martedì 31 gennaio 2017

Lo stallo della politica è un invito a nozze per la Troika

"Se sei solo anche tu, anche tu come me..". Il povero bugiardissimo è alle prese con la scomparsa dei suoi migliori amici dalla scena politica internazionale. A conferma della sua vocazione di portasfiga, tutti quelli che ha abbracciato nella grande reunion della sinistra moderna europea sono pateticamente naufragati.L'ultimo, in ordine di sfiga, è stato il francese Valls dopo che l'abbraccio del bugiardissimo era già costato il posto al compagno spagnolo ed al compagno olandese. Il prossimo, ovviamente, sarà Gentiloni quando il bugiardissimo si sarà stancato del governo Renziloni e deciderà di riprendere il controllo diretto di Maria Elena Etruria. Gentiloni stai sereno, tutti stanno aspettando il ferale cinguettio dell'ex premier che aveva giurato di ritirarsi dalla politica e invece è sempre lì. Ma con chi? Probabilmente non più con D'Alema, pronto ad inventarsi un suo partito di sinistra, visto che il Pd è ormai solo il partito dei banchieri e delle cooperative che lucrano sui migranti. Quanto vale, in termini di consensi, D'Alema? Baffino assicura di puntare almeno al 10%, probabilmente non soltanto con i voti sottratti al Pd, ma pure ai partitini ed ai movimentini della sinistra che non hanno avuto un grande successo con le uscite di Fassina e Civati. Ma se anche l'esodo dal Pd fosse limitato ad un 5%, per il bugiardissimo si metterebbe male. Non riuscirebbe neppure a fare una maggioranza con Alfano (sempre che superi lo sbarramento) e Berlu. Dovrebbe rimbarcare proprio D'Alema. Ma a quali condizioni? E poi un bel governo da Berlu a D'Alema passando per Alfano, Verdini e Fassina, avrebbe una qualche credibilità? E avrebbe margini di manovra al di là del far contente alcune lobby? Con una legge elettorale di stampo proporzionale, però, non ci sarebbero i numeri neppure per una maggioranza a 5 stelle e tantomeno per una di destra-centro. Un sistema bloccato sino a quando alcuni degli attuali protagonisti non usciranno di scena. Il bugiardissimo è un ostacolo per il Pd, ma è un problema anche per eventuali coalizioni. E Berlu ha le medesime caratteristiche: i suoi potenziali alleati non si fidano più di lui dopo le continue giravolte, dopo aver utilizzato partito e politica per difendere i suoi interessi economici. Ma è credibile una destra che si affida ancora a La Russa, a Storace, ad Aledanno? Una Lega perennemente litigiosa? Un centrodestra che punta su una lista lunghissima di "ex qualcosa" tanto da sembrare un necrologio infinito? Ma sul fronte della litigiosità i 5 stelle sono dei maestri assoluti. Quanto a D'Alema, è vero che l'Italia si è stufata del bugiardissimo finto piacione, ma non è una buona ragione per affidarsi ad un uomo intelligente ma arrogante più di Renzi ed anche più odioso. La situazione perfetta per spingere l'Ue a commissariare l'Italia con una Troika di criminali sfruttatori, pronti a rovinare definitivamente il Paese così come han fatto con la Grecia.

