sabato 23 gennaio 2016

Popolo di debitori. Dolci intervista Renzaglia




Un popolo di debitori (Safarà Editore, 2014, pag. 100. Euro 10) è stato recentemente presentato a ImperiaL’autore è MiroRenzaglia e la prefazione, di Ivan ButtignonTema attuale escottante, anzi meglio al plurale (temi attuali e scottanti: debito, inflazione, usura, banche, parametri europei, etc. etc.) quelli che l’autore affronta nel libro. Volume perfettamente lapidario nel tracciare un ritratto di chiara e lucida “schiavitù” monetaria manon solo. E l’ombra inquieta del maestro Ezra Pound si aggira tra le rovine della società, a monito di ciò che vaticinava - deriso edincompreso - nei tempi passati. Eppur non tutto è perduto. Perché l’autore vuolsi alla distruzione ma con il fine di ricreare. Un pensiero del pensare limpido, forse. Come da miglior artista. Per inciso ed a chiusura, il volume è agile in tutto il suo essere di forma e contenuto. Non aggiungo altro per non perdere tempo in futili chiacchiere… Però mi pregio (rovistando nei cassetti di EzraPound – L’ABCIl carteggio Jefferson-Adams - e chi da lui) di lasciare tracce di perfezione. Il resto all’autore. 
Renzaglia, libro giusto al momento giusto o ingiusto che dir si voglia?Siamo abituati a subire gli effetti dell’economia ma non siamo educati a capire né le cause che la sottendono né le dinamiche che la muovono. Non è un caso che una materia così come l’economia, decisiva a determinare scelte anche minime della nostra vita quotidiana non venga insegnata obbligatoriamente fin dalle elementari, relegata com’è a studi superiori e specialistici.Quindi, dovrei risponderti di sì: è un libro giusto al momento giusto, vista la crisi economica che ci strangola da qualche anno. Ma non sono né presuntuoso né ottimista e perciò ti rispondo a mia volta con un punto interrogativo: chi può dirlo?Interesse come grimaldello del male
 Interesse come male. Punto… 
Banche e banchieri. Quando hanno iniziato ad ammalarsi e perché non c’è stata la giusta cura? Le banche godono di ottima salute e se, talora, si ammalano – vedi il caso recente di Banca Etruria – c’è sempre pronto pantalone-stato a risanarle. Può pantalone-stato che dipendetossicologicamente dalle banche permettersi di non soccorrere i suoi spacciatori di credito? Sì, potrebbe: ma prima dovrebbe disintossicarsi dal debito… 
Diceva Pound nel 1943: «La guerra è parte dell’antica lotta tra l’usuraio e il resto dell’umanità: tra l’usuraio e il contadino, tra l’usuraio e il produttore, e infine tra l’usuraio e il mercante, tra l’usurocrazia e il sistema mercantilista». Usura-io, giù la maschera?
 Diciamo la verità: all’inizio non furono le banche (fulcro e motore del sistema usurocratico) a volere che gli stati scatenassero le guerre… Furono gli stati a ricorrere ai prestiti dei banchieri per combattere le loro guerre poco sante perché, comunque, avevano e hanno sempre e tutte finalità di egemonia economica… Quando i banchieri si accorsero che bè, sì, insomma le guerre erano un buon affare soprattutto per loro, gli stati erano già indebitati e per i banchieri fu gioco facile creare (o sfruttare, come capitò nella II guerra mondiale) le occasioni per indurre i governi a scatenarsi nei macelli bellici…
Capitalismo - come il colesterolo - quale? Capitalismo industriale & Capitalismo finanziario, sempre o quasi a braccetto?
Nel libro credo sia sufficientemente raccontato come il cancro-capitale sia quello finanziario (cioè quello che dai soldi non crea che altri soldi per lo squalo della finanza e solo per lui) ma come, anche, sia ormai quasi impossibile distinguere capitalismo finanziario da capitalismo produttivo
A proposito della figura di Adriano Olivetti, dell’articolo 46della Costituzione Italiana, della Tobin Tax e dell’IRI…
Mi chiedi di fare la sinossi del libro? Non togliere al lettore il piacere della sua lettura in originale…
Chi è “lo squalo”? E il “cannibale”? 
