giovedì 30 giugno 2016

l'Italia provoca i cinesi, che si ribellano

E poi si dice che l'Italia non ha una politica estera.. In attesa che il ministero sia in grado di avere un'idea, anche una sola, la politica estera punta sul fai da te. La famiglia Regeni dichiara guerra all'Egitto e fa bloccare la fornitura di pezzi di ricambio per gli aerei (i lavoratori italiani sentitamente ringraziano per la produzione persa); l'Asl in compenso osa addirittura dichiarare guerra alla Cina. Perché pretende, cosa inaudita ed intollerabile per i sudditi di Pechino, di andare a controllare il rispetto delle leggi e delle norme di sicurezza in un capannone in Toscana. Come se la presenza sul suolo italiano fosse una giustificazione sufficiente per applicare le leggi italiane anche ai sudditi di Pechino. Ovvio che le grandi risorse boldriniane si siano ribellate. Si comincia a far rispettare le normative di sicurezza e poi si arriva a pretendere che i prodotti non siano cancerogeni e, magari, che non siano neppure un pochino pericolosi. Dove andremo a finire, di questo passo?  Qualcuno pretenderà persino di far pagare le tasse alle grandi risorse? Già dovremmo ringraziare che non si fanno ospitare, a spese nostre, negli hotel pluristellati. Mica si può chiedere che rispettino le leggi che devono valere per gli italiani. Qualcuno vorrà mica provocarli ulteriormente, magari utilizzando anche Iniquitalia? Se la parola finisce con "Italia", significa che vale per gli italiani, non per gli ospiti.  E poi, a complicare la situazione, ci si mettono pure i genovesi. Colpa di Toti, indubbiamente, se due bande di esuberanti nordafricani si sono scontrate per le strade di Genova solo per il controllo dello spaccio della droga. Se il presidente della Regione non provvede ad offrire, gratuitamente, spazi attrezzati dove poter spacciare in libertà, e' inevitabile che questi giovani imprenditori dello spaccio debbano ricorrere a metodi inurbani per stabilire aree di competenza e gerarchie. È il mercato, bellezza. E la Regione dovrebbe investire le risorse pubbliche, prelevate dalle tasche dei liguri, per creare le infrastrutture necessarie allo sviluppo delle attività dei nuovi imprenditori nordafricani. D'altronde non tutti hanno le risorse dei cinesi che i capannoni se li comprano. Bisogna aiutare chi non ce la fa, magari finanziando la costruzione di un laboratorio per la preparazione delle droghe di ogni tipo. Ampliare la gamma per far crescere il mercato

mercoledì 29 giugno 2016

La Turchia torna protagonista nel Mediterraneo. L'Italia fugge

Bastano due scuse incrociate per ridisegnare le alleanze mondiali e per rimettere Ankara al centro dei giochi. L'attentato all'aeroporto di Istanbul arriva a sancire proprio il ritrovato ruolo della Turchia. Che, praticamente in contemporanea, incassa le scuse da Israele e porge le proprie scuse alla Russia. Tel Aviv si "pente" per l'aggressione contro la nave turca che portava aiuti umanitari ai palestinesi e paga un cospicuo risarcimento ai parenti delle vittime assassinate dai soldati israeliani. Da parte sua Ankara si scusa con Mosca per l'abbattimento dell'aereo russo e per l'assassinio di un pilota che si era lanciato con il paracadute ma era stato massacrato da terroristi filo turchi. Dunque, risolto il problema  formale delle responsabilità, si può ripartire con accordi ad ampio raggio. Non è un aspetto irrilevante per Paesi che conservano una dignità e che non amano venire umiliati sul piano internazionale. A Mosca, Ankara e Tel Aviv non hanno, evidentemente e fortunatamente, giornalisti pronti ad intervistare i famigliari delle vittime pretendendo il perdono nei confronti dei carnefici. Ora la Turchia potrà tornare a trattare alla luce del sole con Israele, non solo per quanto riguarda gli affari economici ma anche in funzione anti iraniana. E diventerà ancora più determinante per la situazione dei palestinesi, soprattutto a Gaza. Perché Ankara garantirà aiuti ma imporrà le scelte politiche della Striscia di Gaza. Sul fronte opposto potrà riprendere con Mosca gli affari in ambito energetico ma si porrà anche il problema di come risolvere la vicenda siriana. Una questione tutt'altro che semplice. Così come non è semplice il fronte libico. Mosca appoggia l'Egitto che sogna la Cirenaica indipendente o, almeno, autonoma. La Turchia e' su posizioni opposte. Come sempre, nelle vicende del Mediterraneo, e' assente l'Italia che dovrebbe essere la protagonista. Ankara ha proposto a Roma un asse privilegiato per gestire la situazione ma, ovviamente, il governo italiano ha continuato a parlare a vanvera pur di non prendere una decisione. Così francesi ed inglesi si stanno conquistando posizioni di privilegio in Libia mentre l'Italia si limita a recuperare migranti che partono dalle coste libiche. D'altronde le priorità italiane sono altre: gli europei di calcio, il salvataggio del padre della Boschi, il futuro di Alfano.

