giovedì 15 maggio 2014

Expo, andare avanti senza ladri. E senza imbecilli

Come gli orologi fermi, che due volte al giorno indicano l'ora giusta, anche il burattino Matteo a volte può aver ragione. Come nel caso dell'Expo di Milano. Non si può e non si deve fermare la macchina della dis organizzazione. Non si può e non si deve rinunciare alla vetrina mondiale, anche se la funzione di un'Esposizione universale è molto cambiata rispetto alle edizioni di oltre 100 anni or sono. Nel bene e nel male (più nel male) la macchina è partita. E bisogna far scendere i malfattori, ma proseguendo nel percorso. Insieme ai malfattori, e questo è un compito dei magistrati, bisognerebbe però far scendere anche gli imbecilli, gli incapaci, i raccomandati. E questo è compito della politica, delle fondazioni bancarie, dei centri di potere di ogni ordine e grado che hanno riempito la struttura dell'Expo di incompetenti di "buon comando". Perché l'ex magistrato Giancarlo Caselli chiede una svolta etica immediata, ma poi si dimentica che una svolta etica comporterebbe anche la cacciata di chi è stato collocato all'Expo dai suoi amici del "Sistema Torino". Invece, in Italia, l'etica significa soltanto cacciare chi si è fatto beccare con le mani nel vasetto della marmellata. E pare quasi che l'etica italiana non preveda l'onestà, ma solo la furbizia del non farsi scoprire. In fondo ci siamo abituati. Siamo rassegnati. Però l'Expo non è soltanto una "cosa nostra". E' la vetrina per presentarci al mondo come Paese creativo ed innovativo, attento alle tradizioni alimentari e pronto ad avere un ruolo di leader anche in questo ambito. L'alimentazione come eccellenza italiana e come simbolo di altre eccellenze italiane. Ma tutto questo come si concilia con i troppi incapaci che se occuperanno? Un problema di etica, ma anche di opportunità, di intelligenza. Come gli imprenditori che affidano al figlio deficiente la comunicazione, convinti che non sia importante (errore strategico colossale), così anche la classe dirigente di questo Paese ha pensato di poter collocare all'Expo tutti i rimasugli di casa, i personaggi di nessun conto parcheggiati in qualche (ben pagata) soffitta o in qualche scantinato dorato. E con questa gente l'Italia vuol presentarsi al mondo. Che, al contrario, manderà a Milano uomini e donne capaci, competenti, in grado di trasformare la vetrina mondiale in occasioni di incontri, di affari, di alleanze. Ed allora, come dice il burattino, andiamo avanti. Fermando i ladri, ma fermando anche gli imbecilli.

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