martedì 20 maggio 2014

Alba Dorata, uno schiaffo alle destre italiane

Con i dirigenti in carcere, con i militanti assasinati, Alba Dorata raddoppia i consensi ad Atene, sfiora il 17% e manca per un soffio il ballottaggio. In Grecia, a due bracciate dall'Italia, non in America Latina o in Giappone. In quella Grecia che, secondo i sondaggi, sarebbe stata ormai disgustata dai populismi e avrebbe riconosciuto il grande e positivo lavoro fatto dai figlie della troika. Si è visto quanto sia stato apprezzato questo lavoro di bassa macelleria sociale. Tsipras, con Syriza, è il primo partito ad Atene, aumentano i partiti nuovi che non si riconoscono più nelle vecchie formazioni, spariscono i socialisti del Pasok. Resiste solo Nuova Democrazia, una sorta di centrodestra all'italiana. Ma è proprio il dato di Alba Dorata a suscitare la sorpresa (in genere privata, perché è meglio non parlarne in pubblico) degli opinionisti, dei dis informatori professionali che avevano parlato e scritto di "crisi irreversibile del partito neonazista greco". Se la crisi irreversibile porta a raddoppiare il consenso, chissà cosa succederà quando saranno in crescita. Se Alba Dorata, in situazioni di emergenza giudiziaria e pure di agibilità fisica, riesce a vincere, qualcuno in Italia dovrebbe chiedersi perché le destre dell'ex BelPaese riescono a perdere nonostante le ospitate in tv, la campagna elettorale senza ostacoli, la crisi economica che dovrebbe suscitare rabbia e timori. La prima risposta è che la colpa, come sempre, sia di questo popolo italiano di inetti e di vigliacchi. Di pecore che applaudono il padrone e marciano felici verso il macello. Ma non ci si può fermare all'analisi da bar. Perché le pecore italiane si entusiasmano per il burattino e non per un leader che guidi la proptesta contro burattini e burattinai? Già, perché? Forse perché la protesta è stata lasciata a Grillo. Che ha perfettamente ragione quando spiega che il suo movimento ha intercettato la protesta e incanalato la rabbia. D'altronde qualcuno, a destra o a sinistra, ha provato a contrastarlo sul medesimo terreno? Tra Vendola che si impegna in telefonate pappa e ciccia con i vertici dell'Ilva ed i vertici delle destre impegnati ad esaltare ogni repressione contro le proteste, chi è davvero arrabbiato e disperato a chi deve rivolgersi? Alla sinistra intellettual-chic di Tsipras Italia? O alle formazioni residuali e terminali di un'estrema destra che non c'è più? Sapendo che gli sbarramenti alle europee elimineranno i piccoli movimenti e, soprattutto, i loro leaderini. Ma anche chi supererà il 4%, rimarrà molto ma molto lontano dai risultati di Alba Dorata o di Jobbik in Ungheria. E non è una questione di seggi e di rappresentanza nei parlamenti e nei consigli comunali o regionali. Il problema, vero, è la rappresentatività di un popolo. Non servono le solite giustificazioni che non giustificano alcunché. Buscaroli, in un ottimo libro sulla crisi italiana dal dopoguerra ad oggi ("Una nazione in coma"), ricorda come, in piena era di epurazioni, docenti universitari fascisti e non rinnegati riuscivano a garantire carriere universitarie a giovani universitari altrettanto fascisti. Carriere che non servivano solo per assicurare un posto di lavoro ed uno stipendio, ma per avere un ruolo culturale e politico di vertice. Ma le destre residuali che chiedono i voti questa domenica, quali ruoli hanno offerto? Chi è andato a sedersi nelle comode poltrone della Rai ha garantito, tutt'al più, qualche ballerina e qualche autista. E basta. Per poi andare in giro a lamentarsi della mancanza di opportunità offerte all'area, non appena la poltrona comoda è stata tolta da sotto al deretano. Si è rinunciato alla protesta, si è rinunciato alla proposta, si è rinunciato a tutto pur di non dar fastidio al potere. Ed ora, solo perché si è alla fine della campagna elettorale, si rispolvera qualche vecchio slogan di battaglia. Poi, però, arriva Alba Dorata e dimostra come si possa ancora far politica. Anche in Grecia, ma non in Italia.

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