lunedì 27 giugno 2016

La nuova Europa deve cambiare i compiti a casa

Sei un asino in latino? Devi fare i compiti a casa. Dunque ripasserai matematica. Ecco, la logica dell'Unione europea e, soprattutto, del ministro tedesco Schauble, e' tutta qui. L'Italia aveva bisogno di una lezione e di mettersi al passo con i Paesi virtuosi. Verissimo. E lo stesso valeva per gli altri Paesi dell'Europa del Sud, dalla Grecia alla Francia, dalla Spagna al Portogallo. Peccato che i compiti a casa fossero sbagliati. E fossero anche ingiusti. Perché erano stati i banchieri tedeschi, come il ministro, a giocare da irresponsabili sul tavolo greco. E perché i francesi non avevano quasi compiti a casa benché fossero somari come gli altri, ma raccomandati. Quanto all'Italia, servivano interventi drastici e rigorosi sul fronte della corruzione, della efficienza, della capacità di intercettare fondi europei e di utilizzarli nel migliore dei modi. Invece gli euro cialtroni hanno voluto misure di tagli, tagli e tagli. Serviva una crescita ed hanno puntato sul crollo del benessere. E poi si sono aggiunti i problemi, sempre più gravi, legati all'immigrazione. Hanno imposto l'accoglienza a Paesi, come Italia e Grecia, che non riuscivano più a creare lavoro per i propri figli e che riducevano l'assistenza ai propri anziani. Disoccupazione al 40% tra i ragazzi, milioni di cittadini che dovevano rinunciare alle cure mediche e gli immigrati ospitati in hotel che gli italiani non potevano più permettersi. Era questa l'Europa? Qualcuno sogna il ruolo imperiale di un'Europa che si è liberata della zavorra inglese. Ma quale sogno e quale Europa? Una Europa forte che tratti con Putin mentre la gente fruga tra l'immondizia per procurarsi il cibo? E questo perché gli euro cialtroni ed il ministro tedesco sbagliano nell'assegnare i compiti a casa? Non si può avere fiducia in un'Europa di questo tipo. Occorre cambiarla radicalmente. Non si può avere Berlino che impone l'ammissione di tutti i clandestini e poi se ne frega se provoca un disastro negli altri Paesi dove gli immigrati sbarcano. Certo, la responsabilità è anche del bugiardissimo e della Boldrine che mentono sulle conseguenze dell'invasione ed ignorano i problemi degli italiani. Ma il via libera all'invasione e' stato voluto da Bruxelles e da Berlino. Un errore non da poco. Da correggere con compiti a casa, ma a casa loro.

venerdì 24 giugno 2016

Londra se ne va. E chissenefrega

E così ci hanno abbandonati al nostro triste destino. I britannici sono usciti dall'Unione europea ed il Vecchio continente e' isolato. Le vestali di Bruxelles si strappano i capelli, disperate per questa verginità violata. Miliardi di giovani europei stanno lasciando l'isola per tornare in Europa dopo essere stati licenziati. Beh, forse lo scenario è meno apocalittico di come era stato prospettato. Non si capisce perché i cervelli italiani in fuga dovrebbero rientrare. E pure le braccia. Se a Londra e nel resto della Gran Bretagna svolgevano attività utili, continueranno a farlo. Proprio come i loro colleghi in arrivo dagli Stati Uniti o dal Ghana. Vale per i cervelli impegnati nelle start up o come pizzaioli. A Londra non chiuderanno i ristoranti italiani come non chiudono a New York. Ma i catastrofisti hanno sostenuto che ora, con il crollo della sterlina, gli inglesi ci faranno una concorrenza spietata. Lo Stilton eliminerà dal mercato il Parmigiano. I cialtroni di Bruxelles ed i loro reggicoda italiani si sono dimenticati di aver permesso la produzione di pecorino sardo con latte ungherese. Abbiamo paura che l'abbigliamento british, con la svalutazione della sterlina, faccia concorrenza alle produzioni finte italiane, realizzate in Cina per le multinazionali francesi o degli emirati che si sono comprate i marchi italiani? Oppure il timore è che l'esempio inglese sia seguito da altri Paesi dell'Ue? O che si debbano fare i conti con l'eventuale nuovo referendum scozzese per uscire dalla Gran Bretagna e aderire all'Ue? Il voto fa paura a questi signori. Lo ha chiarito il grigiocrate, Mario Monti, spiegando che non bisogna lasciare ai popoli la possibilità di decidere sul proprio futuro. Perché a questa banda di cialtroni non viene in mente che per arginare il desiderio di fuga da questo carcere maleodorante basterebbe cambiare le politiche sociali. Basterebbe smettere di far arricchire pochi speculatori a danno di tutti i cittadini. Ma è proprio questo che non vogliono. Perché loro sono dalla parte degli speculatori. Ed ora piangono sulla sorte del povero Davide Serra, il finanziere amico del bugiardissimo, forse costretto a lasciare la City di Londra (chissà perché ?) per tornare a fare affari in terra ferma. Poveraccio.

