mercoledì 16 marzo 2016

Populisti nemici della stabilità? Meglio così

I populisti minano la stabilità, assicura un commentatore su LaStampa. Basterebbe questo per spiegare il successo, in tutta Europa, dei movimenti che i "sinceri democratici " definiscono appunto come populisti. Perché la stabilità significa povertà, criminalità, precarietà, mancanza di futuro. La stabilità significa un sempre più ristretto gruppo di gente sempre più ricca a fronte di ceti medi sempre più poveri e di poveri al di sotto della soglia di povertà. Significa sradicamento in nome dei capricci individuali e del cosmopolitismo obbligatorio. Significa schiavitu' spacciata per moderna flessibilità. Gli elettori cominciano a capirlo. Forse, in futuro, lo capiranno anche quelli che non votano. A patto che, prima, siano i politici a comprenderlo. Proprio su La Stampa, a fianco delle preoccupazioni di chi trasmette la visione del padrone, compare una riflessione intelligente di Orsina, politologo sempre interessante. E spiega, Orsina, che alla contrapposizione ormai obsoleta tra destra e  sinistra potrebbe sostituirsi quella tra establishment e anti establishment. Al di là dell'utilizzo dell'inglese, la prospettiva è interessante. E pure spiazzante. Perché obbligherebbe tutti a schierarsi in modo chiaro. Si vuole proseguire con questo sistema mafioso che tutela, in ogni parte del mondo, questa global class (tanto per insistere con un inutile inglese) a scapito di tutti gli altri? O si preferisce fungere da cinghia di trasmissione e di controllo al servizio di questo ceto dominante mondiale? Si vuole essere populisti a fianco del popolo o servi che sognano soltanto di entrare a far parte dell'altissima borghesia globalizzata? Una scelta chiara, che obbligherebbe la destra a ripensare se stessa e la sinistra ad abbandonare le rendite di posizione legate solo ad un inutile antifascismo o all'ormai altrettanto inutile anti berlusconismo. Indubbiamente non una scelta facile. Perché la destra dovrebbe abbandonare l'abitudine all'ossequio nei confronti di qualsiasi potente o dell'ordine costituito mentre la sinistra dovrebbe rinunciare al servilismo nei confronti della globalizzazione, dei consumi individuali come unica meta, della cancellazione di patrie e confini. Anche in questo caso, però, la rinuncia a sempre più ristrette basi elettorali potrebbe portare alla conquista di un popolo che diserta le urne perché disgustato dalla politica attuale. E, contrariamente a quanto sostenuto da Orsina, i populisti hanno già vinto anche in Europa. L'Ungheria, come denunciato più volte proprio dal quotidiano su cui scrive Orsina, è guidata dal populista Orban. Potrebbe essere solo il primo della serie

Nessun commento:

Posta un commento