martedì 18 marzo 2014

Programmi per l'Europa? Per il centrodestra non contano

Berlu sì, Berlu no. In Italia, in Europa. Parte la campagna elettorale per le elezioni europee e, come al solito, si evita ogni accenno al programma, alle proposte, alle idee. Il dilemma fondamentale è se Berlu può candidarsi o meno. Come se la sua presenza, nel simbolo, non fosse comunque straprevista. Ma perché? Per far cosa? D'accordo, una bella battaglia sul diritto all'agibilità politica dell'opposizione. E poi bla bla bla. Ma quale Europa vogliono i tifosi di Berlu? E quale Europa vuole lui, il signore di Arcore? In fondo gli italiani, come gli altri europei, sarebbero chiamati a votare proprio per questo. Per disegnare l'Europa degli anni a venire. Non per offrire una passaporto a Berlu in modo che vada a spasso per il mondo come prima. Invece niente. Programmi che restano nella testa degli Dei. E che non vengono comunicati al volgo, perché il volgo conta solo per mettere una croce su una scheda. E mentre i forzitalioti sono impegnati nella fondamentale raccolta di firme su una candidatura, gli alleati-rivali non è che se la passino tanto meglio. Ncd è alle prese con il tentativo di sopravvivenza, ma occupando tre quarti del tempo ad adulare Renzi non è che si conquistino posizioni. Certo, si conservano le poltrone, ma anche alla corte di Alfano dovrebbero aver capito che, forse, prima o poi si tornerà a votare e difficilmente i cortigiani di Matteo otterranno consensi tra chi è contrario al burattino fiorentino. Mentre quelli che, italicamente, sono già saltati sul carro del vincitore in soccorso del nuovo padrone, sceglieranno l'originale del Pd invece della brutta copia alfaniana. E i fardelli d'Italia? Non pervenuti. Troppo diversi i tre leader, troppo distanti le posizioni all'interno. Sono i disastrosi effetti della squallida esperienza di An. Anima sociale e liberista, guerrafondai e pacifisti, ambientalisti e cementificatori. Difficile conciliare tante diversità. Soprattutto quando manca un canale quotidiano che indichi la linea, che comunichi le scelte. Non soltanto ai militanti, ma ai potenziali elettori. Invece si preferiscono i giochini idioti da palazzo in fase di crollo. Inviti patetici alle altre formazioni della mitica area affinché entrino nelle liste comuni di Fdi. In quale posizione? Con quali possibilità? In Piemonte il vertice dei Fardelli ha garantito che le potenzialità elettorali variano dal 4 al 7% (non male come forchetta), ma ci sarebbe da divertirsi nel vedere i criterio con i quali sarebbero messi in lista eventuali candidati di formazioni alleate. D'altronde se non si riesce ad esprimere un candidato comune del centrodestra, come si fa a pensare che le stesse persone sarebbero in grado di guidare una regione? Mentre il candidato del centrosinsitra, Chiamparino, dilaga sui giornali, in tv, presenta programmi, cerca alleanze, illustra progetti. E mentre anche i grillini sono già scesi in campo. Il centrodestra, invece, si interroga. Sul nome di un candidato, sulla notorietà di un altro. In base al concetto che competenze e professionalità non contano nulla, ma che bisogna puntare sull'appeal. La medesima strategia che aveva portato alla fondamentale e vincente candidatura per le elezioni comunali torinesi. Gioventù e tanto appeal. Risultato: la peggior disfatta di sempre contro un candidato della sinistra come Fassino senza appeal e di età avanzata. Il nuovo che non avanza distrutto dall'emblema della vecchia politica. Ma il centrodestra la lezione non l'ha proprio capita.

1 commento:

  1. E cercare di mandare il centrodestra a scopare il mare, dando fiducia all'unico movimento veramente nazionalista, antieuro, con un programma serio e da sempre coerente, come Forza Nuova?

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