giovedì 23 giugno 2016

Europa, si cambia comunque

Signori, si cambia. Comunque vada il voto in Gran Bretagna - con brogli o senza, a seconda dei voleri della City e degli speculatori - l'Unione europea non potrà più essere la stessa. Per evidenti ragioni, se Londra deciderà di uscire. Ma anche se il voto sancisse la permanenza. Perché le concessioni ottenute da Cameron hanno creato un divario indecente tra la Gran Bretagna e gli altri 27 Paesi. Concessioni in termini di denaro, ma anche sotto l'aspetto sociale e legale. In pratica, pur di ottenere il sostegno del premier britannico, l'Ue ha creato un mostro istituzionale, con un Paese libero di fare ciò che vuole e gli altri soggetti a norme e regolamenti assurdi, demenziali. Per quanto tempo i governi dell'Europa Centro Orientale accetteranno queste discriminazioni? Quanto ci vorrà prima che Budapest pretenda, giustamente, di avere mano libera sul l'invasione di clandestini, proprio come Londra? I sostenitori dell'Unione spiegano che solo un'Europa forte e grande, dunque unita, può giocare un ruolo determinante nella partita globale. Un'Europa in grado di trattare da pari a pari con Mosca e con Pechino, per non essere serva di Washington. Tutto vero, ma cosa se ne fanno i popoli europei di un'Unione che è stata solo in grado di impoverirli e non a causa di un destino cinico e baro ma per colpa di una classe dirigente europea inetta, incapace o venduta? Una classe dirigente fallimentare sulla politica estera (Mogherini e' il simbolo dell'irrilevanza), con posizioni ed interessi opposti tra Francia e Italia sulla questione libica ma con altrettante divisioni su ogni dossier. Fallimentare in politica economica, fallimentare perché succube del politicamente corretto che è davvero il male assoluto. Una classe dirigente pronta a svendere i popoli per la firma del Ttip. Questa è l'Unione europea reale. Nulla a che spartire con il sogno di un'Europa forte e libera. È vero che le regole imposte da Bruxelles, con i controlli conseguenti, impediscono a Paesi come l'Italia di procedere nell'autodissoluzione provocata dai furbetti di ogni risma. A partire da quelli che fregano i posti nelle code, per sentirsi più intelligenti (l'unico momento in cui sentono di esistere), sino ad arrivare ai palazzinari, agli industriali che cercano di fregare i fondi europei senza averne diritto per poi licenziare i lavoratori in nome del diritto al guadagno. Tutto vero, certo, ma l'Europa dei popoli non può essere soltanto l'Europa dei gendarmi che colpiscono giustamente i furbetti ma ignorano, ingiustamente, i crimini dei banchieri.

mercoledì 22 giugno 2016

Se le periferie si ribellano contro gli oligarchi..

Ci volevano gli schiaffoni delle elezioni amministrative perché gli oligarchi italiani si accorgessero delle periferie? Evidentemente si', anche se molti non hanno capito la lezione. Lo si nota dalle dichiarazioni riferite, soprattutto, alla cacciata di Fassino da Torino. "Ma come - si chiedono gli oligarchi - il sindaco non aveva neppure rubato e lo mandano via lo stesso?". D'altronde lo stesso ex sindaco di Torino ha accusato i grillini di aver fomentato lo scontro sociale facendo credere alle periferie di non avere le stesse cose che hanno i quartieri bene della città. Ecco, il problema è proprio questo. Non è che qualcuno abbia fatto credere alle periferie di essere più povere, perché sono davvero più povere. Gli immigrati che per la gente ricca e politicamente corretta rappresentano una risorsa, vengono poi collocati nelle periferie dove rappresenta un problema. Tra delinquenza, sporcizia e privilegi che vengono negati agli indigeni delle periferie. E le periferie sono anche i luoghi dove architetti criminali fanno costruire palazzi osceni, chiese orrende, monumenti disgustosi. Il confronto con i centri storici, dove i grandi architetti del passato hanno realizzato capolavori, e' impietoso. Ma non basteranno i concerti di artisti minori o qualche convegno noiosissimo a modificare la situazione, anche se verranno spostati in periferia. Perché il senso di esclusione prescinde da un concerto o dal filosofo politicamente corretto. Si può essere "periferia" anche se si vive in centro. Perché si è esclusi dal centro decisionale, perché si resta sempre marginali, perché si è ammessi ad ascoltare ma mai a parlare, perché i ruoli di potere sono riservati ad altri anche se gli altri non hanno qualità. Periferia significa restare fuori, essere obbligati ad assistere dai vetri. Significa essere condannati a restare sudditi, senza la possibilità di emanciparsi. E gli oligarchi, che si considerano la nuova aristocrazia, si indignano per la rabbia che cresce. La rabbia degli invidiosi, la definiscono. E assicurano di essere impegnati a migliorare le città proprio per il bene dei sudditi invidiosi. Questa volta, però, mentre i sudditi andavano felici al mare, i cittadini hanno deciso di non voler più restare dietro i vetri. Hanno deciso di entrare nelle stanze del potere. E di provare a cambiare. Non solo a Roma e Torino, ma a Trieste e Novara, a Savona e Grosseto.

martedì 21 giugno 2016

Destre: ripartire o diventare grilline

Dopo ogni sconfitta, e non sono certo rare, le destre iniziano a chiedersi che fare per ripartire. Qualche settimana di analisi e dibattito, poi più nulla. In attesa di nuove elezioni, nuove polemiche e nuove sconfitte. Questa volta, però, è diverso. Sia perché la sconfitta reale e' stata decisamente inferiore a ciò che appare, sia perché è emerso che gli elettori di area non hanno la minima remora nel votare 5 stelle. Da un lato, infatti, solo la stupidità di chi pensa che il mondo finisca al raccordo anulare ha impedito di scoprire i successi in Veneto, Friuli, Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Toscana, Sicilia, Puglia. E Milano non premierà più la destra, giustamente, sino a quando si presenteranno eterne facce o manager grigi. Ma il successo dei grillini a Roma e Torino dimostra, alle destre inconcludenti, che gli elettori anti sistema non sono spariti. E che se premiano 5 stelle invece dei partiti del centro destra e' solo perché questi ultimi non fanno più politica. Non sanno andare tra la gente, non sanno presentare una proposta, non hanno un progetto. La proposta politica non può essere limitata alla gara tra il pancione di Meloni e la Ferrari di Marchini. Da dove ripartire, allora? Dalle idee, dalla cultura, dai progetti, dai programmi. E dalla rete tra i Comuni guidati dalle destre varie. Esiste un polo culturale come Acqui Terme dove l'amministrazione di centro destra ha preso in mano il premio storico che, con la gestione di sinistra, riceveva in media 20-30 libri all'anno. Ora sono diventati più di 220, in arrivo da tutto il mondo e l'Acqui Storia e' diventato il più importante premio europeo di saggi e romanzi storici. Esiste qualche forma di collaborazione tra Acqui e altre realtà guidate dalle destre? Ovviamente no. L'invidia non aiuta a collaborare. Quali sono i Comuni guidati dalle destre che, banalmente, fanno acquistare dalle biblioteche comunali un abbonamento ad un periodico di area? Che fanno acquistare una copia dei libri di area? Che organizzano convegni invitando esperti di scienze od economia, di filosofia o di medicina? Se si fanno inviti, sono rivolti a sinistra. Ora anche Marcello Veneziani, su Barbadillo, ha ipotizzato la rinascita di un periodico di destra, una sorta di Italia Settimanale rivisitato. Bene, con quali soldi? Con quali collaboratori? Assisteremo all'ennesimo ritorno dei morti viventi della politica di destra? Basterebbero piccole cose, a partire dal ritiro a vita privata di perdenti di professione.