sabato 28 gennaio 2017

Destre e centrodestra ripartono da Roma. Ma senza una meta precisa

Tutti a Roma, tutti a Roma! Non a mostrar le chiappe chiare ma a ipotizzare un tentativo che possa eventualmente portare magari alla creazione di un tavolo intorno a cui ritrovarsi per discutere di una possibile intesa in vista di probabili elezioni. In altri termini, poco più di una comparsata e di una gita fuori porta. Le destre - sovraniste, populiste, identitarie, menu a scelta - scendono in piazza ed il centrodestra - quello che vuole rimanere distante dal centrosinistra, rifiutando gli inciuci del partito Mediaset - si ritrova a teatro con la regia di Raffaele Fitto. Gli esponenti del partito azienda resteranno a guardare mentre quelli in cerca di riposizionamento, come Toti, saranno in piazza con le destre salviniane e meloniane. Un bel casino, senza dubbio. Le destre vogliono elezioni subito o, come sostiene il prode Odino (lfi), vorrebbero erezioni subito. La richiesta ha una sua logica. I 5 stelle sono in difficoltà a Roma, il Pd continua ad essere spaccato ed il bugiardissimo pare aver perso molto smalto, la sinistra sinistra vivacchia, Forza Italia è divisa tra chi vorrebbe far politica, come Toti e anche Brunetta, e chi preferisce stare in Parlamento per tutelare l'azienda del Capo e fregarsene di tutto il resto. Dunque l'occasione è interessante. E pazienza se manca un progetto credibile, un programma serio, un'analisi che non sia banale anche per un esame di terza media. Protesta e ancora protesta. D'altronde anche Zaia, Maroni e Toti, i 3 presidenti delle Regioni del Nord in quota a Lega e Forza Italia, non vanno al di là di una amministrazione più o meno efficiente a seconda delle valutazioni e delle situazioni. Amministratori, non politici. Il Veneto, la Lombardia e la Liguria non sono diventati laboratori per sperimentare soluzioni nuove, idee alternative, per creare una nuova classe dirigente in grado di rappresentare qualcosa di diverso e di credibile in ambito culturale, imprenditoriale. Ma oggi, a Roma, si aggiunge il nuovo protagonista: Fitto e il suo Movimento Blu. Da non sottovalutare perché si pone come alternativa non alle destre, ma a quella parte di Forza Italia attratta dalle sirene del bugiardissimo. Un obiettivo che, se raggiunto, permetterebbe di rafforzare tutta un'area perché i Blu hanno già chiarito che la loro collocazione è alternativa al Pd ed agli inciuci. Ma non è il caso di entusiasmarsi troppo. Anche dai Blu, almeno per ora, non è emerso nulla di nuovo. Vecchi nomi da riciclare, nessuna struttura credibile sui territori. Vuol essere un movimento federale, in grado di aggregare movimenti civici. Ma quanti sono i movimenti civici che esprimono un progetto che possa varcare i confini della rispettiva cinta daziaria? Anche qui latitano analisi, studi, programmi. Si guarda a Trump e May, ma Trump e May non sono in Italia, non fanno politica qui e non vengono eletti qui. E la situazione di Gran Bretagna e Usa è diversa da quella italiana, non si possono copiare le ricette. Per adeguarle occorre lavorare, occorre studiare. Certo, è più facile scendere in piazza per chiedere elezioni.

