenderlo? Decisioni di vertice, come sempre. Solo ora, di fronte al disastro, ci si ricorda della base. Un po' tardi. Forse, però, sarebbe possibile un bel gesto per conquistare un briciolo di credibilità: utilizzare l'enorme patrimonio della Fondazione An per far politica. Ma loro, quelli della classe dirigente, quel patrimonio non lo toccano. Han fatto finta di mettere a disposizione 1 milione per progetti politici. I progetti sono arrivati, il milione no. Con la scusa che lo statuto della fondazione era complicato. Ma chi l'ha redatto? Certo non quei militanti che oggi, solo oggi, sono invitati a collaborare. Gratis, s'intende..

martedì 16 dicembre 2014

Lo Stato punisce chi aiuta gli altri

La vicenda del bimbo siciliano strangolato pare sia stata risolta con l'arresto della madre. Il mostro e' in prima pagina ed i media son contenti. Soprattutto perché il massacro mediatico della possibile assassina ha fatto dimenticare l'ignobile livello giornalistico che ha accompagnato le prime fasi dell'indagine. Invece val la pena di ricordare le stupide domande retoriche che hanno accompagnato il ritrovamento del piccolo da parte di un cacciatore. "Come faceva, il cacciatore, ad immaginare che il bambino fosse proprio li'?". Nessuna accusa diretta, ovviamente. Meglio evitare querele. Ma il dubbio veniva insinuato. Il bimbo era sicuramente stato violentato (falso), dunque l'assassino era per forza un uomo. E, guarda caso, il cacciatore e' un uomo. Non importava a nessuno che il poveruomo avesse un alibi a prova di bomba, che fosse in un altro paese al momento della scomparsa del piccolo. Doveva essere coinvolto, in qualche modo. Bisognava far convergere su di lui i sospetti, le insinuazioni, i dubbi. E quando è stato iscritto sul registro degli indagati, i media hanno gongolato: il cerchio si stringeva. Poi le indagini han preso un'altra direzione ed allora è stato meglio far dimenticare la gogna mediatica precedente. Giornalismo spazzatura, ma non solo. Perché il cacciatore, colpevole solo di essersi messo ad aiutare nelle ricerche, si è ritrovato indagato, costretto a pagare un avvocato, con l'auto sequestrata per farla analizzare. In questo caso la colpa non è degli inquirenti, ma del legislatore cialtrone. Un legislatore che dimostra il disprezzo verso i sudditi, che evidenzia come lo Stato sia in guerra contro il popolo schiavo. I magistrati hanno compiuto atti dovuti, la ricerca della verità e del colpevole comporta anche il sequestro dell'auto e l'iscrizione tra gli indagati. Va bene. Ma perché, una volta dimostrato che questo signore era del tutto estraneo alla vicenda, non viene rimborsato? Perché deve pagare lui l'avvocato? Perché non viene risarcito per il sequestro dell'auto? Queste sono le conseguenze per aver aiutato nelle ricerche, per aver collaborato, per essersi messo a disposizione. La prossima volta quanta gente avrà ancora voglia di impegnarsi, sapendo che rischia di pagare a caro prezzo ogni aiuto? E' inutile che i rappresentanti dello Stato si lamentino sempre dell'omertà, della scarsa collaborazione dei cittadini, quando è proprio questo Stato a punire i cittadini che collaborano. E' scomparso un bambino? Lo cerchino carabinieri e poliziotti. Una ragazzina viene stuprata? Una anziana viene scippata? Meglio far finta di nulla. Anche una telefonata per chiedere aiuto può trasformarsi in costi, problemi, perdite di tempo. Forse è proprio quello che vuole questo Stato: cittadini indifferenti ed isolati, perché l'unione fa la forza e la forza di un popolo e' sempre pericolosa.

sabato 13 dicembre 2014

Crolla la produzione industriale, l'export e' un bluff, il burattino mente ancora

Da un lato le buffonate del burattino, le menzogne a raffica trasformate in false verità da giornalisti di servizio. Dall'altra i dati di realtà, sempre opposti rispetto ai proclami del governo e dei suoi accoliti. "Stiamo uscendo dalla crisi", avevano assicurato Padoan, il burattino e le renzine. E infatti la produzione industriale cala ancora è precipita ai livelli di 30 anni or sono. "Riduciamo le tasse", e arrivano nuovi balzelli e folli incrementi delle tariffe. "Il turismo e' in ripresa", e perdiamo quote di mercato perché la crescita del turismo nel mondo e' nettamente superiore agli zero virgola italiani. "Già, ma abbiamo l'export che vola", e vola così tanto che abbiamo perso due posizioni nella classifica dei Paesi esportatori. "Rilanceremo l'occupazione", e le previsioni per il 2015 indicano un ulteriore aumento dei disoccupati. Ma di fronte a questo fallimento totale, di fronte alla mancanza di prospettive credibili, questa banda di incapaci assicura che si proseguirà con il rigore. Ce lo ordinano gli euro cialtroni. E noi eseguiamo. Quando il pessimo Juncker sottolinea come gli euro cialtroni abbiano risparmiato all'Italia sanzioni più pesanti solo per carità e faziosità politica a favore del burattino, in realtà ha ragione. I risultati del governo italiano sono fallimentari. E continueranno ad esserlo, proseguendo con la politica del rigore. Ma questo, Juncker, mica lo dice. Intanto, per far contente le cooperative, i soldi degli italiani continuano a finire nei campi Rom o nei centri di accoglienza per clandestini. Intanto i pensionati italiani continuano ad impoverirsi. E con la logica del risparmio, si spediscono le atlete dello sci a disputare gare di Coppa del Mondo facendole arrivare in hotel a tarda sera, con sveglia all'alba, mentre le avversarie sono sul posto da tempo, per allenarsi e conoscere le piste. Non si può pretendere che Padoan conosca il soft power, ma allora è meglio ritirare le squadre, rinunciare alle manifestazioni sportive e rassegnarsi al ruolo di morti di fame dell'Europa.

giovedì 11 dicembre 2014

La Cara Salma, dai carri di Budapest alla macelleria sociale italiana

Bisogna saper uscire di scena. Ma, evidentemente, la Cara Salma non ha mai ascoltato Aznavour. Così, dopo i danni del passato e dopo un periodo di ibernazione, e' tornato ad esternare prima del patetico annuncio con cui se ne andrà a casa. E che esternazioni! Ha spiegato, l'uscente, che gli italiani non hanno il diritto di avere posizioni anti politica. Ed è giusto, considerando l'altissimo livello della politica italiana. Così come e' giusto vietare agli italiani il diritto di essere scettici nei confronti di un'Europa di burocrati, di banchieri e di speculatori. Allineati e coperti, se no la Cara Salma manda i carri armati. Forse non si è accorto che l'Ungheria del '56, quando Napo si entusiasmo'  per i carri sovietici a Budapest, e' ormai lontana. Ma la cattiva abitudine di fare proclami non l'ha persa. Non è propriamente corretto, per un presidente della Repubblica, mettersi a criticare gli avversari politici. Forse si è scordato che il suo dovrebbe essere un ruolo super partes. Invece, da troppo tempo, dimostra di essere di parte. E non dalla parte degli italiani. Certo, può contare su una dis informazione indecente, che trasforma in parole d'ordine qualsiasi esternazione di un potere malato. Una dis informazione che non si era accorta del marcio romano, ma che pontifica sul disgusto degli italiani. Una dis informazione che non spiega alla Cara Salma qual è il suo ruolo e che il padrone d'Italia non dovrebbe essere un burocrate di Bruxelles. Macché. Tutti entusiasti perché Napo attacca le opposizioni, perché difende l'indifendibile, perché si schiera dalla parte della macelleria sociale. Schiacciamo gli ungheresi! Nel nome del Soviet supremo! Schiacciamo gli italiani, in nome della speculazione internazionale. Per fortuna che sta per uscire di scena

martedì 9 dicembre 2014

Idioti o criminali, i politici della cupola romana?

E' meglio criminali o imbecilli? La domanda e' inevitabile di fronte allo schifo di Roma capitale della cupola mafiosa e non più del Cupolone. Sapevano, i politici, o erano semplici marionette manovrate da criminali senza troppi scrupoli? Che l'immigrazione e le emergenze fossero un grande business non potevano ignorarlo. E' stato detto e ridetto, spiegato e ribadito. Ma allora la follia del Mare Nostrum e' prova di imbecillità o di criminalità? Si fanno arrivate centinaia di migliaia di disperati per sfruttarli con lavori in nero e sottopagati, per emarginare e ricattare i lavoratori italiani, per garantire rendite "superiori a quelle dello spaccio di droga" alle cooperative rosse e bianche, ma poi si finge di meravigliarsi, di stupirsi. Carlo Verdone prova una spiegazione, notando l'infimo livello della classe politica attuale. Come ci si può affidare a un sindaco come Marino che mente a proposito di una Panda e continua a mentire sui rapporti con il boss della cooperativa rossa che speculava sugli immigrati? Come ci si può affidare ad un ministro che afferma di avere rapporti con il boss perché, a parte un omicidio, gli sembrava una brava persona? D'altronde chi non ha ammazzato almeno un amico, ai giorni nostri? E come si è potuto affidare la politica della destra a uno come Aledanno? Incapace, al di la' dell'onestà o disonestà. Uno che ha sprecato l'occasione storica di guidare la capitale, uno che si è rivolto agli amici più inetti, meno preparati. Uno che ha rinnegato le sue idee ed il suo passato per essere "promosso ed accettato" dagli avversari. Che, giustamente, l'hanno subito scaricato quando non è stato più utile per i loro affari. Ed uno così e' stato ripresentato? Ricandidato? Gli elettori l'hanno bocciato, ma la sua sconfitta e' stata anche la sconfitta di chi se l'e' ripreso invece di rottamarlo e di cancellarlo dalla memoria stessa. Ma ora, gli stessi, vorrebbero fare i moralizzatori. Spacciando il bugiardo Marino per un argine al malaffare, spacciando Aledanno per uno sprovveduto rovinato da amici imprudenti. Il modo migliore per continuare a non essere credibili, per condannarsi a non avere speranze. Ma, forse, un affaruccio con i soliti amici riusciranno a farlo.

martedì 2 dicembre 2014

Il falso pietismo per gli zingari

Di fronte alle sacrosante proteste degli italiani alle prese con la povertà e con la delinquenza delle periferie, gli opinionisti ed i conduttori politicamente corretti hanno iniziato la campagna di dis informazione a favore degli zingari. Con tanto di foto del presidente della Regione Toscana insieme agli amici Rom. Non devono essere amici suoi, invece, i toscani di Carrara, abbandonati tra alluvione e argini di polistirolo. Ma già, sono italiani, mica hanno diritti. Solo doveri. Loro, i politici e gli opinionisti politicamente corretti, oltre ai disinformatori di professione, non hanno capito che, in fondo, basterebbe poco per evitare i conflitti. Basterebbe far rispettare la legge nel medesimo modo. O, se preferiscono, nel non applicarla ma sempre nel medesimo modo. Invece no. Gli ospiti, mai invitati, hanno i diritti, gli italiani hanno i doveri. Se una famiglia italiana non manda i bambini alla scuola dell'obbligo, si ritrova senza figli per l'intervento dei servizi sociali. Se una famiglia di zingari non manda i figli alla scuola dell'obbligo, non succede nulla, perché per loro l'obbligo non significa nulla. Se un minore italiano ruba, o lancia i sassi contro le vetture in autostrada, finisce in comunità. E magari in carcere minorile. Se il reato lo commette uno zingaro, non succede nulla: un invito a continuare. L'accattonaggio con l'utilizzo di minori? Da galera per gli italiani, permesso agli ospiti. L'inquinamento ambientale per aver bruciato i cavi rubati per ricavare il rame? Praticato senza conseguenze penali nei campi Rom. Le tasse? Una brutta abitudine riservata agli italiani. Così come il pagamento di bollette per luce e gas. E ci si stupisce se le periferie esplodono? Nessun intervento contro furti e borseggi e qualche anima bella giustifica tutto con il rispetto di una cultura diversa dalla nostra. Peccato che pretendano di applicarla alle nostre case, al nostro portafoglio. Ma se la mia cultura prevede il rifiuto di pagare le tasse, Equitalia si adegua? Eppure si potrebbe cambiare. Esperimenti per l'inserimento attraverso il rispetto delle regole hanno funzionato, ad esempio a Settimo Torinese. Ma è meglio non farlo sapere in giro. Se no l'esercito di mantenuti italiani che fingono di lavorare con gli zingari perde la montagna di soldi pubblici. E i troppi zingari che preferiscono L'accattonaggio e il furto si troverebbero obbligati a lavorare.

