venerdì 9 maggio 2014

Expo 2015, mettiamo in vetrina il peggio del peggio

Il mondo cambia a velocità crescente - e se ne parlerà, ad inizio luglio, nel work shop annuale del Nodo di Gordio a Pergine Valsugana - ma l'Italia resta ferma agli anni 90 ed anche a prima. Non ci si schioda da Tangentopoli. E non solo come idea di macostume e di malaffare, anche con i medesimi personaggi. D'altronde bisognava risarcire, in qualche modo, il "compagno G" (Greganti) che era finito in galera all'epoca ma non aveva mai parlato ed aveva salvato, in questo modo, il Pci. Ed allora rieccolo all'Expo milanese. In compagnia di ex Dc. Di ex qualsiasi cosa. Ma, in fondo, è giusto così. Se l'Expo 2015 deve essere la vetrina del made in Italy, cosa c'è di più tipico di questa Italia? Il malaffare, le tangenti, la nomina di incapaci ed incompetenti. Il tale ha provocato disastri ovunque sia stato collocato? Benissimo, un posto all'Expo se l'è meritato. Vogliamo mica offrire al mondo l'idea di un'Italia di poeti e navigatori? Meglio oscuri naviganti nella melma tangentizia. Vogliamo mica offrire al mondo l'idea che questa sia la patria di Michelangelo, di Leonardo, di Brunelleschi? Macché, presentiamo quei due osceni giuanduiotti di vetro davanti al Castello Sforzesco. Perché il fascino del passato deve essere oscurato dalla volgarità del presente. In fondo siamo il Paese perfetto per ospitare le delegazioni in arrivo da tutto il mondo. Perché a fronte delle porcate architettoniche, degli scandali, dei ritardi, delle incapacità, tutti gli altri Paesi si sentiranno migliori. Dilettanti allo sbaraglio. Ma ci penserà il burattino con qualche discorso di un'ora sul nulla cosmico a raddrizzare la situazione. Perché i media di servizio - qualcuno li definiva journaille, contrazione di giornali canaglia - osanneranno il prode burattino ed esalteranno le magnifiche sorti e progressive dell'Italia. E tutti saran pronti a credere e seguiranno il pifferaio fiorentino sino al salto nell'abisso. Fantastica, l'Italia dell'Expo. Il peggio del peggio a gestire l'esposizione di quello che dovrebbe essere il meglio del meglio. Nel frattempo la Cina si è comprata l'Africa, sta investendo risorse immense in America Latina, punta al settore bancario della Turchia. E se ne frega dell'Italia. Meglio, certo. Ma forse bisognerebbe chiedersi perché non siamo interessanti neppure come preda. Solo i marchi del lusso, peraltro già ampiamente in mani straniere, e qualche eccellenza alimentare. Ma i nostri tangentisti non intyeressano a nessuno?

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