venerdì 27 gennaio 2017

Messico e nuvole, l'Europa non capisce le opportunità

Il Messico non è speedy Gonzales e neppure Pancho che sonnecchia sotto un enorme sombrero. Immagine stereotipata che ha molto meno a che fare con la realtà rispetto al pizza, mafia e mandolino di altri Paesi. Eppure nello scontro tra Messico e Stati Uniti le legioni si sono schierate in massa dalla parte di Trump. E persino gli avversari del nuovo presidente statunitense si sono limitati ad attaccare Trump, evitando accuratamente di prendere posizione a favore del Messico. Problemi loro? Non proprio. Perché le scelte preannunciate da Trump a favore di un ritorno al protezionismo servono, è vero, per rilanciare l'occupazione negli Usa, ma hanno conseguenze anche sulle esportazioni europee ed italiane. Mentre i problemi che la politica di Washington creerà al Messico rendono il Paese latinoamericano particolarmente interessante per chi è al di qua dell'Oceano. Il Messico avrà bisogno di nuovi alleati economici, di nuovi sbocchi e di nuovi fornitori. Sì, anche fornitori, perché il Paese è diventato una potenza economica di primo piano. Anche se i media italiani se ne occupano soltanto per raccontare gli effetti devastanti del narcotraffico o per ricordare che Carlos Slim è uno degli uomini più ricchi del mondo. Qualche articolo, occasionale, sugli aspetti archeologici e poi nulla più. Sarà forse per questo che il "ministro degli esteri" dell'Unione europea (sì, la solita Mogherini) non si è accorta delle enormi possibilità che si aprono per i Paesi europei in conseguenza dello scontro tra Trump e Nieto. Uno scontro che, per ora, riguarda la costruzione del muro tra i due Paesi, con il presidente messicano che, logicamente, si rifiuta di pagare un'opera decisa dal suo omologo statunitense. E gli Usa che replicano ipotizzando mega dazi sulle importazioni di prodotti messicani. Tra questi prodotti, ovviamente, ci sarebbero anche le auto prodotte in Messico da Fca. Sarebbe dunque il caso di approfittare della situazione per inserirsi in un mercato estremamente importante. Ma se non lo capisce Mogherini non ci si può certo illudere che lo capisca Alfano. E resta ferma persino la Spagna. Una clamorosa dimostrazione del fallimento della politica europea. Tutta l'America Latina, dal Nord al Centro ed al Sud, ha una fortissima componente di popolazione di origine europea: spagnola, italiana, portoghese. Ma anche tedesca e francese. Eppure l'Europa ha lasciato che gli Usa considerassero l'America Latina come il giardino di casa. Persino la Russia, l'Iran ed ora la Cina (ma anche il Giappone) hanno inciso di più di quanto abbia fatto l'Europa negli ultimi anni. L'Italia è rimasta ferma al Mundial di Mexico 70, al Messico e nuvole di Jannacci. Forse a dormire sotto il sombrero sono Alfano e Mogherini, non i messicani.

giovedì 26 gennaio 2017

Il bacio di Corona per nascondere la realtà

"Corona bacia la fidanzata in aula". Così un titolo su un quotidiano nazionale. Notizia fondamentale, da pubblicare senza alcuna perplessità, tra gli articoli sui morti in Abruzzo e quelli sulle strategie di Trump, tra un fondo sulla scalata delle Generali ed un commento sulle possibilità di voto in Italia. Certo, sono quotidiani generalisti e si occupano un po' di tutto. Dunque ci deve essere spazio per lo sport, per la cultura, per la tv ed il cinema. L'uscita di un nuovo film è una notizia, il calciomercato è una notizia, una rapina è una notizia (purché non sia stata compiuta da una grande opportunità, se no si censura). Ma il bacio di Corona alla sua fidanzata, che notizia è? Davvero una dimostrazione di grande giornalismo, sicuramente l'autore verrà premiato adeguatamente. Poi, però, qualcuno se la prende con i cittadini italiani perché non leggono più i quotidiani ed i giornali in genere. Questo non significa che, per essere autorevole e interessante, un giornale debba essere assolutamente serioso. Notizie curiose e divertenti non mancano mai. Anche se spesso vengono ignorate per i più disparati motivi. Ma il bacio di un personaggetto alla propria fidanzata non rappresenta nulla. Ma questo è il giornalismo contemporaneo, quello che risparmia sugli inviati e sui corrispondenti per dare spazio al bacio di uno in tribunale. Certo, si prende la notizia da un'agenzia e la si sbatte in pagina. L'importante è riempire uno spazio. E non importa più se le notizie vengono lette, se il giornale viene acquistato. Direttori autoreferenziali non se ne preoccupano. Tanto i tagli degli organici riguardano solo i sottoposti mentre i responsabili dei disastri editoriali continuano ad abbuffarsi con una torta che solo per loro non si riduce. La compagnia di giro si autotutela, le tv accolgono le comparsate di direttori di quotidiani che riescono a far calare anche l'audience. Tutti politicamente corretti, tutti impegnati a tutelare il potere che, a sua volta, si impegna per tutelare i direttori di riferimento. Meglio evitare di raccontare che in mezzo mondo cresce la protesta contro le oligarchie. Anche se, spesso, si sceglie il campione sbagliato per abbatterle. In Italia no, tutti zitti e pronti a fare qualche passo indietro se, per sbaglio, ci si è lasciati andare ad una sacrosanta protesta a voce troppo alta. In tutto questo squallore, i lettori non contano assolutamente nulla. E, logicamente, rinunciano ad acquistare i giornali, si rifugiano su internet, si dedicano ai social. Dove, immancabilmente, ritroveranno le notizie sul bacio in tribunale, gli interventi politicamente corretti, le censure. A lorsignori piace vincere facile e occupano ogni spazio. In realtà gli spazi sarebbero enormi per le alternative di ogni tipo. Ma a sognare le alternative sono i cittadini senza soldi. Quelli che i denari li hanno, preferiscono accodarsi all'informazione di regime. Pronti persino ad entusiasmarsi per il bacio di Corona