lunedì 20 giugno 2016

Italia, si cambia. 5 stelle alla prova, ultima chiamata a destra

Finalmente. Metà Italia, quella che ha votato, ha scelto il cambiamento. Ha spedito un avviso di sfratto al bugiardissimo ed al suo giglio fetido e non più magico. Un voto contro il premier, contro i banditi di Banca Etruria, contro Mafia Capitale e contro il Sistema Torino. Il Pd salva Milano perché la città più borghese d'Italia ha dimostrato perché la borghesia italiana e' destinata a sparire. Ma la scelta, comunque, era tra due ricchi borghesi praticamente identici e la borghesia illuminata meneghina  ha scelto il candidato più politicamente corretto. Ma il Pd prende sberle al Nord Est, in Piemonte, in Toscana, in Puglia. Non bastano più gli 80 euro, le mancette, le menzogne per conquistare gli elettori in un voto di scambio disgustoso. Ma le destre non hanno molto da festeggiare. Certo, conquistano parecchie città e perdono Varese che, per la compagna Berlinguer al Tg3, equivale alla somma delle città perse dal Pd. Ma è completamente assente un progetto. E non è vero che le candidate dei 5 stelle hanno ottenuto il sostegno degli elettori di destra contro il Pd mentre non hanno ricambiato il favore laddove il ballottaggio era tra destre e Pd. Il favore e' stato ricambiato anche se non sempre è stato sufficiente. Anche se a Bologna il risultato della candidata leghista e' stato comunque straordinario. Ma ora si volta pagina. Perché o i 5 stelle dimostreranno, e da subito, di saper governare bene ed in modo rivoluzionario oppure spariranno velocemente dalla scena se si scoprirà che sono un bluff. Una sfida impegnativa e occorre solo verificare. Ma prima ancora occorrerà verificare se l'inedita alleanza anti bugiardissimo reggerà anche al referendum per mandare a casa, definitivamente, il premier. Nel frattempo si vedrà anche se le destre saranno in grado di fare almeno sistema in mancanza di un progetto comune. Se sapranno mettersi in rete, collaborando da Trieste a Savona, da Grosseto a Novara. È l'unica chance per un rilancio, l'ultima chance probabilmente. Prendendo atto che l'Unione sacra dei moderati, come a Milano, è una boiata pazzesca.

sabato 18 giugno 2016

La Sardegna non esiste e i sardi devono scomparire

La Sardegna non esiste o, perlomeno, non fa parte dello Stato italiano. Lo certifica proprio lo Stato, che vuole trasformare l'isola in un centro di ripopolamento affidato ai migranti, in un processo di sostituzione e cancellazione del popolo sardo e delle sue tradizioni. E la conferma arriva da una multinazionale dell'abbigliamento che, in vista delle Olimpiadi brasiliane, ha preparato una maglietta azzurra con la riproduzione dello Stivale e della Sicilia. E basta. La Sardegna è stata cancellata. La multinazionale ha chiarito che si tratta di un taroccamento, che l'originale conserva l'isola. Dunque non è colpa loro ma degli imitatori che si sono dimenticati. E non è neppure la prima volta che accade. In ogni caso tra le multinazionali ed il bugiardissimo i rapporti sono molto stretti ed il presidente del Consiglio dello Stivale+Sicilia non perde occasione per fare l'uomo immagine di un computer, di un telefonino, di una bibita americana. Ora potrà farlo anche per l'abbigliamento, indossando una maglietta tarocca che servirà da monito agli avversari: rompete le scatole? E io vi cancello. Come con i leader della rivoluzione russa cancellati, progressivamente, dalle foto di gruppo man mano che venivano fatti uccidere da Stalin. Se a Roma dovesse vincere la Raggi al ballottaggio, la prossima maglietta di una multinazionale  - questa volta vera - riporterà uno Stivale con al centro un nuovo lago. E se dovesse vincere Parisi a Milano, al posto del capoluogo lombardo ci sarà un logo della multinazionale o il disegno di un deserto. Quanto al ripopolamento della riserva sarda, non è l'unico previsto. Anche le Alpi vedranno la cacciata degli indigeni, sostituiti dagli allogeni. Ma le montagne sono più problematiche perché sono attaccate al resto dello Stivale. La Sardegna, invece, sta in mezzo al mare e può tranquillamente essere venduta a qualche altro Paese dopo la doverosa sostituzione etnica. È vero che il governo del bugiardissimo ha già ceduto dei tratti di mare italiano ai francesi, ma vendere anche la montagna è più complicato, soprattutto perché i francesi non si entusiasmano all'idea di altra immigrazione. Basta vedere i controlli al confine di Ventimiglia, molto più severi di quelli al Brennero, per accorgersi che i nuovi ripopolatori devono rimanere sulle spalle degli italiani.