La lista è lunga ma non lunghissima… In fondo, si tratta sempre di “qualche centinaio di canaglie fanatici e incoscienti” ai quali un capo di stato del secolo scorso proclamava non voler concedere la libertà di rovinare il suo popolo… Poi, quel capo di stato ha fatto la fine che ha fatto (anche per colpa propria) e il popolo s’è fatto rovinare da chi pretende averlo liberato. Comunque, non mi piacciono le personificazioni: il vero maleficio è il sistemaliberista  che consente agli squali-cannibali, cioè agli ingegneri dell’alta finanza, di agire indisturbati 
Ezra Pound & Ezra Pound…. Denaro, economia e cultura… Aveva ragione lui? Inutile quasi domandarselo… 
Ormai sono in tanti a trovare ragione e a dare ragione, esplicitamente o implicitamente, a Ezra Pound che, del resto, non aveva fatto altro che annotare cose ultraconosciute dai secoli dei secoli o, almeno: dalla nascita della moneta e, fatalmente, periodicamente dimenticate. In questo caso, posso farti dei nomi di persone ragionevoli che ribadiscono, ampliano e aggiornano il detto poundiano, oltre all’ormai iconizzato Keynes: PaulKrugman, Thomas Piketty, Felix Martin. Aggiungerei anchel’italiano Geminello Alvi se non fosse, da sponde antroposofiche delineate da Rudolf Steiner, drasticamente contrario all’intervento dello stato nell’economia. Cosa che mi troverebbe d’accordo se magicamente sparissero gli speculatori della finanza e della moneta. Ma siccome questo è semplicemente utopico pensarlo, allora è meglio restare con i piedi per terra e rifarci al detto della Rivoluzione Francese che recita “Lo stato siamo noi”. Ein quantosiamo noi, meglio che sia lo stato a dettare regole e norme economiche piuttosto che venire chiamati in causa solo quando c’è da ripianare gli sconquassi che provocano i signorini – come li definisce proprio Geminello Alvi – “dell’aristocrazia finanziaria”.
Mario Draghi, il diavolo dell’acqua santa?
Vedo il diavolo, non vedo l’acqua santa… Non dimentichiamolo mai: l’attuale Governatore della Banca Centrale Europea è stato per undici anni, dentro governi di ogni tipo e colore, il grande liquidatore del patrimonio pubblico italiano. Qualcuno gliene è grato. Soprattutto quelli che hanno comprato a due lire  i nostri gioielli di famiglia.
“Casa dolce casa” e il Mutuo?
…e il “Salotto doppiopetto e le rate della seicento”? Scherzo, ma non troppo… Da qualche tempo mi sorprendo a pensare: megliomercenari nel Katanga o clochard nei sobborghi metropolitani che schiavi della propria casa, del mutuo, dell’affitto, delle bollette, l’amal’imula tasi, la rata condominiale e tutti gli accidenti che gravano sulla “casa dolce casa”… Comunque, per tornare seri,ritengo che uno stato degno di questo nome dovrebbe garantire l’acquisto della prima casa con prestiti a tasso zero, restituibili in un tot numero di anni a rate non superiori a 1/5 del redditoprocapite o, nel caso, familiare…
 Le agenzie di rating. Quante volte dicono la verità? Se la dicono… ovvio…
Mai. Le agenzie di rating mentono costituzionalmente. E se, a volte, capita che dicano la verità, è perché torna comoda agli interessi dei propri azionisti. 
In chiusura: e la Chiesa? 
Ormai è sotto l’occhio di tutti e non vale la pena infierire. In fondo, si tratta anche, e da molti secoli, di un’impresa economico-finanziaria. Perché stupirsi più di tanto che tocchi pure a lei essere contaminata dalla logica del profitto, della speculazione, dell’evasione fiscale, etc... etc…? Bergoglio sta cercando di fare un po’ pulizia. Anche perché e proprio perché ormai il malaffare è di pubblico dominio e sembrerebbe strana una posizione che non fosse di autodenuncia e recupero della credibilità. La mia impressione è che l’intrapresa di pulizia richiederà molti papati dopo il suo, per riuscirci (sempreché ci riescano).  Credo che Ratzinger si sia dimesso proprio perché aveva capito di non essere umanamente in forze per l’enormità dell’impresa.


2 commenti:

  1. Sempre una della menti più lucide di quell'area che una volta si definiva destra ma che ora sarebbe meglio ridefinire prima del collasso definitivo

    RispondiElimina
  2. Sempre una della menti più lucide di quell'area che una volta si definiva destra ma che ora sarebbe meglio ridefinire prima del collasso definitivo

    RispondiElimina