martedì 24 gennaio 2017

Trump spiazza destra, sinistra e centro

Non c'è alcun dubbio che Donald Trump sia "divisivo" (parola fortunatamente non più di moda). Non piace alla sinistra che ha abbandonato i diritti sociali in nome dei diritti civili, non piace alla destra estrema che vede in lui un oppressore della nuova Yalta. Non piace ai centristi globalizzati che sognano di cestinare l'inutile lingua italiana per poter utilizzare quelle mille parole d'inglese che saranno sufficienti per esprimere concetti sempre più ridotti. Ciascuno, dal proprio punto di vista, ha perfettamente ragione. Ma se ciascuno valutasse ciò che infastidisce gli altri, scoprirebbe anche gli aspetti positivi. E' probabile che Trump voglia spartirsi il mondo con Putin, con l'alibi della lotta al terrorismo. Però non ha senso accusare Mosca e Washington per l'incapacità assoluta di Roma e di Bruxelles. Ogni Paese cerca di tutelare i propri interessi, solo l'Europa dei cialtroni politicamente corretti penalizza i propri interessi in nome di una globalizzazione che favorisce solo gli altri. E anche la politica economica annunciata da Trump (si vedrà se agli annunci seguiranno i fatti concreti) può danneggiare l'Italia e l'Europa, ma solo a causa dell'inadeguatezza italiana ed europea. Non si può incolpare Trump di difendere le produzioni statunitensi solo perché in Europa si preferisce lasciar mano libera agli imprenditori di trasferire le produzioni in altri Paesi. Visto che noi preferiamo essere autolesionisti pretendiamo che anche gli altri si facciano del male. E mentre i nostri industriali delocalizzano con il plauso dei cialtroni tanto politicamente corretti, gli stessi industriali si allineano immediatamente ai diktat di Trump e si affrettano ad investire negli Usa mettendo a rischio gli impianti realizzati in Messico. Davvero la sinistra europea può indignarsi se gli Usa salvano o creano posti di lavoro all'interno dei propri confini? Alla sinistra europea gli operai piacciono solo se stranieri? E gli oligarchi globalizzati, con aziende delocalizzate nei Paesi più poveri dell'Asia, dove lo sfruttamento è più agevole, possono sempre andare a produrre in California o in Montana, in Florida o in Texas. Certo, dovranno spendere molto di più rispetto al Bangladesh o al Vietnam, ma è la globalizzazione, bellezza. Oppure potrebbero riportare le produzioni in Italia, pagando i lavoratori in misura tale che possano acquistare la produzione nazionale. Troppo difficile, certo. Erano così belli gli anni della delocalizzazione selvaggia e dello sfruttamento dei lavoratori anche in Italia, senza doversi occupare del mercato interno perché gli Usa assorbivano vino e vestiti, auto e laser. Ora bisognerà investire, per essere competitivi. Oppure bisognerà capire che a forza di voucher non si crea un mercato domestico in grado di assorbire le quote di abbigliamento e di cibo italiano destinato ora a mercati che si difendono. No, troppo difficile. Meglio vendere le aziende a chi sa fare impresa.