lunedì 1 dicembre 2014

Grillo stanchino? No, disgustato. Dai grillini

Grillo e' un po' stanchino? E come potrebbe essere diversamente, con la banda di parlamentari che si ritrova? Dei nessuno che si sono montati la testa, dei caporali di giornata che si son creduti Napoelone. Privi di idee ma sempre pronti a criticare chi li ha fatti arrivare alla Camera e al Senato. Incapaci di comprendere le intuizioni di Grillo, come nel caso dei provvedimenti per arginare l'invasione di clandestini. Ma loro, i grillini napoleonici, sanno fare da soli. Come si è visto in Emilia Romagna o in Calabria. Il guru sta a casa e loro crollano. Cosa potrebbe volere di più il burattino? La disoccupazione italiana raggiunge i livelli record di sempre, dal 1861, ma i grillini si guardano bene dall'indignarsi per le politiche fallimentari di questo governo. Al contrario, preferiscono l'onanismo intellettuale sul direttorio e pensano già a qualche accordo con il burattino e le renzine. Di fronte a questa gente il povero Grillo potrebbe non sentirsi "stanchino"? Davvero credono di recuperare il terreno perduto a colpi di accordi da macelleria sociale? Con il politicamente corretto? Certo, possono sempre sperare nel gioco all'auto massacro di Berlu. Che incurante di tutto e tutti propone Amato come presidente della Repubblica il sostituzione della Cara Salma pronta a dare l'annuncio strappa lacrime nel pietoso discorso di fine anno. Amato? Quello del furto nei conti correnti degli italiani? Quello che, nel PSI, non si era accorto delle tangenti pur stando ai vertici del partito? Quello che ha mandato alle stelle il debito pubblico? Quello con le super iper pensioni? Un candidato ideale per metter fine, definitivamente, all'avventura politica di chi lo propone. Magari in cambio di favori personali.  Che, a tutti gli altri italiani, interessano davvero poco. Ma i grillini non possono illudersi che il tracollo di Forza Italia porti ad un travaso di voti verso di loro, inciuciati con il burattino. E' vero che anche Berlu e' diventato un renzino, forse per star vicino alle renzine, ma non basta per fregare ancora una volta gli elettori.

giovedì 27 novembre 2014

Quale squadra per Salvini?

Povero Berlu: si lancia in un'ardita metafora calcistica e nessuno lo capisce. Anzi, si ritrova con l'aspirante allenatrice Ravetto che spiega che la strategia e' prematura "perché non siamo al 90* minuto".  Un genio, e poi ci si chiede perché si perdono le partite. Con decisioni a fine gara, e' difficile vincere. Ma è tutta l'impostazione a non funzionare. Berlu sostiene che Salvini sarebbe un grande bomber, ma gli servirebbe una squadra. Composta da chi? Da Berlu in regia, ovvio. E poi? Pascale in porta? Ravetto all'ala? Verdini stopper e Rossi in mediana? E di questa gente, cosa dovrebbe farsene Salvini? Farsi dettare una linea politica a sostegno del burattino come fa Forza Italia? Si son visti i brillanti risultati. La Lega cresce perché fa esattamente l'opposto di quanto fa il cerchio magico intorno a Berlu. E non a caso il giornale della famiglia Berlu ha subito attaccato la Lega, ipotizzando finanziamenti russi. Forse è un problema di gelosia. I rapporti con Putin andavano bene quando li teneva Berlu. Vanno malissimo se li viene la Lega. Squallido sciacallaggio che rende difficili alleanze ed accordi. Poi, indubbiamente, Feltri ha ragione quando sostiene che Salvini e la Lega continuano ad avere difficoltà a sud della Linea Gotica. E che, quindi, serve un'alleanza più vasta. Ma con chi? Con quelli che sostengono il burattino? Che hanno come unico obiettivo la salvaguardia di Mediaset? Che si occupano solo dei processi del capo e, in cambio, son pronti a votare qualsiasi provvedimento affossaItalia? D'accordo, Salvini non ha ancora una squadra in grado di governare. Ma una squadra vincente e competente non può essere quella con Pascale, Rossi, Verdini, Ravetto etc. Meglio crearla dal nulla, piuttosto di affidarsi a questa gente. Perché il burattino si è affidato ad incompetenti allo sbaraglio, ma solo perché le strategie le decidono altri, da Serra ai finanzieri vari, sino al Farinetti di turno. E allora si può anche mettere la Boschi a ripetere la lezione imparata a memoria. Almeno la Boschi non avrebbe mai detto che le strategie si decidono dopo la partita..

lunedì 24 novembre 2014

Il burattino cancella gli elettori e trionfa

Emilia Romagna e Calabria al Pd: un nuovo trionfo per il burattino. E l'astensione da record anche nella rossa Emilia Romagna non deve trarre in inganno. Perché è proprio questo che evidenzia il trionfo. A lui, il burattino, non interessano i voti, la democrazia, la partecipazione. Anzi, meno siamo e più vince. Lui decide quello che gli viene ordinato e meno confronti ha, meglio sta. Non vuole i partitini e non vuole neppure gli elettori. Dunque benissimo così, con urne vuote e pieno di poteri. Il problema e' degli avversari, incapaci di intercettare la rabbia, la delusione, la disaffezione di gente rassegnata. I 20-30 punti in meno nell'affluenza dovevano consentire un recupero al centrodestra ed alla sinistra "vera". Invece nulla. L'unica novità reale, ma attesa, e' il successo della Lega di Salvini che annienta Forza Italia in Emilia. Più che doppiata, la formazione di Berlusconi. D'altronde se la politica di Berlu e' quella di fare lo zerbino del burattino in cambio di favori giudiziari e per Mediaset, perché mai un cittadino qualunque, che non ha azioni Mediaset, dovrebbe votare?  E Fratelli d'Italia? Annientati in Emilia, al di sotto del mortificante 2%. Credibilità di Giorgia Meloni a nord del Grande raccordo anulare? Sotto il 2%, appunto. Non è che a sinistra sia andata molto meglio. La lista che si ispira a Tsipras non arriva al 4% in Emilia ma fa molto peggio in Calabria. Non proprio una grande spinta per una scissione dal Pd dell'area di Civati. In caduta libera i grillini, irrilevante Ncd. I dati emiliani, se confermati a livello nazionale, escluderebbero Fdi dal Parlamento anche con lo sbarramento minimo al 3%. Andrebbe poco meglio a Ncd, al di sotto della soglia in Emilia ma al di sopra in Calabria. Mentre Fdi resta sotto anche in Calabria. Ed ora? Il burattino può continuare a fare i disastri soliti. Con lui il Pd vince ovunque e se gli italiani non partecipano, peggio per loro. Non sono i disertori a vincere le guerre. Peccato che la diserzione stia diventando un fenomeno non solo elettorale. Non si ricostruisce un Paese sulla rinuncia e sulla rassegnazione. La diserzione non è sintomo di ottimismo e di fiducia. E le opposizioni? Per la Lega e' il momento di consolidarsi con proposte e strutture adeguate. Per Fi e' l'ora di capire se proseguire nel suicidio politico in cambio di un punto percentuale in più in Borsa per le società di Berlu. Per Fdi si tratta di decidere cosa fare, se essere un partito nazionale o solo romano. E per Tsipras si tratta di convincere Civati ad abbandonare il Pd del burattino e a tentare l'avventura. Ma senza penalizzare sempre gli italiani più poveri per pensare solo al sostegno politicamente corretto a Rom e clandestini.

giovedì 20 novembre 2014

Eternit: prescrizione in nome del burattino

Perché stupirsi della richiesta di prescrizione per le migliaia di morti da amianto alla Eternit? Il prossimo processo avrebbe riguardato i morti per amianto alla Olivetti dell'era di De Benedetti, dunque meglio portarsi avanti e chiarire subito che il processo e' inutile. Dunque meglio non farlo neanche, così si risparmiano tempo e denari. E poi, in fondo, si rispetta la linea indicata da sua nullità il burattino: i lavoratori italiani non hanno più diritti, quindi possono crepare per amianto o morire di fame per mancanza di lavoro. Bisogna essere moderni, basta con le tutele. E se, fastidiosi come sono, non vogliono crepare per infortuni sul lavoro o morire di fame, possono sempre emigrare. Non sarà mica un caso che la richiesta di prescrizione per la Eternit segua la farsa della decisione della cassazione sui morti nella rogo della ThyssenKrupp a Torino. Suvvia, signori, son cose che succedono. Uno pretende di lavorare, magari vuole persino essere pagato per la sua attività, e poi vorrebbe pure che il donatore di lavoro investisse pure sulla sicurezza? Ma dove credono di vivere? Non sanno che Serra, il finanziatore del burattino, aborre i diritti di chi lavora (e aborre pure chi lavora al di fuori della City di Londra)? E se non piacciono al finanziatore, non piacciono neppure al finanziato. La giustizia si adeguerà, se no il burattino taglia le ferie. Invece, quando i magistrati si comportano bene e rispettano i voleri di sua nullità, dal burattino e dalla sua corte possono arrivare le consuete considerazioni politicamente corrette sul dovere di rispettare il lavoro dei giudici e le loro sentenze. Rispettare il diritto alla vita delle migliaia di lavoratori morti per amianto? Beh, questo no. Non esageriamo. Il diritto alla vita di chi lavora e' un retaggio del passato, deve essere rottamato, come i lavoratori stessi. E poi alla City l'amianto non c'è. Chiedere al finanziatore Serra per conferma.

lunedì 17 novembre 2014

Per non smorzare la rabbia delle periferie

Tutti impegnati a spegnere i fuochi delle periferie, la rabbia degli italiani massacrati dalle leggi e da Equitalia, a vantaggio di Rom ed extracomunitari vari. Per i quali, ovviamente, le leggi vanno interpretate ed Equitalia deve restare lontana perché se no si parla di razzismo. Anche il Papa ha invitato all'incontro invece che allo scontro. In fondo non sarebbe neppure difficile arrivare ad un incontro. Basterebbe che le case popolari, realizzate con i soldi delle tasse degli italiani , finissero agli italiani. Basterebbe che le regole imposte agli italiani venissero imposte anche ai Rom. Basterebbe che l'acqua e la luce venissero pagate anche dagli ospiti non invitati e che il costo non venisse scaricato sugli italiani. Troppo difficile? Troppo giusto? E allora via al piagnisteo, alla demagogia, alla mistificazione. Storyelling.. Si narrano, sui giornali, storie fasulle di poveri profughi da un'Etiopia squassata da guerre e massacri. Quella stessa Etiopia dove gli italiani possono tranquillamente andare a fare i turisti, perché la guerra non c'è. Ma i giornalisti italiani non lo sanno, o fingono di non saperlo. E la fame? In Italia non esiste e gli anziani che frugano nei cassonetti dell'immondizia alla ricerca di cibo, lo fanno solo per mettere in cattiva luce il governo. Ma se non bastano i media bugiardi, allora si ricorre alle manifestazioni organizzate da Aledanno e dai suoi compari. Ovviamente la gente vera delle periferie non partecipa ed i giornalisti possono raccontare che la protesta e' finita. Altra soluzione? Lasciare che la rabbia si plachi da sola, tra la promessa di un più frequente passaggio del camion dei rifiuti o quella dell'inaugurazione di un campo di calcetto. Si può reagire? Si', si può. Basterebbe filmare la realtà e metterla poi in rete. Gli ospiti dei centri di accoglienza si comportano male? Vanno filmati ed i filmati devono essere resi pubblici. Controllo capillare e contro informazione puntuale. Smascherando le menzogne di guerre che non ci sono o di una ricchezza italiana che non esiste più. Informarsi e condividere. La verità contro le menzogne di Stato e dei politicamente corretti. Serve un po' più di impegno e di cervello rispetto alle solite proteste senza costrutto. Ma con l'impegno ed il cervello si possono ottenere risultati