giovedì 16 giugno 2016

D'Alema e Berlusconi: l'odore del sangue tra i politici italiani

Finalmente la resa dei conti. Forse. Non siamo, purtroppo, in un film di Sergio Leone e in palio c'è più di un mucchio di dollari. Ma l'odore del sangue sta spingendo i politici italiani verso uno scontro che, per qualcuno, sarà comunque finale. Non si sa se D'Alema abbia dichiarato davvero che voterà Raggi per affossare il bugiardissimo o se si tratti - come sostiene baffino - di una manovra dell'house organ renziano (uno dei tanti quotidiani di servizio). Sicuramente è credibile che parte del Pd non sopporti più il premier nonché lider maximo del partito e che sia pronta a colpirlo ogni qual volta si presenti l'occasione, dalle amministrative al referendum. Un altro quotidiano di servizio si indigna contro questa sindrome autodistruttiva della sinistra, fingendo di non sapere che al bugiardissimo interessa solo il suo giglio magico e non la sinistra, le banche dei suoi amici e non le idee dei suoi compagni. Ma il sangue, metaforico, può scorrere anche altrove. Forza Italia, sempre più partito famigliare, vede scendere in campo Marina Berlusconi contro il cerchio tragico che circonda il padre. E nella faida semi famigliare si notano anche le ironie (un tempo impensabili) sul pianto a favore di telecamera della Pascale, considerata una delle responsabili sia del tracollo fisico di Berlusconi sia del disastro politico di Forza Italia. Scivolando verso il basso, di consensi, e' evidente anche lo scontro in atto tra i pretoriani del partito romano della Meloni ed i fratelli d'Italia convinti che l'Italia non sia contenuta solo all'interno del raccordo anulare. Il sistema elettorale non prevede che un successo parziale a Roma si trasformi in eletti nel resto del Paese. E l'inconsistenza ed irrilevanza di Fdi nella stragrande maggioranza dell'Italia difficilmente entusiasmerà un popolo che non trova riferimenti politici per la propria delusione o rabbia. I voti per i 5 stelle sono l'inevitabile conseguenza di un profondo disgusto nei confronti degli altri schieramenti. E se anche i grillini dovessero deludere, non ci sono altri schieramenti in grado di intercettare questa frustrazione. Il centrodestra prova a ricompattarsi, cercando di mettere insieme volti nuovi di Forza Italia con la Lega, al Nord. Sognando di riunire anche Fitto e Tosi che, per parte sua, e' già pronto a sostenere il bugiardissimo. Oddio, quella di Tosi non è proprio una scialuppa di salvataggio, tutt'al più un salvagente bucato. Ma nel gioco al massacro va bene anche il sindaco di Verona.

mercoledì 15 giugno 2016

Crozza fa l'americano per Discovery e scorda Inc cool 8

Maurizio Crozza lascia la 7 e sbarca su Nove. Messa così potrebbe essere una notizia per la rubrica "chissenefrega". Ma così non è. Il comico, che era uno dei punti di forza della rete dell'editore italiano Urbano Cairo, passa in una TV dell'americana Discovery. Che sta crescendo rapidamente e considerevolmente in quella fascia di ascoltatori definiti millenials, ossia i giovani nati tra la fine degli Anni 80 ed il 2001. Scelta più che legittima da parte degli americani. Soprattutto considerando il braccino corto di molti editori italiani. Magari sulla scelta di Cairo di non rilanciare avrà anche pesato il calo di ascolti di Crozza, ma al momento alla 7 non si vedono fenomeni in grado non solo di rilanciare e far crescere l'emittente, ma neppure di garantire la tenuta delle posizioni. Magari viene da ridere pensando a quando Crozza scherzava su Inc cool 8, ossia sulla penetrazione "dolce" dello stile americano, tra fregature varie per utenti ed acquirenti. Gli americani, leader mondiali indiscussi del soft power, hanno invece scelto di investire sul potenziamento dell'immagine dell'american way of life. Attirando il pubblico con lo specchietto di Crozza e offrendo  un programma "culturale" a Fabio Volo. Magari riusciranno a riciclare anche Saviano. Senza rinunciare, ovviamente, a rappresentare la vita e lo stile americano, con cibo spazzatura che in Italia farebbe ribrezzo al peggiore dei cuochi, con programmi in cui si esaltano comportamenti che la vecchia Europa giudicherebbe squallidi, con la glorificazione del piagnisteo in qualsiasi situazione. La migliore preparazione all'invasione di prodotti americani di infima qualità grazie al Ttip. L'ignoranza come valore assoluto, la cultura come nemico principale, la banalità come linea conduttrice di vite senza senso. Un mondo dove tutto si vende è tutto si compra, a cominciare dai sentimenti. Per l'editore americano l'Italia attuale può davvero rappresentare il terreno più fertile per imporre ulteriormente comportamenti già frequenti. D'altronde se Fabio Volo può essere spacciato per un intellettuale, non è certo colpa degli americani. E non è colpa degli americani se, di fronte alla prospettiva di investire anche in settori dove sarebbe facile guadagnare, gli editori italiani preferiscono tagliare e risparmiare. Pronti ad essere colonizzati, ma con il portafoglio gonfio.

