martedì 12 maggio 2015

Addio Forza Italia, ma anche Fdi non sta bene e cresce Sovranità

Silvio cucù, Forza Italia non c'è più. I disastri elettorali in Trentino, a Bolzano, in Valle d'Aosta sanciscono il tramonto definitivo di un partito e del progetto che lo sta accompagnando. Se Berlu fosse ancora lucido, i risultati sancirebbero anche la fine dei suoi pessimi consiglieri, del suo entourage, di chi ha avuto l'idea geniale di premiare - per l'ennesima volta - candidati pessimi e rifiutati dagli elettori. E chi è il grande stratega che sogna ancora il partito dei moderati, da inserire in un ridicolo partito repubblicano in salsa italo-americana? Se dopo gli anni del Grigiocrate Monti, dell'imbelle Letta e del bugiardissimo Renzi gli italiani sono ancora moderati, allora significa che possono tranquillamente votare Pd ed aspettare le nuove fregature decise dai Serra di turno e fatte passare attraverso il governo del bugiardissimo e delle renzine. Gli altri italiani, quelli che non ne possono più di tagli e sacrifici, non sono moderati, sono incavolati neri. E non hanno più voglia di votare le ex veline invecchiate e stiracchiate imposte dal cerchio magico di Berlu. Incapaci, incompetenti, arroganti. Persino Toti - ed è detto tutto - si è improvvisamente accorto dell'inadeguatezza dei candidati. Ma mica si cambia verso. Anzi, si procede sicuri verso il baratro finale. Non è che sia andata meglio al partito della Meloni. Ma quando dalle periferie del Paese si prova a spiegare che il romano centrismo di Fdi e' assurdo, arrivano immediatamente smentite e precisazioni. Invece ci sono 55 milioni di italiani che se ne fregano della Garbatella e del Testaccio. E le riprove non mancano, anche se, a Roma, si continua a far finta di nulla. Anche di fronte agli scandali che emergono in periferia e che coinvolgono esponenti di Fdi. Provare a cambiare atteggiamenti, no? Provare ad utilizzare il tesoro di An per qualche iniziativa che vada oltre le comparsate televisive in romanesco? Anche perché, sul fronte destro, Sovranità appare - laddove presenta candidati credibili - in grado di conquistare consensi soprattutto tra chi non andava più a votare. Inevitabile, dunque, che il leader dell'area sia diventato Salvini. La sua Lega cresce, raggiunge traguardi mai sfiorati in precedenza. Anche se resta ancora lontana da Grillo che si rafforza al secondo posto dietro al Pd che perde pezzi ed elettori. Ma il bugiardissimo e' felice. Senza Civati, presto senza Fassina, sposterà il Pd sempre più verso i moderati soddisfatti, verso quegli imprenditori che banfano ma non investono, che vogliono più clandestini da sfruttare e meno italiani da pagare. Il suo partito della nazione, una gran brutta nazione.

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