giovedì 8 gennaio 2015

Terrorismo islamico: l'Italia rischia poco

Per ottenere un po' di visibilità, l'inutile Alfano parla dei gravi rischi che corre l'Italia per il terrorismo islamico. E minaccia di togliere il passaporto a chi parte per andare a combattere con l'Isis. Che minaccia! Oltre 150 Mila clandestini entrano ogni anno in Italia senza passaporto, ma Alfano non lo sa. Comunque i rischi per il nostro Paese sono limitati. Innanzi tutto perché l'Italia non ha ruoli da protagonista sullo scenario mondiale. Non è stata l'Italia, ma la Francia, a scatenare l'assurda guerra in Libia. Non è stata l'Italia, ma la Francia, a sostenere i ribelli in Siria. E a forza di seminare vento si raccoglie tempesta. Per l'Italia i rischi sono legati soprattutto ai cosiddetti "lupi solitari", ossia degli sfigati isolati che possono compiere atti di portata limitata. Possono, in auto, investire un gruppo di passanti; possono accoltellare qualcuno. Ma sono molto limitati i rischi di azioni terroristiche pianificate e di grande portata. Per il semplice motivo che non vale la pena. Purtroppo non è una battuta: i terroristi non hanno interesse a spaventare una popolazione vile e distratta. Se i 12 morti di ieri fossero stati italiani, sarebbero stati dimenticati nelle code per i saldi o cancellati dalle polemiche per il derby di Roma. Perché sacrificare dei combattenti per imporre all'Italia ciò che viene concesso senza neppure bisogno di chiedere? L'Italia ha rinunciato al dialogo, al confronto con l'Islam per passare direttamente alla sottomissione paventata da Houellebecq. Quando gli esponenti del Nodo di Gordio - ormai considerati uno dei più autorevoli think tank italiani di geopolitica - vengono invitati a tenere relazioni nei Paesi islamici, non pretendono certo di essere accolti con piatti di prosciutto. Ma quando i vertici degli stessi Paesi islamici vengono accolti in Italia dal Nodo di Gordio, non pretendo assolutamente che gli italiani rinuncino a due fette di salame innaffiate da vino rosso. Questo è rispetto, che per essere tale deve essere reciproco. E sulla base del rispetto reciproco si può partire con il dialogo e con un confronto proficuo. Invece gli insegnanti ed i presidi italiani che cancellano le tradizioni del nostro Paese per omaggiare ospiti spesso non invitati, non creano opportunità di dialogo ma solo occasioni di tensione. A parte che dimostrano la loro totale ignoranza. Gesù e' un profeta, per gli islamici, dunque non possono essere offesi dalla celebrazione del Natale. Ma cancellare i nostri simboli e le nostre tradizioni vuol solo dire che l'Italia si arrende alle tradizioni altrui, alle imposizioni di chi arriva. E questo determina un senso di onnipotenza negli invasori, nei sopraffattori. Gli islamici trattano e si confrontano da pari a pari con chi  ha una tradizione, una cultura. Con chi ha coraggio e dignità. Ed il confronto, in questi casi, porta al rispetto. Con insegnanti e presidi ignoranti si creano solo condizioni di frustrazione, di rabbia, di disprezzo. Si tolgono prosciutti e salami ai bambini italiani per non offendere i bambini islamici (che non sono obbligati a mangiarli), poi si toglierà la carne bovina per non offendere gli animalisti, poi uova e formaggi per non offendere i vegani. E poi, forse, si capirà che è meglio eliminare insegnanti, presidi ed assessori vigliacchi ed ignoranti.

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