martedì 14 giugno 2016

Crolla anche l'export dell'Italia del bugiardissimo

Se ne saranno accorti in pochi perché la notizia è stata divulgata con estrema parsimonia. Ma l'export italiano, che aveva rappresentato la valvola di sfogo in questi anni di crisi, è crollato in questo inizio d'anno. Malissimo al Centro (-3,7%), male al Nord Ovest, un po' meno peggio al Nord Est con il Sud che è meno penalizzato e perde solo l'1,9%. Probabilmente il bugiardissimo aveva fatto dichiarazioni in merito alla brillante tenuta delle esportazioni. Ormai chi parla con lui tiene scaramanticamente una mano in tasca. Un esperto in eco balle, molto meno in economia. Con un ministro come Padoan che s lamenta con l'Europa perché la crescita complessiva è bassa mentre fa finta di nulla rispetto alla crescita italiana che è più bassa degli altri. Le riforme si sono rivelate un fallimento perché non aiutano la crescita e si limitano a penalizzare le famiglie. Non basta che, in campagna elettorale, i servitori del Sistema Italia raccontino di famiglie che spendono e spandono, di mesi di vacanze programmate negli hotel nazionali. Poi, sarà effetto del bugiardissimo, arrivano i ponti ed arriva anche il maltempo. E poi ci si mettono anche i preti a raccontare che in una città come Torino, con 900mila abitanti, i poveri sono ormai 100mila. E se si considerano anche le banlieues, su poco più di 1,2 milioni di abitanti si contano 200mila poveri. Una bella media, e si parla di una delle aree considerate "forti" nel Paese. Le tasse, l'Agenzia per le entrate, Iniquitalia, la mala giustizia e la pessima sanità: le riforme non si sono viste se non in peggio. L'odio dei cittadini vessati dallo Stato non è l'ideale per creare un clima favorevole alla ripresa. Le vicende di Banca Etruria con il fastidioso corollario della famiglia Boschi non favoriscono la collaborazione tra Stato e cittadini. Quei cittadini che, spesso giustamente, sono considerati solo sudditi di un principe inetto circondato da una corte al di sotto di ogni sospetto. Se ora vengono a mancare anche le esportazioni, i problemi sono destinati a moltiplicarsi.

lunedì 13 giugno 2016

Pronti ai brogli per evitare Brexit

Brexit si', Brexit no. I giornali europei, non solo quelli italiani, sono impegnati in una campagna di disinformazione e di terrorismo psicologico per illustrare i rischi legati ad una eventuale uscita della Gran Bretagna da quel gran bordello che è l'Unione europea. Al di là del fatto che difficilmente i sudditi di sua maestà si faranno condizionare da ciò che scrivono i quotidiani italiani o tedeschi, l'aspetto più interessante di queste analisi a senso unico e' la pressoché totale mancanza di autocritica. Qualcuno avanza la possibilità che l'uscita della Gran Bretagna dal UE potrebbe provocare un effetto valanga. Con altri Paesi, a partire dalla Danimarca, che potrebbero seguire l'esempio e rivolgersi ai propri cittadini per sapere se proseguire nel l'abbraccio europeo o farne a meno. Una vergogna! Ma come, si fa tanta fatica per costruire l'Europa dei banchieri e dei burocrati e poi ci si rivolge ai sudditi, quasi schiavi, per avere un loro parere? Perché ai cialtroni della dis informazio e poco importa dei popoli. A loro interessano solo i padroni, meglio ancora se extra europei. A loro basta che la Gran Bretagna scelga di restare in Europa con una maggioranza dello zero virgola qualcosa, magari grazie al sistema austriaco dei voti taroccati. Sono già pronti i titoli trionfalistici: la Gran Bretagna sceglie l'Europa, un futuro comune, ancora insieme. E del 49,9% di contrari non interessa più nulla. Così come si finge di non ricordarsi che più di mezza Austria non ne può più di questo sistema. Perché è fallimentare, perché genera solo povertà e rabbia, perché nega un futuro ai giovani ed una serena vecchiaia agli anziani. No, ai giornalisti di servizio interessa solo un voto truccato che mantenga il potere dei padroni e tenga gli schiavi al loro posto. Tanto questo è un continente che non è più in grado di ribellarsi e di fare le rivoluzioni. Neppure le rivolte. Tutt'al più qualche scontro tra tifosi di calcio ubriachi. Ed allora meglio rassegnarsi ai brogli elettorali. Per evitare che sull'Europa spiri un vento di libertà che potrebbe essere contagioso. Certo, non in Italia, totalmente immune dal virus della libertà e della dignità.