giovedì 13 novembre 2014

Morti e disastri, non per il maltempo ma per i tagli

La pioggia di novembre non è certo una sorpresa. Le mezze stagioni ci sono ancora e sono pure piovose. Quello che è cambiato e' l'effetto che accompagna queste piogge. Disastri ovunque, al mare ed in montagna, in collina ed ai laghi, in campagna ed in città. Nei territori amministrati dalla sinistra del burattino ed in quelli che hanno come amministratori i berluscones, guidati dalla sinistra ambientalista o da qualche forma di destra. Piove, governo ladro. Non si va mai al di la' del solito slogan. Ed  è vero che gli ultimi governi, in nome dei tagli voluti dall'Europa, hanno ignorato i problemi dei territori. Ma il problema risale a molto tempo prima. Si sono cementificate le coste della Liguria per speculare sul boom economico, si sono spogliate le montagne per avere a disposizione manodopera in abbondanza ed a basso costo. Si sono cancellati i prati nelle città per far contenti gli speculatori edili ed i loro sodali politici, si sono tombati i fiumi. Ed ora, inevitabilmente, si pagano gli errori commessi. Perché il cemento assorbe meno l'acqua rispetto al terreno, perché sulla montagna abbandonata crescono i boschi ma spariscono le canalizzazioni per l'acqua. In nome del risparmio si pensava che l'idea vincente fosse quella di chiudere le scuole di montagna, togliere i servizi, eliminare la popolazione e mandare ogni tanto 4 forestali a sistemare il territorio. Non è andata così. Ed i costi che si pagano per i danni della mancata manutenzione, sono immensamente superiori a quelli che sarebbero serviti per favorire la sopravvivenza delle popolazioni nei paesini più sperduti e, proprio per questo, più utili per la salvaguardia dell'ambiente. Le lezioni, però, non servono. Si continua a sbagliare in nome del risparmio. E il governo dei burattini concede cifre irrisorie per pagare i danni. Con ulteriori abbandoni, ulteriori disastri, altri morti, altre economie distrutte. Non basterà, per salvarci, un sorriso della renzina di turno.

mercoledì 12 novembre 2014

Da Roma a Carrara, sindaci che disprezzano i sudditi

Non è fondamentale sapere se sottoMarino, il pessimo sindaco di Roma, ha mentito o meno sulla vicenda dei permessi per la sua auto. Non è fondamentale sapere se il sindaco di Carrara avesse idea che l'argine realizzato era stato costruito con il polistirolo. Ciò che conta davvero e' la dimostrazione di disprezzo nei confronti dei loro sudditi. Quelli che, a Roma, devono pagare cifre folli per entrare nel centro dove sottoMarino entra comunque, cono senza permessi. Giusto, e' il sindaco, e' ovvio che debba poter entrare ogni volta che serve.  Sarebbe pura demagogia accostare il diritto di un sindaco, che in centro deve andare per amministrare, e quello di qualche signora che vuole solo far shopping. E allora dove sta la scorrettezza del sindaco? Sta nella sua demagogia. Quella che ha utilizzato per farsi fotografare in bici, con tanto di scorta e caschetto politicamente corretto. Tutta scena e niente sostanza. Perché il sindaco sottoMarino e ciclista utilizza l'auto come un qualunque sindaco non ambientalista. Nulla di male, se non fosse per la pagliacciata mediatica. Ma si sa, si utilizzano i media per crearsi un'immagine e poi si prendono per i fondelli i sudditi dimenticando tutte le bandate il giorno dopo. E a Carrara? Una esponente grillina scopre che l'argine che avrebbe dovuto proteggere la città e' stato realizzato con il polistirolo ricoperto da un leggero straterello di cemento. Un argine che, ovviamente, ha ceduto prima ancora che ci si accorgesse della pioggia. Ma di fronte alla sacrosanta rabbia dei sudditi, il primo cittadino chiarisce di non sentirsi responsabile. Tanto chi mai lo toccherà?  La colpa sarà di Giove Pluvio o  della sfortuna. Mai degli amministratori che risparmiano sul materiale, sperando in una siccità perenne. Se i tombini non vengono puliti, se le strade sono una groviera, se i ponti crollano, la colpa non è mai dei sindaci. Tutt'al più dei sudditi. Da castigare con nuove tasse per pagare gli interventi dopo i disastri.

martedì 11 novembre 2014

Produzione in caduta, illusioni svanite. Ma non ditelo al burattino

Moodys e' scettica sul futuro dell'economia italiana e tutti fingono di preoccuparsi per i giudizi dell'agenzia di rating. Mentre dovrebbero preoccuparsi molto di più per i dati dell'Istat sulla produzione industriale italiana. O anche per le dichiarazioni del direttore della sede torinese di Bankitalia. Secondo cui le speranze di ripresa evidenziate prima dell'estate erano legate a promesse che non sono state mantenute. E le speranze sono svanite. Invece si preferisce far finta di nulla. Perché sono questi dati che inchiodano il burattino e la sua banda alle loro gravissime responsabilità. Dunque, la produzione industriale, nonostante le promesse, le assicurazioni, le chiacchiere infinite del burattino, e' precipitata ai livelli degli Anni 90. E non poteva essere diversamente. Perché i consumi interni non sono ripartiti nonostante gli 80 euro. Che verranno divorati dalle nuove tasse decise dalle Regioni per fronteggiare i tagli imposti dal burattino. Addizionali Irpef, aumenti del bollo auto: Chiamparino, in Piemonte, ha aperto la strada, gli altri seguiranno. E qualcuno pensa che questo favorirà la ripresa dei consumi delle famiglie?  Ma se il mercato interno resta bloccato, anche le speranze sul fronte export si riducono. Grazie alla genialata delle sanzioni contro Mosca, ma non solo. Frena il Brasile, frena il Sudafrica, frena anche la Cina. E le imprese italiane, che affrontano la crisi tagliando occupazione di qualità (perché più costosa) e rinunciando agli investimenti, si ritrovano sempre più emarginate e sempre meno competitive. Idee alternative della banda del burattino? Non pervenute. Strano che non bastino i sorrisi delle renzine o le bugie di Padoan per rilanciare l'Italia. Strano che non bastino legioni di giornalisti che incensano il premier. E cosa vuole di più questa Italia? Un lucano? Mica può illudersi che da questo governo arrivino idee per un rilancio dell'economia. Le uniche sono quelle del finanziatore del burattino: ridurre gli stipendi, vietare gli scioperi, tagliare i diritti. Non è chiaro chi, a quel punto, sarebbe ancora in grado di acquistare la produzione industriale italiana. Il burattino, le renzine, gli speculatori. Troppo pochi per rilanciare il mercato interno.

lunedì 10 novembre 2014

La Padania affossata da chi si lamenta ma non paga

Dopo l'Unita' ed Europa, anche la Padania chiude. E aveva chiuso anche il Secolo d'Italia. E pure Linea. I giornali di partito non riescono a sopravvivere. Certo, i tagli dei finanziamenti all'editoria sono stati determinanti, ma il vero problema e' che mancavano i lettori. Non ha senso mantenere - a spese pubbliche - giornali che non si leggono. Perché il pluralismo e' una gran bella cosa, ma non significa limitarsi a pubblicare tesi diverse: occorrerebbe che qualcuno le leggesse, queste tesi. Non era più così. In alcuni casi la responsabilità era dei partiti che investivano poco. La stessa situazione che caratterizza buona parte dell'imprenditoria italiana: si preferiscono i tagli agli investimenti e poi ci si stupisce se la qualità crolla ed i clienti fuggono. Ma nel caso dei giornali esiste anche una grande, grandissima responsabilità degli elettori. Che si lamentano, protestano, si indignano, ma poi evitano accuratamente di metter mano al portafoglio per tirar fuori 1 euro o 1 euro e qualcosa per acquistare un quotidiano che spieghi il perché ed il percome di certe scelte, di certe posizioni. Che spieghi le porcate di un governo che gode dell'appoggio dei grandi media al servizio dei poteri forti. I. O compagni dell'ex Pci non compravano più l'Unita', ma i banchieri e gli industriali che appoggiano il burattino han tirato fuori mille euro a cranio per il privilegio di cenare con lui ed entrare a far parte della sua corte. Legittimo, certo. D'altronde il burattino li sta ripagando con misure che massacrano il ceto medio e quello medio basso, pur di favorire i poteri forti e fortissimi. Ma ha il diritto di indignarsi chi non vuole spendere 1 euro per un'informazione alternativa? Per sostenere un partito, un movimento, una qualsiasi iniziativa alternativa? Si disertano i convegni perché fa freddo o perché c'è la partita in Tv. "Tanto non cambia nulla, tanto son tutti uguali". Liberi di pensarlo. Ma allora perché protestare spiegando cosa dovrebbero fare gli altri per cambiare la situazione?

giovedì 6 novembre 2014

Solo il 30% capisce ciò che legge

Secondo il linguista De Mauro, solo il 30% della popolazione italiana sarebbe ormai in grado di leggere e comprendere un testo in italiano di normale complessità. Un dato allarmante, su cui si preferisce glissare. Come se gli effetti negativi ricadessero solo sulle copie di giornali venduti o sui libri letti. Certo, gli editori non faranno salti di gioia, d'altronde la qualità di ciò che pubblicano e' sempre più misera e non si può pretendere che invogli all'acquisto o alla lettura. Il problema più grave, però, e' un altro. Gli italiani che non sono in grado di capire un testo, sono gli stessi che dovrebbero confrontarsi con il mondo. Conoscendo le scienze, le tecnologie, l'arte, la medicina, la storia. Un popolo che legge poco e che capisce ancor meno di ciò che legge, e' un popolo senza futuro. Destinato a seguire, a perdere. Destinato alla marginalizzazione. Non è un problema di congiuntivi e di condizionale. Gli italiani non capiscono il senso delle frasi che leggono così come di quelle che ascoltano. Il problema non è il "mezzo", cioè la carta stampata. E' il contenuto, l'incapacità di capirlo. In pratica il 30% del Paese dovrebbe farsi carico dell'altro 70%, indirizzandolo, guidandolo, convincendolo. Ma non è facile convincere chi non è in grado di comprendere. Ovvio che la situazione piaccia al burattino ed ai suoi padroni. Il colpevole, però, non è solo lui. Che, in fondo, si limita ad approfittare della situazione che ha trovato. Colpevoli sono le famiglie che, di fronte a figli ciucci e che non studiano, se la prendono con i professori che non vorrebbero promuovere con voti altissimi i pargoli ignoranti. Colpevoli sono gli imprenditori che, in nome del risparmio, rinunciano alle professionalità per rivolgersi a ignoranti sottopagati. Colpevoli sono tutti coloro che, in nome del politicamente corretto, obbligano a considerare tutti uguali, intelligenti e stupidi, preparati ed ignoranti. Colpevoli sono quelli che, in nome del "ci son cose più importanti", non correggono gli errori degli interlocutori, lasciano passare strafalcioni non solo grammaticali o lessicali, ma di ogni tipo. L'Italia degli ignoranti può procedere solo verso il baratro. Ma il 70% ignora il significato della parola "baratro"..

