lunedì 10 marzo 2014

Destre europee, senza rete non vinceranno mai

Ha sicuramente ragione Gabriele Adinolfi quando esalta il coraggio, la determinazione, magari anche il successo di Pravy Sector, a piazza Maidan. E ha pure ragione quando spiega che non ci si deve fossilizzare sugli incontri dell'ultradestra di Kiev con personaggi che non a tutti piacciono. La politica si fa parlando anche a chi non condivide gusti e scelte. E lo stesso vale, ovviamente, per gli ungheresi di Jobbik accreditati, secondo La Stampa, del probabile voto di un giovane ungherese su tre. Onore e rispetto per chi ha combattuto con coraggio e, forse, ha anche vinto. Però poi emergono i dubbi, i problemi. Certo, Pravy Sector ha dichiarato che l'accordo con la disatrosa Unione europea potrà essere firmato solo sulla base degli interessi ucraini, sul rispetto dell'autonomia ed indipendenza di Kiev anche nei confronti degli eurocriminali dell'economia di Bruxelles. Però gli altri vertici di Kiev sono pronti ad accordarsi con l'Ue a prescindere dai desiderata dell'estrema destra. Chia ha combattuto con coraggio, dunque, rischia seriamente di ritrovarsi emarginato, schiacciato da interessi ben diversi da quelli per cui ha lottato. l'Onore ed il rispetto restano, i dubbi sulle conseguenze pure. Soprattutto sulle conseguenze per l'Italia. La prima conseguenza, sicura, è che ci ritroveremo a pagare miliardi di euro per aiutare le disastrate casse ucraine. In cambio di nulla, ovviamente. Perché a pagare saremo noi, i tedeschi, i francesi, pochi altri. Mentre ad incassare commesse ed intese economiche saranno tedeschi e americani. Non proprio un grande affare. Ma, forse, il coraggio di piazza Maidan risveglierà la dormiente destra italica, quella che passa le acque a Fiuggi nell'indifferenza generale o quella che si accorda con Berlu sperando in uno strapuntino. Tutto può succedere, certo, ma le propabilità del risveglio sono minime. Anche perché, sino ad ora, le ricadute italiane del risveglio internazionale proprio non si son viste. L'Ungheria che ha sfidato Bruxelles, la destra e l'estrema destra di Budapest, cosa hanno organizzato a livello internazionale per coinvolgere le forze alternative italiane? E da Pravy Sector quali segnali arrivano di una collaborazione, concreta, con le stesse forze alternative? Il male non tanto oscuto ma chiarissimo delle destre europee è sempre stato lo stesso: ciascun per sé e non sprecarsi oltre qualche applauso o invito a cena. Una strategia comune? Un'iniziativa congiunta che vada oltre la presentazione di un libro? Per trovare una sponda in Italia, il Fn francese ha dovuto puntare sulla Lega Nord. Jobbik e Pravy Sector si entusiasmeranno per l'assise di Fiuggi? Per la tattica di Storace? Per le iniziative culturali dei gruppi che sono al di fuori dei partiti? Esistono analogie tra l'estrema destra dell'Est ed i russi: l'incapacità totale di passare dalla fase muscolare alla politica del soft power. Anche laddove le destre, nelle varie forme, sono arrivate al potere, sono state sconfitte proprio sui progetti culturali, politici, di inserimento. Jobbik lavora bene, ma non esce dai confini. Il Fn diventerà forse il primo partito, ma è privo di una dimensione che vada oltre i confini nazionali. Manca, totalmente, la capacità di far rete. E gli avversari, i nemici, sanno sempre approfittare nel migliore dei modi di queste carenze. Improbabile che sia la destra italiana a farsi carico del problema per acquisire un ruolo strategico: incapaci di mettersi in rete (non insieme, che è un'altra cosa) sul territorio nazionale, incapaci di lasciare a casa i responsabili delle peggiori sconfitte, non hanno alcuna qualità per guidare un processo che sarebbe fondamentale. E che, se non attuato, rischia di trasformare ogni successo in un fuoco di paglia.

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