lunedì 14 novembre 2016

In Bulgaria e Moldavia vincono i putiniani. Ma in Italia non si dice

Mentre la disinformazione radical chic si indigna per la minaccia di Trump di cacciare 3 milioni di clandestini con precedenti penali, e ignora che Obama ne ha cacciati 2 milioni e mezzo, in Europa si è tornati a votare. Non se ne sono accorti alcuni dei maggiori quotidiani italiani, ma in Bulgaria e Moldavia le presidenziali sono state vinte dai candidati filorussi. Un segnale chiaro, per nulla imprevisto. E proprio per questo, probabilmente, ignorato dalla disinformazione bobo. Anzi, dal partito di governo arrivano dichiarazioni curiose: Trump non è pericoloso di per sé, ma in quanto amico di Putin. Così, paradossalmente, le sanzioni contro la Russia decise da Washington ed imposte all'Unione europea, possono essere revocate proprio da Trump e rimanere in vigore per i servi sciocchi di questa sponda dell'Atlantico. Intanto, però, i voti di Bulgaria e Moldavia (insieme alla posizioni ormai note dell'Ungheria) indicano che il vento è cambiato anche nel Vecchio Continente. Dove c'è ancora qualcuno in grado di non pensare solo ad arricchire le cooperative che si occupano di migranti. C'è ancora qualcuno che si occupa degli europei e pensa che una nuova alleanza a due, tra Putin e Trump, schiaccerebbe l'Europa e la ridurrebbe all'irrilevanza totale. Solo un mercato dove piazzare le merci. Possibilmente quelle cinesi, perché anche su quel fronte l'Europa è totalmente assente. E l'eventuale intesa tra Usa e Russia porterebbe all'irrilevanza europea anche sulla costa sud del Mediterraneo, nel Vicino Oriente, in Africa. Troppo impegnati ad occuparci dei diritti dei migranti per poter pensare al futuro degli europei. Persino il Messico comincia a pensare che il muro, già esistente perché realizzato dai democratici politicamente corretti ma che verrebbe ulteriormente prolungato e rafforzato, potrebbe rivelarsi un elemento di successo. Perché obbligherebbe i messicani ed i latinoamericani che passano attraverso il Messico sperando di raggiungere gli Usa a lottare per la propria crescita invece di limitarsi a fuggire in cerca di un paradiso terrestre che non c'è. Obbligherebbe tutti a fare i conti con le proprie capacità, con la propria voglia di cambiare. In Messico c'è corruzione? Ci sono i narcos? Tutto vero, ma i problemi non si risolvono fuggendo e lasciando che chi resta si arrangi. Ma lo stesso vale per gli Usa. Le star di Hollywood, straricche e tanto politicamente corrette, abbandoneranno il Paese in cerca di nuovi paradisi democratici? Difficile da credere. Il Canada verrà invaso dai paladini del politicamente corretto sconfitti da Trump? Ancora più difficile. Indubbiamente è facile protestare adesso contro un'elezione regolare che ha portato alla vittoria un candidato che agli sconfitti non piace. Ed è ancora più facile se qualcuno offre dei soldi ai manifestanti. Ma poi, se si vuole cambiare, si comincia a lottare per vincere alle elezioni successive. Chi fugge ha sempre torto.

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