mercoledì 5 novembre 2014

Il burattino bocciato dall'Ue ma non dai media servili

Persino l'Europa dei burocrati si è decisa a smascherare il programma del nulla del burattino toscano. Ma in Italia i media continuano a far finta di niente. L'omaggio servile al padrone e' quotidiano, meglio se prima, durante e dopo i pasti. Ormai l'intera categoria dei giornalisti viene irrisa dai comici per questo servilismo disgustoso. Solo l'Ordine dei giornalisti non se ne accorge. Per fortuna qualche gufo, che non ha interamente smarrito la dignità, prova a fare i conti e tenta di spiegare che la manovra del burattino e' solo fuffa, panna montata, aria fritta. L'occupazione, nella migliore delle ipotesi, crescerà l'anno prossimo dello zero virgola. Considerando, come occupazione, anche gli impieghi saltuari, di un giorno solo, di una settimana. In compenso aumenteranno le tasse. A partire da quelle locali. In Piemonte il Pd di governo ha già deciso di aumentare l'Irpef e pure la tassa per l'auto. "Ma colpiremo solo la classe media", tranquillizza Chiamparino. Perché da qualche parte bisogna pure recuperarli, questi soldi da impiegare per tutti gli invasori stranieri. E allora si aumentano le tasse locali in attesa che l'Europa ci faccia aumentare anche l'IVA. Tutte manovre che difficilmente contribuiranno a far ripartire l'economia italiana. Ma i giornalisti italiani, come un branco di segugi, continuano ad inseguire il burattino e le renzine per strappare qualche dichiarazione fondamentale per l'umanità. O, almeno, un selfie con il premier e le sue damine. Ma forse una frase intelligente sono riusciti a carpirla. Alla renzina Madia che ha contestato, giustamente, la futilità delle domande dei giornalisti assedianti. Non servono a nulla le loro domande insulse, non servono a nulla loro. La fase del servilismo e' superata, ora si può tranquillamente cancellare anche questo tipo di dis informazione.

lunedì 3 novembre 2014

Da Milano a Torino ingiustizia anti italiani

A volte anche i tentativi di insabbiamento non riescono bene. Ci ha provato, il "sistema Torino" a nascondere il pasticcio dei locali dei Murazzi affidati ai soliti amici e compagni senza far pagare l'affitto. Scagionato subito l'ex sindaco Chiamparino per scaricare le colpe su assessori e funzionari. Come se l'ex sindaco non sapesse e non approvasse. Si poteva chiudere li', con una condannina irrilevante e tutti a casa a dimenticare. Invece no. Chiamparino e' stato chiamato a testimoniare e, purtroppo per il "sistema Torino", ha raccontato la verità. Certo che lui sapeva, ma a fargli chiudere gli occhi erano state le pressioni di questore e prefetto. Che, per evitare problemi, avevano deciso che era meglio regalare l'affitto ai compagni dei locali. Dunque i massimi responsabili della legalità invitavano il sindaco all'illegalità ed a favorire i soliti noti. Perché , se si fosse trattato di sudditi qualunque, sarebbe arrivato il tribunale, sarebbe arrivata Equitalia, l'esercito, l'aviazione e pure la marina. Ma questi eran compagni, dunque con il diritto di non pagare. D'altronde il compagno Pisapia cosa fa a Milano? Lascia che zingari e stranieri vari occupino le case degli italiani. Non le case sfitte, sia chiaro, ma quelle dove gli italiani vivono. Si cercano soggetti deboli, meglio se anziani (così non hanno la tentazione di farsi giustizia da soli, visto che la giustizia ufficiale se ne frega), si attende che escano per andare a far la spesa e si occupa l'alloggio. I due italiani perdono tutto, nell'indifferenza dei difensori dei poveri immigrati "grandi risorse ed opportunità". La media e' di due occupazioni al giorno. Il sindaco se ne frega, la giustizia se ne frega, il Papa se ne frega (i poveri hanno diritti solo se stranieri, gli italiani delle case popolari si arrangino). Ora il ministro Lupi invita a staccare luce ed acqua agli alloggi occupati. E gli inquilini derubati cosa devono fare? Nulla. Possono andare a dormire per strada, possono suicidarsi o possono mettere da parte i soldi per pagare i danni provocati dagli abusivi nell'alloggio. Già, perché gli assegnatari restano gli italiani cacciati e le case popolari si rifaranno su di loro. Che dovranno pagare anche le bollette per gli usi degli occupanti.

giovedì 30 ottobre 2014

I pretoriani del burattino contro i lavoratori

David Serra, finanziere e finanziatore del burattino l'aveva anticipato alla Leopolda: lo sciopero non è più un diritto. Con smentite di circostanza delle renzine di turno. Ma alla prima manifestazione di lavoratori si è subito visto quanto valessero le smentite, poco meno di zero. I pretoriani del burattino hanno assalito lavoratori disarmati che protestavano, pacificamente, contro la chiusura della loro fabbrica. Chiusura decisa per far contenta l'Europa. Come ha reagito il governo del burattino di fronte alla sacrosanta protesta? Mettendo in campo strumenti efficaci per la ricollocazione dei lavoratori? Macché. Ha risposto con i pretoriani e con i manganelli. Così come ordinato dal finanziatore del burattino. Un burattino che considera archeologia l'articolo 18 e l'intero statuto dei lavoratori. Ma poi si comporta esattamente come i suoi predecessori degli Anni 60. Come ad Avola, a Battipaglia. Mandare i pretoriani contro i lavoratori. Pretoriani pagati con le tasse dei lavoratori. Pretoriani a cui si garantiscono gli aumenti negati agli altri lavoratori. Non proprio una pratica nuovissima, pare proprio copiata dall'impero romano in decadenza o da qualsiasi regime impegnato in un colpo di Stato. La fortuna del burattino e' che può contare su un popolo sempre più impecorito che ha paura di affrontare una nuova Avola, una nuova Battipaglia. E sino a quando la vigliaccheria prevarrà sulla disperazione, per il burattino ed i suoi pretoriani la vita sarà facile.

mercoledì 29 ottobre 2014

Almeno gli zingari non votano per il burattino..

La crisi? Finirà nella primavera del prossimo anno. Parola del burattino boy scout. Oddio, la sua parola   d'onore era già stata sprecata per assicurare che il Pil sarebbe cresciuto anche nella prima parte di quest'anno, che la disoccupazione era stata sconfitta, che l'economia stava tirando. Mancava solo il "più Viagra per tutti" e l'imbonitore avrebbe completato il quadro delle promesse a vanvera. D'altronde è giusto così se oltre il 40% degli italiani continua a fidarsi di un simile personaggio. Il burattino che sta distruggendo l'Italia, che elimina lo stato sociale, che taglia i diritti e spegne le speranze. Il posto fisso non c'è più, spiega ai giovani. Che, entusiasti, lo votano, si fanno l'autoscatto e poi vanno dai genitori a chiedere i soldi per portare in pizzeria la morosa trentenne. Perché, senza posto fisso, il mutuo per la casa non lo trovano. E una famiglia non se la fanno. Che bisogno c'è? Tanto ci pensa mare monstrum a portare nuovi italiani. Per quelli vecchi il posto non c'è più. E se un sindaco del Pd lancia una provocazione per chiedere un intervento contro gli zingari che rubano, minacciano, rapinano giovani e anziani del suo Comune, parte immediata la campagna dei politicamente corretti: gli zingari hanno la loro cultura che va rispettata. Anche quando rubano il rame dei cavi e bruciano la gomma avvelenando gli italiani che abitano vicini ai campi illegali. Anche quando non mandano i figli a scuola. Anche quando non pagano acqua e luce. Anche quando girano con auto di lusso che non sono compatibili con il redditometro. Ma quelli sono obblighi riservati agli italiani. Loro, gli ospiti, la grande risorsa, la grande opportunità, non devono sottostare a queste regole. Loro sono il futuro della nazione. Ma un merito, comunque, loro ce l'hanno: non votano per il burattino e la sua corte. E non sanno neppure chi sia il finanziatore del burattino, quel Serra che chiede, con tessera Pd, di cancellare ogni diritto dei lavoratori

martedì 28 ottobre 2014

Elezioni che fai, problemi che trovi

Elezioni in Brasile, in Ucraina, in Tunisia, in Uruguay.  E si è votato persino in Italia, a Reggio Calabria. Chi ha vinto?  In Brasile la sinistra della presidente uscente, ma solo per un pugno di voti, nonostante il grande margine ottenuto al primo turno. Il candidato del centrodestra ha ottenuto l'appoggio dell'esponente della sinistra libertaria, ambientalista ed ha eroso il vantaggio di Dilma Rousseff. La candidata della corruzione contro il nuovo fronte. Il Brasile ha scelto di non cambiare, ma metà Paese e' stufo delle porcate del governo. Sinistra trionfante anche in Uruguay al primo turno.   Grande confusione in Ucraina, tra nazionalisti ed europeisti (ma ad Est non si è votato). E in Tunisia? Vittoria dei laici, con il partito dei Fratelli Musulmani costretto a rinunciare alla guida del governo. Punta all'ennesima grande coalizione, porcheria che contraddistingue troppi Paesi, di questi tempi. Ma a gongolare e' l'Isis, che potrà approfittare di qualsiasi errore o ritardo del nuovo governo di Tunisi per rafforzarsi nel Paese. A due remate dalla Sicilia. Quanto a Reggio, trionfo annunciato della sinistra, di fronte al nulla della destra e del centro. E di fronte ai grillini sempre più imbarazzanti. Incapaci ormai di ridere alle battute del loro leader perché troppo politicamente corretti e noiosi. Il grande e clamoroso errore di Grillo non è stato quello di rifiutare l'alleanza con Bersani, ma quella di circondarsi di piccola gente che non sa ridere di se stessa, che si prende troppo sul serio, che non sa sognare. E che, inevitabilmente, e' destinata a sparire. Cacciata da Grillo o affondata insieme a lui, se il leader non se ne libera.

mercoledì 22 ottobre 2014

Dopo gli slogan, serve una proposta sul futuro

Di fronte alle truffe da magliaro del burattino (gli 80 euro promessi alle neomamme e scippati ai neononni, la violazione del codice del contribuente con aumenti retroattivi delle aliquote su fondi pensione e Irap), gli slogan contro l'invasione di clandestini restano validi ma non bastano più. Serve altro, serve un salto di qualità. Serve una proposta vera e credibile relativa al lavoro, al sistema sociale, al sistema pensionistico. Serve un programma credibile, e realizzabile, per la politica estera e per quella industriale. Anche a costo di scontentare qualcuno che si accontenta della protesta ma non riesce ad arrivare ad una proposta. In Italia, contrariamente a quanto si può pensare, non mancano pensatori intelligenti e proposte serie. Pensatori che il burattino considera gufi, proposte che per il nullista toscano rappresentano provocazioni passatiste. E che invece sarebbero vincenti se qualche politico e se qualche movimento avessero la capacità di ascoltare, di studiare, di approfondire. In realtà qualcuno comincia ad accorgersene. Meloni si è innamorata dell'economista e sociologo Ricolfi che sta sfornando proposte intelligenti a raffica. Ma le sfornava anche prima, inascoltato, forse perchè il libro "Il sacco del Nord" non piaceva alla Garbatella. E Salvini, guidato finalmente da un consigliere competente ed intelligente, conosce realtà come il think tank Nodo di Gordio che si occupa di questioni internazionali ad alto livello. Occorre, però, che tutte le competenze vengano messe in rete, che non restino isolate. Non importa se su alcuni temi le posizioni restano e resteranno distanti. Il contributo di idee resta comunque fondamentale. Lo ricordava recentemente Barbadillo, a proposito della necessità di proposte sullo stato sociale, sul lavoro. Perché non utilizzare le competenze della Fondazione Ugo Spirito? E quelle di Polaris? Perché non promuovere momenti di incontro tra tutte le intelligenze alternative al nulla del burattino? Non si può permettere che il futuro dell'Italia dipenda dall'esibizione delle renzine alla Leopolda. Dalla sfilata dei foraggiatori e padroni del burattino. Mentre, sul fronte opposto, non si va al di là dei cortei di protesta perché i soldi servono per i volantini e non ci sono per i libri e per mettere a confronto le idee. Mettere in rete le eccellenze dopo aver monitorato quali sono, dove sono, di cosa si occupano. Lasciando a casa i malmostosi, i professionisti del "sì, però", gli invidiosi delle capacità altrui. Si perderà per strada qualche presuntuoso, qualche arrogante, qualcuno convinto di valere anche se non vale nulla. Pazienza. Si aggregheranno persone diverse, quelle capaci ma sottovalutate, quelle con professionalità ignorate perché fuori dai giochi. E si inizierà, finalmente, un percorso per creare una nuova classe dirigente. Non per qualche partito, ma per il Paese.