giovedì 9 giugno 2016

Il disastro del personale politico, da destra a sinistra

Negli Anni 70 il problema era che il personale era diventato politico. Oggi il problema è rappresentato dal personale politico, dalla sua inadeguatezza da destra a sinistra, dal centro alla periferia. Non è certo una novità: il livello della classe dirigente in questo Paese è crollato, e non solo in politica. Basti pensare a Montezemolo, solo per far un nome. Ma i risultati delle amministrative hanno favorito le analisi e scatenato tutti gli aspiranti leader. Sicuri di far meglio - o almeno non peggio - degli attuali responsabili delle sconfitte. Emiliano, nel Pd, ipotizza la creazione di una lista civica nazionale che possa intercettare i voti dei cittadini disgustati dal partito del bugiardissimo. Ma Emiliano prosegue sostenendo che la lista civica dovrebbe essere alleata del Pd e allora non si capisce perché qualcuno dovrebbe votare i civici per ritrovarsi a sostenere Orfini, Fiano e il bugiardissimo insieme alla Boschi. Persino gli alfaniani mordono il freno. Si sono accorti, con un anno di ritardo ma è già un miracolo, che con la legge elettorale approvata anche da loro, il partito di Alfano non ha futuro. Può cambiar nome finché vuole, ma i voti indispensabili per una presenza in Parlamento non ci sono comunque. Così qualcuno pensa già al ritorno in Forza Italia. Per rifare un partitino moderato che, inevitabilmente, avrà bisogno di una nuova dirigenza. Berlu ha un'età avanzata, il cerchio tragico e' fallimentare, potenziali leader molto forti non se ne vedono. Dunque tutti possono sognare il bastone da maresciallo (visti i livelli culturali di molti esponenti bisognerà chiarire il concetto). Ma il partitino potrebbe crescere con l'apporto delle tante liste civiche di centrodestra comparse sulla scena in queste elezioni. Creando una sorta di movimento federato, con il proprio leaderino territoriale. E a destra? Il disastro. Da un lato Fdi che continua nella convinzione che Roma non sia solo caput mundi, ma che sia il mondo intero. Nulla oltre il raccordo anulare. Ed i risultati di Torino e Milano lo dimostrano. Le eccezioni, in Friuli e Venezia Giulia, sono appunto eccezioni legate a casi particolari e candidati particolari. Manca totalmente un progetto extra romano. Quanto alla Lega, il dramma del personale politico e' sempre più evidente. E si paga in termini di consenso. Ottimi risultati per la candidata di Bologna, disastrosi a Torino, per nulla positivi a Milano. Ovvio che ad approfittare della situazione siano i 5 stelle. Seppur tra litigi, espulsioni, polemiche, riescono a presentare candidati che, laddove appaiono credibili, incassano voti e consensi. Persino quando la squadra di sostegno appare debole.

mercoledì 8 giugno 2016

Solo il giornalismo crede ancora ai vip

Il faccione dell'ospite fisso del pretino Fazio insiste, in TV, a parlare di aristocrazia riferendosi a politici e classe dirigente economica. Eppure il faccione, che è anche uno dei massimi giornalisti della Busiarda (il quotidiano degli Elkann ed ora anche di De Benedetti), ha degli studi alle spalle. E, dunque, conosce perfettamente la differenza tra aristocrazia ed oligarchia. E sa benissimo che questi politici e questi imprenditori non possono essere definiti come aristocratici. Non hanno nulla a che spartire con un concetto legato al l'essere migliori. Sono soltanto pochi. Ma migliori sicuramente no. Il faccione lo sa benissimo, ma la sua passione per i potenti gli impedisce di essere preciso nella definizione. Eppure proprio lui, il faccione, aveva appena finito di raccontare, sulla Busiarda, che un lettore aveva protestato per il servilismo del giornale nei confronti dei potenti. Interviste ai vip, la spesa dei vip, le vacanze dei vip. Ci sono persino le rubriche dedicate ai loro incontri, alle feste. Di tutto, di meno. Ovviamente non è un fenomeno che contraddistingue solo la Busiarda. Perché il mondo del giornalismo italiano e' attraversato da grandi correnti caratterizzate dal cupio servendi. Il potente di turno va lecchinato, vezzeggiato. Si è arrivati a dedicare una pagina di quotidiano per un servizio sul barbiere del sindaco. Imperdibili gli articoli che illustravano il sostegno di ogni vip per ciascun candidato. Sembravano i concorsi canori dove l'artista conosciuto accompagna sul palco la giovane promessa della musica. Eppure gli elettori, quelli che non hanno rinunciato ad essere cittadini per trasformarsi in sudditi, hanno dimostrato in modo inequivocabile che non sanno che farsene di vip, di falsa aristocrazia, di nomi famosi. I candidati estratti dal cilindro delle comparsate TV sono stati bocciati, spesso anche umiliati dal conto delle preferenze. Il faccione, però, non lo ha capito. Forse aspetta che sia la sua gemella televisiva a spiegarglielo. Forse attende una illuminazione dal pretino Fazio. Tanto, a loro, i vip e l'aristocrazia televisiva mica tolgono la trasmissione.

martedì 7 giugno 2016

Le periferie bocciano il Pd, ma anche le destre

Da Roma a Torino il Pd vince nei quartieri radical chic e perde nelle periferie. Un dato che sorprende soprattutto i dis informatori che non capiscono la realtà circostante ma la raccontano ugualmente. Loro, i dis informatori di professione, sono rimasti legati agli ordini di scuderia ricevuti nelle sedi dei partiti. Però, nel frattempo, i partiti sono morti, le sedi sono state chiuse ed i giornalisti di servizio sono rimasti con gli ordini di un tempo lontano. Solo loro possono stupirsi per la sconfitta della Sinistra, non solo del Pd, in un quartiere ex operaio come Mirafiori. Dove Forza Italia, all'esordio, aveva già vinto con Meluzzi contro la sinistra dell'epoca. Solo loro possono stupirsi per il successo del Pd nei quartieri bene, della gauche caviar, dei bobo. Eppure sono i quartieri dove vivono loro. Così bravi a raccontare una realtà che non comprendono. Ma, evidentemente, non la comprendono neppure gli esponenti del centrodestra. Oppure, più semplicemente, non riescono a farsi comprendere dagli elettori. Perché non sempre è il politico a sbagliare. Non sempre ci si deve adattare agli stupidi soltanto perché hanno il diritto di voto. A Torino Fdi ha occupato uno stabile pubblico abbandonato e in rovina, l'ha recuperato, ha ospitato decine di famiglie italiane, l'ha trasformato in un punto di riferimento del quartiere. Eppure Fdi ha perso, e male, anche in quel quartiere. Si può rimproverare qualcosa a chi ha creato il centro per ospitare le famiglie senza casa? No. Ma è la proposta politica nazionale che non convince, che non piace. Dove le destre vincono, come in Friuli ed in Venezia Giulia, e' per merito di situazioni locali, di candidati locali. Oltre che per demerito della Serracchiani, leader mondiale di antipatia. Ma la destra sbaraglia il campo anche al Nord Ovest, a Rosazza. Merito della candidata, non certo di una inesistente proposta nazionale. Ma se le destre vorranno ripartire, dovranno degnarsi di inventarsi delle idee, delle proposte, dei programmi. Che vadano oltre la cancellazione della riformaFornero e del blocco delle frontiere. Un'idea, un concetto, anche a buon mercato. Magari partendo dalla creazione di nuove realtà economiche e sociali sul territorio, da aggregazioni di produttori, di lavoratori. Creando una nuova base sociale che sappia diventare protagonista. Sono idee di Odinolfi? Magari si', ma visto che sono in regalo e non serve utilizzare la cassa della Fondazione An per acquistarle, tanto vale farle proprie.