lunedì 23 gennaio 2017

Per Renziloni bastano i soccorritori, anche senza mezzi di soccorso

Renziloni prende la parola per elogiare i soccorritori impegnati nelle zone terremotate e costrette a convivere con nevicate eccezionali. Tutto giusto, sacrosanto. L'abnegazione di volontari e personale predisposto agli interventi è sotto gli occhi di tutti. Peccato che, dal presidente del Consiglio seppur per procura, ci si sarebbe potuti aspettare anche un'analisi sui ritardi, sulle responsabilità, sugli errori e sulla possibilità di non ripeterli. Invece nulla. Meglio evitare le analisi perché l'emergenza rende molto di più della prevenzione. E allora che male c'è a costruire strutture e abitazioni al fondo di un canalone? La magistratura aveva assolto tutti, dunque andava bene così. Perché i magistrati sono Dei scesi in terra per illuminarci e guidarci e se ritengono legittimo costruire alla base di un canalone, vuol dire che è giusto farlo. Sarebbe interessante scoprire quali esperienze di montagna abbia il magistrato in questione. E sarebbe altrettanto interessante conoscere le competenze montane della funzionaria che ha tranquillizzato tutti sostenendo che il rischio di valanga era una bufala. Non è che tutti possano essere competenti su tutto. Però non sarebbe male che gli esperti di mare si occupassero dei problemi del mare mentre ad occuparsi di montagna fossero persone che la montagna la conoscono. Poi esistono limiti oggettivi. E' assurdo che località turistiche legate allo sci, anche sull'Appennino, non abbiano spazzaneve e turbine in numero sufficiente per affrontare le emergenze. Ma è comprensibile che paesini a quote più basse non abbiano le medesime dotazioni, perché le super nevicate sono un evento estremamente raro ed improbabile. Ma non è tollerabile che Renziloni alzi la voce con l'Europa in merito alle risorse da destinare ai migranti e taccia sulla mancanza di risorse da destinare alle prevenzione dei rischi che ormai sono una certezza in un'Italia che si sbriciola. Non esistono soltanto i migranti, esistono anche gli italiani. A volte, però, sembra che gli italiani non abbiano più diritto ad alcunché. Non solo ai mezzi di soccorso - e l'abolizione del Corpo Forestale è l'ennesima dimostrazione di quanto il bugiardissimo fosse del tutto inadeguato per l'incarico di presidente del Consiglio - ma neppure ad un briciolo di competenza nei ruoli chiave. Si affida l'università e la ricerca ad un ministro che l'università non l'ha mai frequentata, tanto per chiarire quale sia l'importanza dell'istruzione per questo governo. E non si spendono soldi per elicotteri attrezzati per interventi d'emergenza in qualsiasi condizione. Costano, ed i soldi servono alla Marina per recuperare aspiranti migranti direttamente di fronte alle coste libiche