martedì 21 ottobre 2014

Siate i migliori, qualsiasi cosa facciate

"Non limitatevi soltanto a ricordarvi della vostra patria, ovunque andiate e qualsiasi cosa facciate, siate i migliori". L'appello, rivolto dal palco del teatro di Acqui dove stava ricevendo il premio dell'Acqui Storia per la sezione dei romanzi, è stato rivolto dal vincitore armeno ai suoi connazionali della diaspora. Ma potrebbe, e dovrebbe, essere rivolto a tutti coloro che si sentono stranieri in patria, esuli nella propria terra, emarginati ingiustamente. Siate i migliori. Sia che spazziate le strade sia che siate impegnati a salvare una vita con un'operazione di alta chirurgia. Siate i migliori quando insegnate e quando avvitate un bullone, quando risolvete un'equazione o quando correte su una pista d'atletica, quando cantate o quando dipingete. "Non basta essere bravi, occorre essere i migliori", avvertiva Mussolini poco meno di 100 anni or sono. Ma i nostalgici di oggi devono essersela dimenticata, quella frase. Meglio la retorica dell'aratro e della spada, della pecora e del leone. La retorica non è mai il modo corretto per essere i migliori. Ed i risultati si vedono. Il povero Carlo Sburlati, deus ex machina del Premio Acqui, fatica ogni anno di più per individuare - al di fuori dei premi letterari dove la scelta è legata alla qualità dei testi - candidati idonei ad essere individuati come "testimoni del tempo" e che non siano espressione dei soliti carrozzoni politicamente corretti. Quest'anno c'è stato spazio per Berruti, per Cristicchi. Ma poi? Un'Italia in crisi spirituale, etica, morale, oltre che economica, quali personaggi può proporre? Le renzine? Barbara D'Urso zerbinata di fronte al burattino nullista? Sportivi dopati? Scrittori della Holden di Baricco, Farinetti & C? Dove sono i migliori? Dove sono quelli almeno decenti? E dove sono gli amministratori locali che, in teoria, dovrebbero rappresentare un'alternativa al burattino? Perché un solo Comune in Italia riesce ad organizzare una manifestazione culturale non allineata e che ha conquistato prestigio internazionale? Cosa fanno i sindaci, i presidenti delle Regioni del resto d'Italia? Tranquilli: tra due anni la maggioranza cambierà anche ad Acqui e la nuova politica verrà allineata al nulla del burattino. Bene per lui e, soprattutto, per tutti gli amministratori del centrodestra o di una sedicente destra, nonché della Lega: non ci sarà più un fastidioso confronto con chi riesce a fare mentre gli altri restano a guardare.

lunedì 20 ottobre 2014

No invasione, "sì, però".

Non bastano 100mila persone in piazza Duomo a Milano per fermare le bande del "sì, però". La Lega di Salvini organizza una manifestazione contro l'invasione di clandestini, un tema che - in teoria - dovrebbe vedere l'adesione di tutti coloro che non si rassegnano alla scomparsa di quel che rimane di una brutta Italia. Di tutto quel mondo che non si è fatto conquistare dal faccione ebete del burattino, dalle conduttrici del Tg5 che sparano un "incredibile" dopo l'altro per ogni banale servizio di cronaca, dalle Barbare d'Urso sempre conquistate dall'uomo di potere (chiunque sia), dalla sinistra boldriniana che vuole le frontiere aperte a chiunque ma le tasse solo per gli italiani costretti a mantenere ospiti non invitati. E invece no. Anche in questo caso, per la felicità dei fedeli del burattino e delle ong che campano sugli immigrati, il fronte dei contrari all'invasione si è spaccato, frantumato. Critiche a Salvini perché c'erano anche gli striscioni secessionisti; critiche a Casa Pound per aver partecipato alla manifestazione (con bandiere anti Ue che, secondo qualche giornalista "preparatissimo ed immaginifico", ricordavano quelle della Decima Mas); critiche a chi ha sfilato con le bandiere russe; critiche perché non c'erano bandiere italiane e critiche da parte di chi le bandiere italiane le ha portate e accusava i critici di non averle viste. E critiche a chi non c'era, a chi ha avuto paura di farsi vedere in piazza; a chi ha rispolverato il "sì, però": sarei anche andato se non avesse parlato Salvini, sarei anche andato se non avesse parlato il consigliere afroleghista, sarei anche andato se avessero scelto un'altra città, un altro giorno, un'altra piazza. L'importante è dividersi, l'importante è evitare che qualcuno egemonizzi la protesta e la rabbia, o anche solo il malcontento. Meglio restare duri e puri ad osservare, con disgusto, la sfilata dei beceri che si accontentano di una protesta qualsiasi. Meglio essere i capi di un gruppo minuscolo, dove nessuno pretende nulla, piuttosto di far parte di una squadra più ampia, dove si è costretti a lavorare in un ruolo ben definito. Intanto i "moderati" al servizio di Berlu svaniscono e si chiudono in casa o si affidano al burattino. Le immagini, sul Tg5, delle tante poltrone vuote all'ultimo incontro di formazione di forzitalioti, sono significative. Il terrore dei forzitalioti di essere ormai il terzo partito, dopo i grillini, diventa sempre più evidente. Ma l'implosione di Fi servirà solo a far emergere mille partitini nuovi, con mille capi e nessuna base. Per la gioia del burattino, dei boldrinati, degli invasori, delle ong. Senza neppure scomodare i poteri forti che non hanno tempo per simili baggianate

giovedì 16 ottobre 2014

Servono schiavi, anche da scongelare

Non c'è alcun dubbio: l'operazione di strangolamento della Russia da parte di Washington sta riuscendo. Il prezzo del petrolio scende, anzi precipita, e Mosca incassa sempre meno in una situazione di crescente difficoltà interna. Gli Stati Uniti che non son più capaci di far le guerre sui campi di battaglia, sanno perfettamente come far le guerre economiche e finanziarie. Guerre sacrosante, per i loro interessi. Ma ciò che è meno sacrosanto è l'entusiasmo di giornalisti ottusi italiani, convinti che le difficoltà economiche dei russi rappresentino un bene per l'umanità intera. Potrebbero informarsi dai produttori di frutta e verdura che hanno visto i prodotti marcire nei campi o nelle cassette perché Mosca non compra più. E, in prospettiva, andrà anche peggio. Perché un incremento della povertà in Russia significa anche un calo delle importazioni di tutto ciò che caratterizza il made in Italy. Niente più Barolo o Brunello, andranno benissimo vinacci di infima qualità in arrivo da chissà dove. Basta con i gioielli italiani, basta con gli abiti delle grandi firme. Ma ai servi sciocchi del padrone Usa importa qualcosa dei posti di lavoro che si perderanno in Italia? Ovviamente no. Loro attaccano l'asino dove vuole il padrone. E chi perde il lavoro, si arrangi. D'altronde il burattino sta per imporre in Italia il modello di lavoro americano. Stessa assenza di regole. Stessi stipendi? No, quelli no. Si copiano le regole, mica i livelli salariali. Così come si copia la logica dei minijob tedeschi, mica i livelli salariali degli operai della Volkswagen. Il nuovo modello di sviluppo prevede gli schiavi, ed il burattino li procurerà. Favorendo giovani e donne in nome della dis parità. E per le donne arriverà l'innovazione prevista dalle multinazionali Usa: quelle che vogliono far carriera e non han tempo per far figli (come se si trattasse di un distributore automatico a gettone), possono congelare gli ovuli. A spese della generosissima azienda, ovviamente. Che indicherà quando la manager non servirà più e potrà dedicarsi alla gravidanza. Ma è così moderno, così innovativo, così renziano. Rottamiamo i bambini, rottamiamo le famiglie, rottamiano la cultura. Efficienza e risparmi. Poi si scopre che le Borse crollano perché la Grecia, la minuscola Grecia, vorrebbe garantire qualche minima tutela in più per la sopravvivenza della propria gente. Schiavisti fragili, speculatori ignobili, politici servi e media zerbinati. Forse gli ovuli congelati è meglio che restino in freezer.

martedì 14 ottobre 2014

Tagli agli investimenti ambientali, e arrivano alluvioni e frane

Il burattino, tra i suoi tanti proclami, dopo l'alluvione di Genova ha inserito anche la promessa di un centinaio di milioni per mettere in sicurezza i fiumi. Fantastico. Peccato che, solo per il settore pubblico ligure, i danni ammontino ad oltre 300 milioni. Quelli dei privati genovesi sono molto più alti e varrebbe la pena di ricordare che è anche morto un uomo. Per incuria, per incapacità del sindaco, per errori della protezione civile, per i ritardi cronici della giustizia italiana che non è in grado di decidere chi debba o non debba eseguire dei lavori indispensabili. Nel gioco dello scaricabarile non si sa chi sia il più colpevole. Ma, di sicuro, la colpa maggiore è dei governi che, in questi anni, hanno pensato solo a tagliare, a ridurre gli investimenti. Soprattutto in montagna. In base alla logica, da cerebrolesi, che in montagna vivono poche persone, dunque rappresentano pochi voti ed i problemi possono tranquillamente essere ignorati. Lo si è visto anche con la truffa delle "città metropolitane" o delle nuove finte elezioni provinciale. Si bada solo al numero e le montagne non contano più nulla perché i numeri sono inferiori rispetto alla pianura. Con il grande risultato di ridurre gli interventi di manutenzione dei boschi, di pulizia dei torrenti, di salvaguardia dei terreni marginali. E la montagna - forse i grandi economisti che rovinano l'Italia e l'Europa non lo sanno - si muove sempre, e verso il basso. Un territorio abbandonato diventa un territorio che frana, che precipita a valle, in pianura. I rigagnoli trascurati gonfiano i torrenti trascurati e precipitano a valle diventando fiumi senza controllo. Quanto costa tutelare il territorio montano? Quanto costa garantire la sopravvivenza delle popolazioni che non sono ancora fuggite? Molto, ma molto e ancora molto meno di quanto costi ripagare i danni dei disastri ambientali in pianura o sulle coste. Tra l'altro evitando morti, feriti, disperati. Ma i cervelli piccoli piccoli di chi guida, da Roma, questo Paese non arrivano a capirlo. Lorsignori riescono, a malapena, a pensare alla fine della giornata. Quasi mai riescono ad immaginarsi il giorno successivo. Figuriamoci se comprendono le prospettive sulla distanza di anni, o anche solo di mesi. Tagliamo i fondi alla montagna e speriamo che il tempo sia clemente. Grandi strateghi. Lo si è visto anche con la pagliacciata della Macroregione Alpina. Quali sono i territori alpini? Lo sa anche un bambino: quelli SULLE Alpi. Invece, per i professionisti dei tagli e degli investimenti a senso unico, i territori alpini sono anche e soprattutto quelli SOTTO le Alpi. Dunque i fondi per la macroregione saranno destinati non soltanto ai piccoli paesi delle vallate alpine, ma anche e soprattutto a Torino, a Milano. Con la forza dei numeri e della democrazia truccata. L'area metropolitana di Torino, che comprende anche le vallate alpine, sarà guidata dal sindaco di Torino e con una netta maggioranza di sindaci che con la montagna hanno nulla a che fare. Tanto per ribadire i rapporti di forza. E' la democrazia, bellezza. Si allargano i confini del territorio in cui si vota, si fanno votare insieme le metropoli ed i paesini con 200 abitanti, e poi si vede chi ha la maggioranza. Stile burattino per un Paese senza più balocchi.