lunedì 6 giugno 2016

L'opposizione al bugiardissimo esiste, ma non è a destra

Dunque è possibile vincere (al primo turno, in attesa di replicare i brogli in salsa viennese) pur partendo dall'opposizione. Dunque è possibile assestare sonori schiaffoni al Sistema di potere. L'hanno fatto i 5 stelle, non l'hanno fatto le destre. E non ha la benché minima importanza se i grillini si riveleranno o meno un bluff; non ha importanza se Di Maio e' andato a rendere omaggio ai poteri forti internazionali: chi ha votato per i 5 stelle l'ha fatto per rifilare una sberla al bugiardissimo ed ai suoi compari. A Roma come a Torino. Ed a Roma, come a Torino, le destre non vanno al ballottaggio.  A Torino, con meno del 20% complessivo, non sarebbero arrivati al ballottaggio neppure se fossero state unite. D'altronde alle precedenti amministrative le destre avevano schierato contro i candidati Pd prima Buttiglione e poi Coppola, ossia il nulla, ossia rappresentanti di quel sistema che dicevano di combattere. Le destre arrivano al ballottaggio a Bologna, dove Salvini ha imposto la sua candidata agli alleati riluttanti. A Napoli il centrodestra va al ballottaggio ma con minori possibilità di successo rispetto a quelle del Leicester di vincere la Coppa Campioni. Ed a Milano non è il candidato del centrodestra ad ottenere un grande risultato, ma è la sinistra a pagare i disastri della giunta Pisapia. Eppure difficilmente le destre impareranno la lezione. Più probabile che continuino ad arrampicarsi sui vetri per giustificarsi. Se a Torino Forza Italia non arriva al 5% e la Lega si ferma al 7% con Fdi sotto al 2%, qualche domanda dovrà essere posta. Soprattutto se si considera che una lista civica come quella di Roberto Rosso doppia quasi Fdi. E qualche domanda dovrà porsela chi gongolava (giustamente) per il 7% di Bolzano e si ritrova ora con lo zero virgola a Torino, con poco più dell'1% a Roma e con il doppio a Latina. Perché i candidati dei 5 stelle sono più credibili di quelli delle destre? Perché Raggi e non Meloni, Appendino e non Morano? Sino a quando le candidature saranno espressioni di piccoli centri di piccolo potere interno, la situazione potrà solo peggiorare.

mercoledì 1 giugno 2016

Aumentano i disoccupati, solo per infastidire il bugiardissimo

Che bastardi questi disoccupati che si iscrivono al collocamento solo per infastidire il bugiardissimo. Perché gli ultimi dati ufficiali rilevano che la disoccupazione in Italia e' tornata ad aumentare. E per fortuna che ci sono i quotidiani di servizio ad indorare la pillola e a rigirare la frittata. Dunque, secondo la vulgata dei dis informatori, la disoccupazione è cresciuta solo perché quei cialtroni di fannulloni disoccupati si sono messi a cercare un lavoro. Mica tutti, per fortuna. Perché l'esercito degli scoraggiati, quelli che si sono rassegnati e un'occupazione manco la cercano perché sanno di non poterla trovare, continua ad essere estremamente folto. Qualcuno, però, ci sta provando ugualmente ed è ricomparso nelle statistiche ufficiali, riavvicinando il tasso di disoccupazione al 12% mentre quello giovanile torna verso il 40%. Tassi ufficiali, sia chiaro. Perché la situazione è decisamente peggiore. Gli "scoraggiati" non rientrano in queste statistiche. Dunque la disoccupazione reale, considerando anche i rassegnati, sfonda ampiamente il muro del 12% per avviarsi verso livelli decisamente più elevati. Questo, però, i giornali di servizio evitano di farlo notare. Per loro contano solo i nuovi ingressi nel mondo del lavoro. E basta un giorno di lavoro, anche solo un voucher, per rafforzare le classifiche degli occupati. Ma non bisogna dirlo. La versione ufficiale, che deve valere per tutta la stampa asservita, e' che il jobs act funziona a meraviglia. E solo quei fancazzisti di francesi non capiscono quanto sia bella e giusta questa riforma che, per ammissione degli stessi sostenitori della loi travail, garantirà salari più bassi ed orari più lunghi. D'altronde come si può sperare che capiscano, i francesi? Loro si ostinano persino a definire le loro riforme con parole della loro lingua: loi travail, legge lavoro. Una riformetta, rispetto a quella renziana che utilizza l'inglese: jobs act. La qualità e' tutta nell'uso della lingua.