venerdì 20 gennaio 2017

Con la nuova Yalta conterà chi avrà una visione strategica

Se ci sarà una nuova Yalta, sarà molto diversa da quella che aveva spartito il mondo al termine della Seconda guerra mondiale. Trump e Putin non sono soli, devono fare i conti con il terzo incomodo rappresentato dalla Cina. Ma, soprattutto, devono fare i conti con nuove realtà emergenti e con vecchie potenze che, come l'Inghilterra, cercano di togliere la polvere al vestito recuperato in soffitta. Non è un caso che Trump abbia subito puntato su Londra, promettendo vantaggi (sembrava quasi il bugiardissimo di casa nostra) in cambio della creazione di un'anglosfera che non coinvolgerebbe solo Stati Uniti ed Inghilterra, ma che sarebbe aperta a parte dell'ex impero britannico, a partire dall'Australia. E se le offerte fossero interessanti, magari potrebbero convincere scozzesi e nordirlandesi a rinunciare ad un referendum per sottrarsi al dominio di Londra. Quanto a Putin, è impegnato in arditi giochi di equilibrismo per tenere insieme, in un'alleanza che ci riguarda da vicino, gli sciti iraniani ed i sunniti turchi, per arrivare a coinvolgere l'Egitto ed accaparrarsi la Libia intera o, perlomeno, la Cirenaica. Senza dimenticare i Paesi dell'Asia Centrale un tempo parte dell'Urss. Anche Pechino, però, non sta a guardare. La conquista di ampie aree dell'Africa è stata ormai avviata con successo, l'influenza cinese è evidente. Ma nel frattempo è proseguita anche la penetrazione in Europa, partendo dalla logistica che diventa fondamentale per favorire il commercio materiale accompagnato da quello immateriale. Non siamo più ai tempi dell'intendance suivra, ormai la logistica precede l'offensiva. E l'Europa, in tutto questo movimento frenetico? Inesistente, come sempre. Ciascuno procede in ordine sparso, a seconda dei propri interessi immediati. La Grecia ha venduto il Pireo ai cinesi, l'Italia ha scommesso su Tripoli per far contento Obama e rischia di ritrovarsi spiazzata da un'offensiva russa a sostegno di Haftar. La Germania pensa solo agli affari, e sono affari suoi, la Francia oscilla e aspetta di conoscere il nuovo presidente per capire se aprirà alla Russia o se sceglierà Trump. La Spagna non è neppure in grado di giocare di sponda con l'immenso mondo latino americano. E ad Est qualcuno cerca intese con Mosca e altri scelgono il sostegno di Washington. In generale prevale l'incapacità di comprendere le potenzialità di presentarsi con la forza di un'Europa davvero unita. D'altronde un'Europa rappresentata da Mogherini è un fallimento a prescindere. Così rinascono gli accordi bilaterali, da posizioni di debolezza estrema. L'Italia della pizza e della moda (controllata dai francesi), delle produzioni di nicchia e dell'arte trascurata: potremo approfittare dell'industria 4.0 per esportare un poco di più, ma resteremo il solito nano politico alla ricerca di un gigante che ci carichi sulle spalle.

giovedì 19 gennaio 2017

Terremoto e paesi isolati? Per il lattaio Padoan bisogna pensare ai migranti

Il disastro in Italia centrale si aggrava. Contro il terremoto poco c'è da fare, ma la neve in Abruzzo non dovrebbe rappresentare una emergenza. Invece in questo Paese, che risparmia sulle spese fondamentali in nome di una falsa solidarietà che esclude gli italiani, anche una nevicata in montagna si trasforma in emergenza. Le valanghe scivolano a valle per conto proprio, l'impossibilità di raggiungere i paesi isolati è la dimostrazione del fallimento di tutto un sistema che parte dalle pulizie delle strade e arriva all'organizzazione dei soccorsi. Non c'è da stupirsi. Mentre la terra tremava e la neve isolava i paesi, il lattaio Padoan e Renziloni andavano in giro per l'Europa a parlare di migranti. Quelli che sono ospitati in hotel mentre i terremotati aspettano ancora le casette in legno. Quelli che, secondo Minniti, dovrebbero venire immediatamente rimpatriati ma che restano ugualmente per non infastidire monsu Bergoglio e le associazioni che con i clandestini campano più che bene. Ed i buonisti a senso unico, che si lamentano delle proteste dei paesini invasi per ordine prefettizio, se ne fregano della situazione di chi viene abbandonato sulle montagne d'Abruzzo. Troppo bianchi per intenerire le coscienze dei bobo? Della gauche caviar? Andrea Rossi, a cui probabilmente verrà offerto l'incarico di guidare l'organizzazione del Pd, scopre che il partito del bugiardissimo è antipatico agli italiani. Chissà come mai? Ma è meglio non chiederselo, per non avere brutte sorprese. Potrebbero scoprire che gli italiani non sono soltanto quelli del mondo falshion, della moda con i suoi folli costi e con una rappresentazione della realtà totalmente falsa. Gli italiani sono anche quelli che vivono tra voucher e lavoro nero, perché le due fasi si mescolano. Sono quelli che, quando prendono mille euro di pensione (e non sono tanti), la spendono per affitto o mutuo, bollette, tariffe sempre più care. E con il poco che avanza devono nutrirsi e vestirsi, ma i radical chic spiegano ai pensionati che devono nutrirsi con cibo di alta qualità e che devono vestirsi con capi di abbigliamento che garantiscano benessere, salute, stile. Sì, agli italiani questi buonisti arroganti e presuntuosi stanno davvero antipatici.