lunedì 13 ottobre 2014

I giovani smentiscono le balle del burattino e dei suoi esperti

Se Torino è una città laboratorio, per il burattino le prospettive non sono rosee. E non perché la politica ed il "Sistema Torino" siano contrari a sua nullità il premier. Tutt'altro. Il Sistema è tutto con lui. Ma è dai giovani che arrivano segnali preoccupanti. Che, spera il burattino, possono essere una peculiarità esclusivamente subalpina. Oppure possono trasformarsi in una valanga che inizia piccola e poi si rafforza, diventa grande e travolge tutto. Per il momento ha travolto il Sistema di esperti del nulla, giornalisti ignoranti, orientatori incapaci. Cosa sostenevano i media? Che gli iscritti all'università diminuivano, che c'era un prepotente ritorno alla terra di giovani superspecializzati, che la chimica "verde" rappresentava uno sbocco coinvolgente per le giovani generazioni, che gli studi umanistici non avevano futuro, che il settore alimentare attirava tutti. Bene, i dati delle immatricolazioni all'Università di Torino hanno smentito tutti i luoghi comuni. Iscritti al primo anno? In aumento. Iscritti a tecnologie alimentari? Dimezzati. Iscritti a chimica? In calo del 40%. E calano gli iscritti ad agraria, a scienze forestali, a geologia. In un'Italia che crolla, che smotta, che si allaga, i ragazzi non credono alle fandonie del burattino sui grandi investimenti per tutelare l'ambiente, per mettere in sicurezza fiumi e montagne, per salvaguardare i boschi. Segnale inequivocabile di fiducia azzerata. E la campagna? E l'alimentazione di qualità? Le aziende italiani vengono vendute agli investitori stranieri, le campagne non rendono più, strozzate da speculatori e grande distribuzione. Certo, aumentano gli iscritti alle superiori negli istituti agrari, ma non all'università. Perché buttare soldi per un lavoro sempre sottopagato? E nell'immancabile intervista zerbinata ad un sedicente esperto di orientamento la colpa di queste scelte viene scaricata sulle famiglie. Tanto per dimostrare quanto sia esperto, l'esperto. A 18, 19 anni, i ragazzi scelgono da soli. In caso contrario sarebbero degli incapaci. E per convincerli, invece delle promesse del burattino o dell'orientatore di turno, basterebbe far vedere ai giovani dell'ultimo anno delle superiori, una busta paga media di un laureato assunto nelle imprese dei vari settori. Laurearsi in chimica per guadagnare mille euro al mese con contratti precari? Con prospettive di salire a 1.200-1.500? Grande prospettiva, indubbiamente. E allora i ragazzi si iscrivono ai corsi di laurea che più li attraggono, a prescindere da sbocchi occupazionali che saranno comunque da povertà perenne. Boom di iscrizioni a lettere, a filosofia, a storia, a ben culturali, a lingue africane ed asiatiche (mentre calano per le lingue e letterature "straniere" e non si capisce perché i corsi siano diversi rispetto alle lingue asiatiche e africane). Boom a scienza della comunicazione e per la laurea in mediazione culturale. Già, perché i ragazzi hanno perfettamente capito che il burattino, i suoi padroni ed i suoi camerieri non troveranno mai i soldi per tutelare l'ambiente ma li troveranno sempre per aiutare le "grandi risorse" immigrate. I soldi negati ai pensionati italiani ci saranno sempre per le "grandi risorse". E poi ci sono i ragazzi che non credono più neppure in quello. E quasi la metà di loro, nella Torino tanto avanti e tanto vincente, non studia e non lavora. Brutto segnale per l'Italia del burattino, che sarà la prima in Europa al termine dei mille giorni.

giovedì 9 ottobre 2014

"Occupare le fabbriche": il boomerang di Landini, l'irrilevanza Ugl

"Siamo pronti anche ad occupare le fabbriche", tuona Landini, lider maximo della Fiom. Ma nessuno gli crede. D'altronde da quanti anni il sindacato non occupa più una fabbrica che abbia un'immagine nazionale? Da quanti anni la sinistra ha cancellato ogni illusione di ribellione? Son trascorsi ormai quasi 50 anni da quando il compagno cantante intonava "cosa vuoi di più compagno per capire che è suonata l'ora del fucile?". E già allora i compagnucci della parrocchietta han finto di non capire che la canzone era un invito all'insurrezione armata e non alle vigliaccate in stile gappista con agguati con la Skorpion contro ragazzini disarmati. L'ultima chance, non sfruttata, il sindacato ed il partito (il Pci, ovviamente) l'hanno avuta nell'80, quando Berlinguer e la Cgil non andarono oltre alle parole per una eventuale occupazione della Fiat. Poi basta. E la Cgil, da cinghia di trasmissione del partito (sempre il Pci) si è trasformata nell'unica opposizione al partito (il Pd). Ma un'opposizione fatta solo di chiacchiere. Il povero Landini ha delle attenuanti, molte attenuanti. Non c'è più l'unità sindacale, la Triplice è morta e sepolta. Cisl e Uil si sono trasformate non nella cinghia di trasmissione del Pd burattino ma in squallidi passacarte che firmano qualsiasi vaccata venga imposta dall'alto, dal burattino e dai poteri forti che non esistono ma che lo comandano lo stesso. Landini è solo con la sua Fiom. Anche la Cgil, tra proclami battaglieri e comportamenti da pecora, non è più una garanzia. Ci sarebbe spazio, molto spazio, per quello che un tempo veniva definito come "sindacato nazionale". La Cisnal trasformata in Ugl. Per trasformarsi ulteriormente nel sindacato "giallo" della Fiat-Fca, in concorrenza con la Fismic per servire meglio Marpionne. Troppo impegnata, l'Ugl, a risolvere squallide vicende interne legate alla cassa per trovare il tempo di occuparsi anche dei lavoratori. Più facile stilare comunicati osannanti di fronte ad ogni flatulenza di Marpionne. Pronti persino ad entusiasmarsi di fronte al nulla cosmico di "padrone John" Elkann. Perdendo l'occasione storica di conquistare un ruolo da protagonista. Il mondo del lavoro non ha bisogno, in questa fase, di proclami e minacce senza seguito. Perché la Fiom non ha la forza di occupare le fabbriche e l'annuncio di Landini si trasformerà nel boomerang che sancirà l'irrilevanza del sindacato. Il mondo del lavoro avrebbe bisogno di idee, di analisi, di proposte, di far conoscere le alternative possibili alla macelleria sociale del burattino. Ma l'Ugl deve pensare ai giochini interni per il sottopotere del sottoscala. Vietato pensare, vietato studiare, vietato proporre.

mercoledì 8 ottobre 2014

Distruggere l'architettura del Ventennio: fa sfigurare le archistar

Erano i vecchi Mercati generali di Torino. Costruti, tra le due guerre, in un'area che allora era del tutto periferica. Eppure realizzati in uno splendido stile razionalista. Perché il bello, allora, non era riservato ai palazzi nobiliari o del regime. Poi, con il trasferimento dei Mercati, la struttura ha ospitato alcune iniziative per le Olimpiadi del 2006. Per poi essere lasciata deperire, con sporadiche manifestazioni ad occupare locali ed arcate. Ora avrebbero dovuto accogliere Paratissima, ma la manifestazione artistica è stata obbligata a traslocare. Perché? Perché gli ex Mercati sono diventati terra di nessuno, anzi terra a disposizione di ladri di rame, di teppisti vari, di devastatori di professione, di imbrattamuri che si sentono artisti. Danni, quelli nuovi, per almeno 50 mila euro. Nell'indifferenza del Comune e delle forze dell'ordine. Strano? Mica tanto. Perché a fianco degli ex Mercati sorgono le palazzine realizzate per le Olimpiadi ed occupate, abusivamente, dalle "grandi opportunità" sbarcate a Lampedusa e poi risalite sino a Torino. Occupazione abusiva, affitto inesistente, spese sconosciute. E la democratica Torino fassiniana, che costringe gli anziani italiani a frugare nell'immondizia dei mercati per procurarsi il cibo, può mica sbattere fuori le "grandi opportunità". La Torino democratica e fassiniana che sfratta gli anziani italiani dalle case popolari, può mica sfrattare le "grandi opportunità"? Certo che no. E lo Stato italiano, quello che taglia le pensioni agli italiani che hanno lavorato tutta la vita perché i soldi servono per ospitare le "grandi opportunità" in hotel sulla Riviera, può forse permettersi di infastidire i graditi ospiti? Con controlli sugli ex Mercati che assomiglierebbero tanto ad una dimostrazione di sfiducia? Macché. Campo libero a razzie e devastazioni. E in fondo con la speranza che venga distrutto tutto. Perché gli ex Mercati sono un capolavoro di architettura e stonano con i banali parallelepipedi chiamati grattacieli realizzati, a costi altissimi, da due sedicenti archistar. Ed uno di questi palazzacci, quello che ospiterà gli uffici della Regione, sorge a poca distanza dagli ex Mercati. Meglio evitare confronti spiacevoli per Fuffas e per i suoi committenti. Meglio lasciare che l'architettura, quella vera, venga azzerata per lasciar spazio a scatoloni privi di qualsiasi creatività.

martedì 7 ottobre 2014

E' autunno, cadono gli ascolti tv

Non bastava il crollo dei programmi televisivi dedicati al dibattito politico o, più spesso, alla rissa tra politicanti. Ora anche i pilastri dell'intrattenimento famigliare vacillano. I Cesaroni, su Canale 5, sono stati surclassati (Auditel dixit) dall'improbabile buonismo del Restauratore Lando Buzzanca. Già, in linea con gli ordini di scuderia della "mamma di Dudu", anche i Cesaroni si sono adattati al politicamente corretto, tra famiglie allargate, figli illegittimi e fratello gay. D'altronde chi non ha almeno un parente omosessuale in famiglia? Evidentemente più di quanti pensino Pascale e Canale 5. Così chi si è stufato dell'omomania in tutte le salse si è sintonizzato sul melenso filmettino di Rai 1. Tanto per chiarire a Berlu che il suo servilismo nei confronti del burattino servirà per ammorbidire la magistratura, ma non porta successi in tv e neppure in politica. Quanto ai talk show politici, più che un calo si tratta di un crollo. Caduta verticale degli ascolti, generalizzata. Inevitabile, peraltro. Non si possono avere i tg che incensano il burattino, lo lodano per ogni sospiro, si lanciano in interviste zerbinate e poi, la sera, pretendono di essere credibili quando fingono di cercare la verità in un dibattito. Dove gli ospiti sono, in prevalenza, gli stessi che hanno appena finito di votare per gli stessi provvedimenti ammazzaItalia. I problemi sono gravi, ma non più di tanto, per Rai e Mediaset. Ma sono drammatici per Cairo e La 7. Perché Rai e Mediaset possono comunque contare su un'altra programmazione. Dai talent per decerebrati (ma, considerando le scelte elettorali, il pubblico di decerebrati è vasto) alle serie televisive americane, dagli sceneggiati ai programmi di giochi. Vinca il meno peggio, ma 3-4 milioni di ascoltatori non sono pochissimi. Per Cairo, invece, è tutt'altra storia. Lui ha seguito per la campagna acquisti la stessa logica che ha usato come presidente del Toro, soprattutto agli inizi: acquistare nomi invece di campioni. Così il Toro si era ritrovato con il blso Coco che compariva sulle copertine dei settimanali di Cairo, ma in campo scompariva di fronte a qualsiasi avversario. Recoba, invece, non finiva neppure sulle copertine. Lo stesso per la tv. Si è preso e tenuto Santoro, ormai completamente bollito, ripetitivo, inutile. Con una trasmissione inguardabile perché insopportabile. E quest'anno si è comprato Floris, convinto di fare il botto. Invece un flop. Perché inserito in una squadra (quella della 7, non quella del "di martedì") priva di gioco, priva di allenatore, priva di idee. Mentana ha bisogno di traino, perché da solo non funziona più. Le nuove leve latitano. C'è ancora Crozza, il Cerci della 7. Con il rischio che Cairo rinunci al suo gioiello per sostituirlo con l'Amauri di turno: a costo zero, ma con zero goal. Perché "braccino" Cairo ha uno strano concetto degli investimenti. Ed a forza di incassare e di risparmiare, si consumano anche i giocattoli che funzionano.

