venerdì 4 marzo 2016

Anche Adinolfi contro Bertolaso: la disintegrazione del centrodestra

Mancava solo un nuovo partito nell'area vasta, ma deserta, del centrodestra. Vasta per i potenziali elettori, deserta di idee. Ma ora arriva il Popolo della Famiglia, espressione partitica del family day (manco fossimo a Londra). La nuova formazione assicura di non voler aver nulla a che fare con questa destra e questa sinistra, e sin qui non c'è nulla di male. Tutt'altro. Poi, però, pensa di candidare a Roma, per la poltrona di sindaco, Adinolfi. Quello sovrappeso, non quello che pensa. Un po' come quando il Fini politico subiva l'omonimia con il Fini intelligente (Massimo) e pure con gli incolpevoli tortellini. Ma l'Adinolfi Mario può rappresentare qualcosa, in politica? Fastidioso quando appare in tv, sembra più un prodotto mediatico che non un trascinatore di folle papiste in contrasto con lo stesso Papa. Però, se il progetto andrà avanti, persino il Popolo della Famiglia avrà un merito: contribuirà alla sconfitta finale di un centrodestra che, con le formazioni ed i personaggetti attuali, non ha alcun motivo di sopravvivere. Così come contribuiranno le liste che stanno nascendo in tutta Italia, a partire da Torino dove l'ex forzitaliota Roberto Rosso si è candidato alla guida di piccole formazioni di centrodestra mentre i partiti ufficiali non riescono ad individuare un candidato credibile. Il centrodestra non va a cercar la bella morte, ma si illude solo di salvaguardare qualche poltroncina, qualche sedia, va bene anche uno strapuntino. Ed allora ben vengano le formazioni nuove, che non avranno futuro ma che serviranno a spazzar via le incrostazioni partitiche al servizio di interessi privati. Dopo le sconfitte alle amministrative, forse qualcuno capirà che la montagna di soldi della Fondazione An deve servire per far politica. Oppure se la spartiranno i soliti noti, ma almeno si sarà fatta chiarezza definitivamente. Forse, però, di fronte all'insuccesso di candidati improponibili ma imposti ugualmente da circoli magici e tragici, le segreterie dei partiti si auto assolveranno ancora una volta, scaricando le colpe sugli elettori che non hanno capito, sulle date delle elezioni, sul voto comprato dal Pd con provvedimenti a pioggia. Mai fare autocritica. Mai accorgersi che la base si è stufata delle solite porcate. Se poi Adinolfi, quello grasso, dovesse prendere più voti di Bertolaso a Roma o Rosso più voti di Osvaldo Napoli a Torino, allora ci sarebbe davvero da divertirsi.

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