mercoledì 18 gennaio 2017

Radio, tv e giornali online alternativi alla disinformazione ufficiale

Sky Tv taglia gli organici e concentra la redazione giornalistica a Milano, lasciando a Roma una decina di giornalisti con il compito di occuparsi di tutto il Centro Sud. Il Corriere della Sera pensa a lanciare pagine per Torino ed il Piemonte ma cercando di evitare l'apertura di una redazione sul territorio e concentrando tutto su Milano. Solo due esempi di una realtà sempre più diffusa: chiudere le sedi periferiche e concentrare l'attività su Milano ed eventualmente Roma. Ragioni di costo, spiegano. Ma è evidente che un'informazione lontana dai territori sarà anche una informazione sempre meno precisa e di sempre minor qualità. Affidarsi alla mediazione dei social è un rischio colossale, ma i grandi strateghi che puntano al risparmio ad ogni costo sono gli stessi che, in questi anni, hanno provocato il crollo delle vendite dei giornali. Se questi, però, sono problemi degli editori e dei giornalisti, le strategie di concentrazione territoriale offrono immense praterie a chi avrà il coraggio di percorrerle. Le tv regionali, locali, non hanno ragione di esistere se continueranno ad essere gestite come oggi. Ovviamente con le dovute, ma rare, eccezioni. In generale, però, la moltiplicazione dei canali per effetto dell'introduzione del digitale terrestre ha portato solo alla moltiplicazione della banalità e del cattivo gusto. Continue riproposizioni di programmi passati, di film in bianco e nero. Il tutto per risparmiare. E poi la proliferazione di televendite, dalle pentole ai materassi, dalle creme per attività erotiche ai prodotti per i calli. Inchieste? Zero. Qualche ospitata di politici locali, tanto per promuovere eventuali spot elettorali. Medici senza clienti, avvocati in cerca di visibilità. Davvero poca cosa. Intanto si moltiplicano anche le testate giornalistiche online. Sempre a costi ridotti, con la collaborazioni di giovani di belle speranze e che possono sopravvivere con i soldi di papà e mammà, perché non campano certo con le magre retribuzioni offerte dagli editori. Qualità? Del tutto assente anche in questo caso, a parte le meritorie eccezioni. E poi le radio, quelle che meno risentono della crisi, quelle che per forza di cose devono essere più vicine al territorio se vogliono superare la concorrenza dei grandi network nazionali. Ma anche qui il risparmio regna sovrano e gli investimenti scarseggiano. Un quadro desolante ma, proprio per questo, perfetto per tutti coloro che si lamentano della faziosità dell'informazione ufficiale di Rai e Mediaset. Sono sufficienti investimenti limitati per conquistare radio, tv e giornali online di un territorio. E per poter disporre di organi di controinformazione seguiti ed utili. Ma se gli investimenti devono servire solo per mostre fotografiche o per vacanze a Montecarlo, si abbia almeno il buongusto di tacere di fronte alla consueta disinformazione ufficiale.

