giovedì 17 novembre 2016

Francia e Germania si preparano al voto che cambierà l'Europa

Dopo le elezioni americane, tocca all'Europa prepararsi al voto. Non soltanto quello per il referendum del bugiardissimo. Il 4 dicembre gli austriaci tenteranno di scegliersi il nuovo presidente, con la speranza di un risultato non condizionato dai brogli della volta precedente. E cominciano a muoversi le macchine elettorali in Germania e Francia. Difficile ipotizzare rivoluzioni a Berlino, con il voto del prossimo autunno. La Merkel, se deciderà di ripresentarsi, appare ancora la favorita, magari per la mancanza di avversari adeguati. La Spd non brilla e Afd è una formazione ancora troppo giovane per impensierire davvero Merkel. Tuttavia Afd potrebbe condizionare il risultato finale. Più incerta la situazione in Francia, con Marine Le Pen che ha lanciato il suo movimento in Blu (stesso colore scelto da Fitto in Italia) e con una rosa blu come simbolo. Contro di lei il centrodestra dovrebbe arrivare a schierare l'anziano Alain Juppé, nettamente favorito rispetto al mai rimpianto Sarkozy con Fillon come terzo incomodo. Mentre a sinistra i socialisti dovranno inventarsi un candidato meno perdente di Hollande. E dovranno fare i conti con l'ex ministro Macron che ha deciso di presentarsi per conto proprio, consapevole che l'abbraccio con i socialisti sarebbe mortale. Paradossalmente il vero candidato delle destre, intese nell'accezione conservatrice e liberale, sarà proprio Macron. Pessimo ministro sino a pochi mesi orsono, grande sostenitore delle tasse per il popolo e degli aiuti per i banchieri. Non a caso lavorava per banca Rothschild. Una sorta di bugiardissimo in salsa francese. E dal bugiardissimo ha copiato slogan per ricette fallimentari che non hanno fatto ripartire la Francia anche se il suo nuovo movimento si chiamerà "En marche". In realtà Macron potrebbe essere un ottimo alleato di Marine Le Pen. Perché sottrarrà voti non tanto ai defunti socialisti, quando al centrodestra che sta tentando di allinearsi sulle parole d'ordine del Front National. Se Macron si ritrovasse al ballottaggio con Le Pen, otterrebbe probabilmente buona parte dei voti socialisti ma non tutti. Perché è vero che la gauche caviar farebbe di tutto per frenare la corsa di Marine all'Eliseo, ma gli elettori delle fasce popolari, quei pochi che votano ancora a sinistra, non gradirebbero le politiche ultraliberiste di Macron e potrebbero disertare le urne o scegliere addirittura il FN. E lo stesso vale per il centrodestra che, dopo aver sposato al primo turno molte delle tesi di Marine, si troverebbe a dover indicare una scelta a favore di Macron per contrastare il successo del FN. Non è per nulla scontato che gli elettori del centrodestra seguano, in tal caso, le indicazioni dei vertici delle formazioni della loro area. Dunque tutto si muove in Europa. Tranne che in Italia. E la situazione francese è particolarmente significativa. Marine Le Pen era scomparsa da tempo dalle prime pagine dell'informazione-spettacolo. Si era ritirata a preparare programmi e strategie. Ed ora riappare pronta a lottare. Macron ha fatto altrettanto: si è dimesso dal governo, si è allontanato dai socialisti, ha studiato la situazione ed è partito per la campagna dell'Eliseo. Persino Sarkozy si era ritirato, in Valle d'Aosta, per studiare programmi e strategie. Tutti, insomma, hanno studiato e si sono preparati. Una fatica che sarà premiata solo in un caso. Ma una fatica indispensabile se si vuol fare politica seriamente. In Italia preferiamo gli slogan e le promesse da non mantenere. Una notevole differenza

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