martedì 7 ottobre 2014

E' autunno, cadono gli ascolti tv

Non bastava il crollo dei programmi televisivi dedicati al dibattito politico o, più spesso, alla rissa tra politicanti. Ora anche i pilastri dell'intrattenimento famigliare vacillano. I Cesaroni, su Canale 5, sono stati surclassati (Auditel dixit) dall'improbabile buonismo del Restauratore Lando Buzzanca. Già, in linea con gli ordini di scuderia della "mamma di Dudu", anche i Cesaroni si sono adattati al politicamente corretto, tra famiglie allargate, figli illegittimi e fratello gay. D'altronde chi non ha almeno un parente omosessuale in famiglia? Evidentemente più di quanti pensino Pascale e Canale 5. Così chi si è stufato dell'omomania in tutte le salse si è sintonizzato sul melenso filmettino di Rai 1. Tanto per chiarire a Berlu che il suo servilismo nei confronti del burattino servirà per ammorbidire la magistratura, ma non porta successi in tv e neppure in politica. Quanto ai talk show politici, più che un calo si tratta di un crollo. Caduta verticale degli ascolti, generalizzata. Inevitabile, peraltro. Non si possono avere i tg che incensano il burattino, lo lodano per ogni sospiro, si lanciano in interviste zerbinate e poi, la sera, pretendono di essere credibili quando fingono di cercare la verità in un dibattito. Dove gli ospiti sono, in prevalenza, gli stessi che hanno appena finito di votare per gli stessi provvedimenti ammazzaItalia. I problemi sono gravi, ma non più di tanto, per Rai e Mediaset. Ma sono drammatici per Cairo e La 7. Perché Rai e Mediaset possono comunque contare su un'altra programmazione. Dai talent per decerebrati (ma, considerando le scelte elettorali, il pubblico di decerebrati è vasto) alle serie televisive americane, dagli sceneggiati ai programmi di giochi. Vinca il meno peggio, ma 3-4 milioni di ascoltatori non sono pochissimi. Per Cairo, invece, è tutt'altra storia. Lui ha seguito per la campagna acquisti la stessa logica che ha usato come presidente del Toro, soprattutto agli inizi: acquistare nomi invece di campioni. Così il Toro si era ritrovato con il blso Coco che compariva sulle copertine dei settimanali di Cairo, ma in campo scompariva di fronte a qualsiasi avversario. Recoba, invece, non finiva neppure sulle copertine. Lo stesso per la tv. Si è preso e tenuto Santoro, ormai completamente bollito, ripetitivo, inutile. Con una trasmissione inguardabile perché insopportabile. E quest'anno si è comprato Floris, convinto di fare il botto. Invece un flop. Perché inserito in una squadra (quella della 7, non quella del "di martedì") priva di gioco, priva di allenatore, priva di idee. Mentana ha bisogno di traino, perché da solo non funziona più. Le nuove leve latitano. C'è ancora Crozza, il Cerci della 7. Con il rischio che Cairo rinunci al suo gioiello per sostituirlo con l'Amauri di turno: a costo zero, ma con zero goal. Perché "braccino" Cairo ha uno strano concetto degli investimenti. Ed a forza di incassare e di risparmiare, si consumano anche i giocattoli che funzionano.

1 commento:

  1. Buon segno che i nostri media del k... non piacciano più a chi li subisce da decenni.

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