lunedì 6 ottobre 2014

Opera di Roma, attacco alla cultura con la scusa dei costi

Avranno sicuramente esagerato, orchestrali e coro dell'Opera di Roma. Avranno preteso, per la sopravvivenza in trasferta, più del dovuto e più di quanto percepito dai loro colleghi di altre città italiane. Tutto vero. Ma il loro stipendio è tutto tranne che faraonico. La Busiarda, il quotidiano degli Elkann-Agnelli, sostiene che sia comunque troppo elevato rispetto ai giorni di effettivo lavoro tra prove ed esecuzioni pubbliche. Si parla di poco più di 2mila euro al mese. Ma lo stesso quotidiano non ha nulla da obiettare di fronte ai 900 euro al mese elargiti per ospitare, negli hotel della Riviera Romagnola, ciascun clandestimo. Che, per una famiglia di 4 persone, fa la bella cifra di 3.600 euro al mese. Siamo sicuri che nelle famiglie degl orchestrali arrivino tutti questi soldi? E se gli orchestrali lavorano poco, quanto lavorano i clandestini? Ma è curioso che questi attacchi colpiscano la musica classica, casualmente una delle espressioni della cultura europea. Costa troppo, assicurano i critici che, invece, non fiatano di fronte ai finanziamenti per qualsiasi manifestazione culturale multietnica. Ed allora si dimentica che un professore d'orchestra non si limita alle esibizioni o alle prove ufficiali. Studia lo strumento a casa propria, come può confermare chiunque abbia la fortuna (o sfortuna) ai abitare vicino ad un orchestrale o ad un corista. Ore e ore di studio, di allenamento, di preparazione tra le mura domestiche. Magari ripetendo lo stesso brano all'infinito. Ma questo, per chi vuole eliminare ogni manifestazione di una cultura europea, non conta assolutamente nulla. Quanto incassa un concerto a teatro? Quanto rende? Qual è il valore della cultura? Certo, si possono mettere sotto contratto precario ragazzotti senza arte né parte che, però, chiedono cachet da fame. Certo, invece di 12 violini se ne possono utilizzare 3, con un contrabbasso, un oboe ed un corno. Certo, gli strumenti che, nel corso di un concerto, vengono suonati per meno di 10 minuti complessivi possono venir eliminati. Ma il risultato è qualcosa di diverso, di molto diverso, rispetto a ciò che deve essere. Oppure si possono aumentare i prezzi dei biglietti, riservando la tradizione musicale europea ai soli ricchi. Per il popolo bue devono bastare bonghi e ocarina. O un cd suonato in una piazza. La cultura è alla base di un popolo, è alla base anche dello sviluppo economico. Se vendiamo il made in Italy è perché all'estero hanno ancora un'immagine dell'Italia legata al bello, alla cultura nostra, alla nostra musica. Sostituire Verdi con un rapper sarà anche moderno e permetterà risparmi, ma servirà solo a cancellare una cultura e pure l'immagine del made in Italy.

venerdì 3 ottobre 2014

Le bandierine della Meloni ed il professionista di Salvini

Uno dei momenti indimenticabili della campagna elettorale per le europee è stato rappresentato dall'esibizione di Giorgia Meloni con le varie bandierine europee. Forse il livello più basso in assoluto - sotto l'aspetto dell'immagine e della propaganda - non solo delle europee ma delle ultime competizioni elettorali. Non a caso il risultato ha bocciato Fdi e le bandierine della Meloni. E' vero: negli Anni 70 anche Berlinguer era andato ad una Tribuna elettorale mostrando ai compagni lavoratori il simbolo del Pci e come si dovesse votare correttamente. Ma, appunto, sono trascorsi 40 anni. L'Italia è cambiata (in peggio) ed è cambiato radicalmente il modo di far politica, di fare propaganda, comunicazione. Siamo passati dalla réclame ai guru americani al servizio dei candidati della sinistra. Guru irrisi, sbeffeggiati. Ma il burattino ha conquistato il 40% dei voti. Mentre con le bandierine da asilo Mariuccia non si è arrivati al 4%. Ma è così difficile affidarsi a professionisti della comunicazione? Assolutamente no. La Lega di Salvini può piacere o meno, ma da quando la comunicazione è stata affidata a chi la sa fare, il cambio di passo è stato evidente. Accanto ai soliti slogan sono arrivate le intese internazionali. Sono cambiate le parole d'ordine ed il modo di proporle. Si è dato meno spazio al folklore e più ai contenuti. Che non piaceranno lo stesso a chi sogna l'Italia invasa da milioni di clandestini e finti profughi, ma rappresentano comunque un metodo corretto di comunicazione politica. L'Italia provincialissima accoglie in modo diverso una frase se pronunciata a Roccacannuccia alla festa della porchetta o se pronunciata al Cremlino. Ed un comunicatore competente è in grado di far digerire ai propri elettori, effetivi o potenziali, anche una visita in Corea del Nord insieme a Razzi. Poi, indubbiamente, anche un professionista della comunicazione si scontra contro l'ottusità di burocrati che non investono sull'informazione, che non rilanciano il quotidiano e non potenziano la radio. Ma almeno un tentativo di invertire la situazione vien fatto. Mentre, per Fdi, dopo le bandierine arriveranno altri tagli sulla comunicazione. Il Secolo d'Italia, affidato alle cure di Bocchino, è praticamente scomparso nell'irrilevanza totale. Ora sotto attacco c'è Area. Radio? Tv? Non pervenute. Meglio concentrare le risorse per difendere qualche posto in consiglio comunale a Roma e dintorni. E basta. Quanto a Berlu, dopo aver trasformato Capezzone (perfetto per una parte nel Ritorno dei morti viventi, ma nel ruolo di zombie antipatico) in portavoce, vive ormai alla giornata, tra proclami smentiti e dichiarazioni in libertà. Con le esibizioni della fidanzata tra Luxuria e Brambilla. Convinto che una sua apparizione sulle tv di famiglia sia sufficiente per cambiare il risultato elettorale, cambiare l'Italia, cambiare il mondo. E, a quel punto, serviranno anche le bandierine della Meloni da collocare sulla carta geografica.

giovedì 2 ottobre 2014

Persino Hollande è meglio del burattino

Persino il lapin Hollande ha trovato il coraggio di rifiutare i diktat della sempre più perniciosa Merkel. Che ha replicato ordinando al presidente francese, e chiaramamente anche al burattino toscano, di fare più compiti a casa. Ossia gli stessi ordini impartiti all'epoca del grigiocrate Monti. I risultati si son visti: più austerità ha significato più crisi, più disoccupazione, più suicidi per ragioni economiche, più disperazione, più emigrazione. Lo stesso fallimento ottenuto dai cialtroni del Fmi e della Banca Mondiale in occasione del default dell'Argentina prima di Nestor Kirchner. Non è bastato quel fallimento? Non sono bastati i fallimenti che hanno caratterizzato le politiche imposte dal Fmi in mezzo mondo? Macché. Questi cialtroni ignoranti hanno una sola idea, sbagliata ed una sola. Dunque la ricetta, per loro, è sempre la stessa: più austerità e più povertà per garantire la crescita del grande capitale e dei grandi speculatori. Quanto agli ordini impartiti da Merkel a Parigi (a che titolo?), è evidente che la Francia non li ascolterà. E non perché lo scialbo Hollande si sia trasformato in Giovanna d'Arco, ma semplicemente perché il presidente transalpino si è circondato di incapaci. Che non sono in grado di avviare una trasformazione efficace, ed efficiente, dell'Esagono ormai esangue. A qualcuno ricorda la videnda del burattino toscano e delle cameriere renzine? Stessa incompetenza? Parigi, in questi anni, è riuscita a far peggio di Roma. Ma, a differenza di Roma, ha mascherato la crisi profonda e strutturale (umana e culturale, prima ancora che economica) con il ricorso ad una grandeur scomparsa ma immancabilmente riproposta. Tanta panna montata per nascondere la muffa di un sistema bloccato, impaurito, privo di slanci. Parigi non è più la capitale europea della cultura. Hugo ha lasciato il posto ai pappagalli del politicamente corretto; nessuna tensione sociale se non quella imposta dai numi tutelari dell'immigrazione senza limiti, nessuna avanguardia artistica se non quella di chi sporca i muri con la propria firma. Un esempio perfetto per il burattino italiano. O per il sindaco di Roma incapace di fronteggiare un temporale. Ma come tutti i vigliacchi, quando si è ritrovato con le spalle al muro Hollande ha detto di no. Non poteva fare altro e ha finto di avere coraggio. Anche se era solo disperazione. Il burattino, invece, finge di fare il bullo ed obbedisce. A quei padroni che sostiene di non avere. Ma che gli danno ordini che lui, puntualmente, esegue. Fingendo che si tratti di idee sue.

martedì 30 settembre 2014

Quelli che le cose le sanno, e non piacciono a nessuno

"Matteo, devi anche pensare a quelli che le cose le sanno". Uomo di rara antipatia, Massimo D'Alema. Ma indubbiamente anche uomo di rara intelligenza all'interno di una sinistra che si è fatta abbagliare dal burattino che dice di non aver padroni ma è agli ordini di David Serra, della City e di qualunque potere forte straniero (compreso lo svizzero-americano Marpionne). "Quelli che le cose le sanno", appunto. D'Alema si riferiva alle teorie di un premio Nobel per l'economia raffrontate al nulla cosmico del burattino e della sua banda di renzine e sciocchi adoratori. Certo, D'Alema ha governato e non ha combinato granché, tanto per essere gentili. Ma tra il non combinar nulla e il provocare disastri, forse è meglio star fermi. Ma il burattino ha fretta. Deve dimostrare ai suoi padroni, quelli che dice di non avere, che lui è in grado di fare le riforme che loro gli hanno ordinato. Peccato che i suoi padroni siano i responsabili della crisi non solo italiana ed europea ma pure di quella mondiale. Le teorie bizzarre e criminali del Fmi sono sempre le stesse e gli effetti pure: disoccupazione, crisi, tensioni internazionali. I padroni ordinano le sanzioni contro la Russia, il burattino esegue ed i suoi giornalisti di servizio gongolano di fronte alle difficoltà di bilancio di Putin. Poi fingono indifferenza sull'aumento del prezzo del gas in Italia, sulla crisi dei produttori agricoli italiani che non hanno più il mercato russo, sulla disoccupazione ulteriore che deriverà dalle mancate esportazioni delle nostre industrie manifatturiere. Ed anche sull'aumento delle tasse per pagare gli indennizzi agli agricoltori penalizzati dalla stupidità delle sanzioni. E dov'è finita la ripresa annunciata, promessa, garantita da pinocchio Padoan? Rinviata a data da destinarsi, ma i padroni che non esistono vogliono così. Un mondo a loro immagine e somiglianza. Dove le tv, pubbliche e private, dedicano giornate intere di trasmissioni al matrimonio di un attore americano. Dove Venezia è costretta a fermarsi per questo matrimonio, dove la polizia, pagata con le tasse nostre, fa la scorta a questo attore. Un mondo per ricchi e potenti, quelli che vanno a letto con bambine trasformate in puttane e se la cavano con un patteggiamento che comporta una multa di ben mille euro. Poco più di una prestazione sessuale delle stesse bambine. Tanto per chiarire cosa sia la giustizia italiana. Già, forse "quelli che le cose le sanno" si sarebbero comportati in altro modo. Ma non piacciono al burattino. E non piacciono neppure ai sedicenti avversari del burattino.

lunedì 29 settembre 2014

Il Papa smaschera il burattino: di destra? di sinistra?

Lui, il burattino, non è al servizio dei poteri forti. Lui, il burattino, sta facendo una politica di sinistra. Lui, il burattino, è dalla parte di Papa Francesco e contro i vescovoni della Cei. In un'Italia anglizzata, le parole hanno perso buona parte del loro significato. Però non basta avere l'appoggio zerbinato del solito abatino Fazio e dei politologi di troppi quotidiani per pretendere che tutti credano alle bugie senza sosta del premier. Del premier e delle renzine. Gli sfortunati abitanti del Friuli Venezia Giulia sono guidati da una renzina antemarcia che ha sferrato l'attacco contro la Cei, colpevole di aver fatto notare come le parole del burattino siano raramente seguite da fatti concreti. E quando i fatti ci sono, vanno in direzione contraria rispetto alle dichiarazioni di principio. Ma noi - ha subito precisato la renzina presidente - siamo in sintonia con Francesco, mica con i vescovoni di bossiana memoria. Passa un giorno e il "compagno Francesco" si mette a tuonare contro le politiche che penalizzano i nonni, che considerano i differentemente giovani come un peso, un esubero da eliminare in nome del profitto. Il discorso del Papa non pare proprio un incoraggiamento al taglio delle pensioni, alla libertà di licenziare - per ragioni economiche - chi è più anziano e costa di più all'azienda. Non pare un incoraggiamento a Franceschini che toglie l'ingresso gratuito ai musei a chi ha più di 65 anni. Non pare un incoraggiamento a Chiamparino e Fassino che tagliano i traporti pubblici tanto per costringere gli anziani, quelli che non guidano più, a starsene a casa. Eppure il burattino, le renzine, Chiamparino e Fassino assicurano di essere impegnati in riforme di sinistra. Ci vorrebbe di nuovo Gaber per compilare la falsa lista di ciò che è di destra e ciò che è di sinistra. Perché, a dar retta ai compagni 2.0, si potrebbero scoprire alcune curiosità. Penalizzare i vecchi, ad esempio, è un atteggiamento di sinistra. Obbligare i giovani ad emigrare, è di sinistra. Andare a Washington a prendere ordini è di sinistra, ma assomiglia tanto al filoatlantismo becero e servizievole di tanta destra. Tagliare i fondi alla cultura è di sinistra, ma solo se si tagliano a livello locale. Ed assomiglia tanto alla destra tremontiana, quella secondo cui "con la cultura non si mangia". Volere la libertà di licenziamento, senza aver predisposto alcunché per il reinserimento, è di sinistra, ma è esattamente la stessa cosa che piace a Berlu e pure ad Alfano: uniti si licenzia. Promettere di tagliare le tasse è di sinistra ma anche di destra. Tagliare le tasse è una menzogna per entrambe le parti. Schierarsi contro Putin è sicuramente di sinistra, perché Berlu continua a difenderlo. Peccato che in Forza Italia non lo segua nessuno e che l'ultra destra si sia divisa su questo aspetto. Volere milioni di immigrati che, a costo bassissimo, facciano concorrenza ai lavoratori italiani, li costringano alla disoccupazione e si prendano pure le case popolari, è di sinistra. Voler trattare i lavoratori italiani come schiavi immigrati, senza tutele, senza diritti e con paghe da fame, è di destra. Ma il problema, in fondo è un altro: chi ha detto che il burattino rappresenti la sinistra e Berlu la destra? Solo i media di servizio. Perché Giulietto Chiesa, filorusso, dove lo si colloca? E Pippo Civati? Dove collocare Salvini? E la forse futura direzione dell'Ugl? Non ci sono risposte. Anche perché i giornali italiani evitano accuratamente di porsi la domanda

martedì 23 settembre 2014

"Sì, però", l'unico slogan che unisce le destre

Atreju finisce sui giornali solo per una banale sfida ai fornelli, tanto per chiarire l'impatto mediatico della manifestazione. Qualcuno (pochi) si è accorto anche che si è discusso dell'annoso ed irrisolto problema di una alleanza nel centro destra. Irrisolto sì, ma anche irrisolvibile? Forse no. Perché esiste un denominatore comune per tutti i potenziali elettori dell'area. Un denominatore che potrebbe anche diventare il motto, se non il nome, di una ipotetica formazione: "Sì, però". Perché non ha importanza sapere da quale partito o movimento si è più attratti. L'atteggiamento resta sempre e comunque lo stesso: "Sì, però". La Meloni? E' giovane, ricca di energia, "sì, però" è anche totalmente incapace di superare la sua dimensione romana, "sì, però" non riesce a sfornare un progetto complesso ed interessante. Berlu? E' l'unico che abbia carisma e che abbia una visione del mondo che superi l'ossequio al politicamente corretto, "sì, però" è un puttaniere, "si, però" pensa solo ai suoi interessi, alle sue aziende ed ai suoi processi, "si, però" ha svenduto idee e si fa comandare da un cerchietto poco magico e tanto incompetente. Salvini? Brillante, con posizioni coraggiose su molti temi, e non solo su quelli nazionali, "sì, però" cambia idee e posizioni più velocemente di quanto cambi le felpe, "sì, però" non risce ad essere un leader al di sotto della Linea Gotica nonostante l'exploit romano di Borghezio. Fiore? Coraggioso nel difendere principi ed ideali, "si, però" è troppo cattolico, troppo integralista, "si, però" è del tutto insignificante come seguito. Alfano? Ha liberato un gruppo di parlamentari dal giogo di Berlu ed ha portato a casa il progetto di una riforma del lavoro che Berlu aveva mille volte annunciato e mai avviato, "sì, però" è un servo del burattino, è un traditore, non ha il quid, "sì, però" non ha la caratura di un leader e si circonda di incapaci. Fini? "Sì, però" e basta. Non c'è dubbio che tutti i "sì, però" siano o possano essere motivati. Ma anche il Duce, checché ne dicesse Starace, di errori ne commetteva a iosa. L'Uomo perfetto non c'è e non ci sarà mai. Il leader impeccabile non esiste. Il n'y a pas de heros pour son valet. Ma non è obbligatorio sentirsi sempre ed esclusivamente come valletti del potenziale eroe. Ci si può chiudere nella torre d'avorio e giudicare con disprezzo qualunque gesto di chi sta al di fuori. Oppure si può accettare la logica dello sporcarsi le mani non con il leader perfetto ma con la politica che appare meno lontana. Anche attraverso il sostegno a gruppi e movimenti che fanno politica senza chiedere voti alle elezioni. Perché anche il partito del "sì, però" andrebbe incontro a scissioni quotidiane, a liti perenni. Tutti impegnati a far rilevare le posizioni altrui incoerenti con l'Ideale Supremo. Che non si sa quale sia e da chi sia incarnato, ma basta e avanza per litigare e trovare una giustificazione per restare a guardare.

lunedì 22 settembre 2014

Il burattino promette una scuola nuova: peggiore

Il burattino bugiardo ha promesso che la scuola italiana diventerà un fiore all'occhiello e garantirà la preparazione di una futura classe dirigente eccezionale, fantastica, ai primi posti in Europa se non nel mondo. D'altronde lui, il burattino, è un mago nelle false promesse. Ma proprio sulla scuola riesce a dare il peggio di sé, nel confronto tra promesse ed una realtà che, grazie a lui ed alle renzine, peggiorerà ulteriormente. Perché, nella logica del risparmio ad ogni costo, molte scuole in sempre più province hanno deciso che, da quest'anno o dall'anno prossimo, si eliminerà il sabato sui banchi, per spalmare le ore nei 5 giorni precedenti. In pratica, nel migliore dei casi, si passerà così a 6 ore di insegnamento quotidiano. In genere continuativo, senza sosta. Dunque, secondo i grandi cervelli che sgovernano il Paese e la scuola, dalle 8 alle 14. Qualsiasi imbecille sa bene che la curva dell'attenzione si abbassa sensibilmente con il trascorrere delle ore. Si abbassa anche sul finire di ogni ora, se mancano minuti di recupero. Dunque c'è da immaginarsi l'efficacia della lezione nella sesta ora. A stomaco vuoto, per di più. Ma i grandi cervelli del ministero, dei provveditorati, delle province per non parlar dei presidi, ignorano un altro aspetto. Alle superiori il pendolarismo è estremamente diffuso. Perché, lorsignori probabilmente ignorano anche questo, l'Italia è un Paese montuoso e nelle vallate di Alpi ed Appennini le scuole superiori sono numericamente scarse. I ragazzi affrontano lunghe trasferte per raggiungere licei o istituti tecnici. Per essere a scuola alle 8, considerando l'indecente servizio offerto da treni e corriere, si parte anche un'ora prima, quando basta. E anche per attraversare le città, grazie al pessimo servizio di trasporto locale, si parte con largo anticipo. E si rientra con ampio ritardo. A che ora avranno un pasto caldo, tutti questi ragazzi? Al ministero forese non lo sanno, ma sulle Alpi e sugli Appennini in autunno ed in inverno non fa caldo. Piove e nevica. Sicuri che siano le condizioni migliori per uno studio che renda davvero? Sicuri che in queste condizioni i risultati siano fantastici? Quando cominciano a studiare a casa? O i grandi cervelli, che non son mai saliti su un treno di pendolari, pensano che si possa studiare, a digiuno e al freddo, stando in piedi su treni superaffollati? Ma il burattino e le renzine metteranno a disposizione le nuove tecnologie. Basta con obsoleti libri di carta, che costano. Si risparmia e si usano gli Ipad, i tablet. Ovviamente al ministero non si sono accorti dell'allarme degli oculisti che hanno evidenziato un incremento enorme dei problemi visivi proprio in relazione all'utilizzo deki nuovi apparecchi. Forse non avremo una generazione di studenti super preparati, ma avremo una generazione di ragazzi malati (quando avranno il tempo per lo sport?) e con problemi di vista. Già, ma con il sabato libero potrà aumentare il turismo. Come se il problema fosse il tempo libero e non la mancanza di soldi per approfittarne. A luglio o agosto le famiglie, ragazzi compresi, sono in vacanza. Ma il turismo crolla lo stesso.

venerdì 19 settembre 2014

La Scozia ha perso, ma il 45% degli scozzesi ha votato per la libertà

La Scozia ha scelto di restare insieme all'Inghilterra. Ha perso l'appuntamento con la storia, ma il 45% di voti per la libertà non sono pochi. Il successo degli unionisti era, in fondo, scontato. Troppi pensionati, in Scozia. Ed i pensionati si sono spaventati di fronte all'offensiva della City sostenuta dai media. Il futuro non era più sicuro ed allora meglio non abbandonare la via vecchia per la nuova. Occorre esser giovani dentro, per sognare, sperare, pensare al futuro. I vecchi scozzesi han preferito pensare al presente, alle dentiere ed ai pannoloni. In cambio, però, la Scozia otterrà molto. Non solo in termini economici - come pensano i disfattisti storici pronti a criticare tutto e tutti - ma anche sotto l'aspetto politico. Un Parlamento ed un governo scozzese, con ampi poteri, non sono proprio risultati da poco. Si poteva avere di più, con l'indipendenza, ma piuttosto che niente è meglio piuttosto. Resteranno le basi militari imposte da Londra, il welfare non sarà come quello auspicato. Ma il terrore che ha pervaso Londra, i banchieri, gli speculatori, è evidente. Un primo passo è stato comunque compiuto. Verso la disgregazione di Stati che non hanno più ragione d'essere, fermi ad un modello napoleonico che è strasuperato. La Scozia libera avrebbe rappresentato anche un colpo definitivo per la costruzione di questa Unione europea fasulla. Ma i percorsi si fanno anche con i primi passi. Che non sono neppure tanto piccoli, considerando il 45% dei voti per la libertà. Ma è inutile sognare un Ordine Nero inesistente, che porti un'idea imperiale su un Europa marcia e in disfacimento morale prima ancora che economico. L'Ordine Nero non c'è, ed i percorsi si affrontano con chi vuol camminare insieme. Anche se non è un Cavaliere dell'Ordine. Prendendo ciò che, di buono, ciascuno sa e può dare. Persino la Perfida Albione ha dimostrato qualche aspetto positivo. Perché non si è opposta al voto della Scozia per la libertà. Londra ha minacciato e blandito, ha promesso di tutto e di più. Ma ha accettato l'idea del voto. A differenza di quello che sta facendo Madrid con la Catalogna o Roma con il Veneto. Ma i Cavalieri dell'Ordine sono convinti che i diritti dei popoli vadano rispettati con geometrie variabili. E se l'inno di una squadra di calcio, intonato in un solo stadio, diventa un momento magico e pure "rivoluzionario, espressione di una volontà di un popolo", l'inno di una nazione non riconosciuta, intonato dai tifosi di più squadre in vari stadi di calcio e di rugby, viene definito "solo fuffa". Il disprezzo di tutti gli altri: il modo migliore per non ottenere risultati. Si può sempre sognare qualcosa di perfetto, qualcosa di meglio. Ricordandosi, però, che il meglio è nemico del bene