martedì 17 gennaio 2017

Nessuno prende ordini, ma tutti obbediscono

"Non prendiamo ordini". In 24 ore la frase è stata pronunciata da tutti contro tutti. E ciascuno si è indignato quando a pronunciarla è stato un altro. Ha iniziato la Merkel, spiegando a Trump che non solo la Germania, ma l'Europa intera, non prende ordini da Washington ed è padrona del proprio destino. E lo ha ribadito persino l'uscente Hollande. Tutto bello e giusto, soprattutto se Germania e Francia avessero dimostrato, in precedenza, un po' di coerenza rispetto alle attuali dichiarazioni. Nella vicenda libica, ad esempio. O in quella dei migranti. O, entrambi, per quanto riguarda le sanzioni volute da Obama contro la Russia, in attesa che Trump imponga anche nuove sanzioni contro l'Iran. Ma anche l'Italia ha voluto mostrare i muscoli. Renziloni ha avvertito che non prende ordini da Bruxelles in merito ad una nuova manovra per rimediare alle mance elargite dal bugiardissimo senza adeguata copertura. E poi lo stesso governo italiano ha chiarito che non prende ordini dalla Germania in merito allo scandalo delle presunte irregolarità delle emissioni di auto del gruppo (non più italiano) Fca. Una giornata all'asilo Mariuccia. Perché la dignità dei popoli e pure dell'Europa andrebbe tutelata nei fatti, non con delle false dichiarazioni. Il fatto di non prendere ordini da Trump, infatti, non significa che lorsignori non abbiano sempre preso ordini da banchieri, speculatori, finanzieri d'assalto. La Francia ha scatenato la guerra contro la Libia per obbedire ai propri petrolieri. La Merkel ha spalancato le porte ai migranti per far felici gli immobiliaristi e gli industriali che volevano nuovi schiavi per ridurre i diritti dei lavoratori tedeschi. E il governo italiano che nulla ha fatto per impedire a Fiat di trasferire la sede legale all'estero e per imporre al gruppo maggiori investimenti in Italia, si trova ora a difendere lo stesso gruppo che ha già annunciato di essere pronto a chiudere gli impianti a seconda delle richieste di Trump. Di fronte ad una politica di portatori di piatti e di lustrascarpe ha buon gioco Trump a prospettare la fine dell'Unione europea e l'imposizione di accordi bilaterali tra gli Usa ed i diversi Paesi europei. Accordi capestro, ovviamente. E lo hanno capito bene i cinesi che vorrebbero approfittare della situazione per offrire la loro protezione all'Europa. Perché a Pechino sanno bene di aver bisogno di un'Europa forte e non di singoli Paesi deboli. Un'Europa forte con cui giocare di sponda per evitare la tenaglia di Mosca e Washington alleate per una nuova spartizione del mondo. Ma è difficile da far capire a chi pensa che la tutela della sovranità italiana passi attraverso la difesa d'ufficio di un'azienda automobilistica angloolandese.

lunedì 16 gennaio 2017

L'Italia precipita nelle classifiche della ricchezza mondiale

Ventisettesima su 30, ma solo perché mancano i dati su uno dei 30 Paesi più ricchi del mondo. L'Italia, nelle classifiche internazionali, è saldamente al fondo delle classifiche che misurano la qualità dell'insegnamento, la capacità imprenditoriale, la corruzione del sistema. Peggio di noi soltanto Portogallo e Grecia. Meglio di noi anche la Spagna, l'Estonia, la Slovenia, la Slovacchia. Oltre, ovviamente, ai grandi Paesi come Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti. E piccoli come l'Islanda, il Lussemburgo, l'Austria, l'Irlanda, la Svezia, la Danimarca. Se si scorrono le prime posizioni della classifica, si nota che le migliori condizioni sono quelle offerte dai piccoli Paesi del Nord Europa. Una indicazione che va oltre gli aspetti puramente economici e finanziari. Dimensioni ridotte della popolazione consentono di prestare maggior attenzione agli aspetti umani, sociali, ma anche a quelli ambientali. I cialtroni che continuano ad invocare nuove ondate migratorie per ovviare alla denatalità dell'Italia e del Nord in particolare, sono gli stessi che, con anima candida, si interrogano senza risposta sulle ragioni di un eccesso di inquinamento dell'intera pianura Padana. Il Po accoglie i rifiuti di una ventina di milioni di persone, concentrate in un'area troppo piccola. Ma bisogna continuare ad incrementare i numeri, bisogna far arrivare altre milionate di persone. Con la conseguenza che la qualità dei servizi si riduce progressivamente, in alcuni casi crolla. Siamo ultimi in classifica per servizi di base e infrastrutture, penultimi per qualità della scuola. E con questi risultati vorremmo anche essere competitivi? Ultimi in classifica per imprenditorialità e per intermediazione finanziaria, penultimi per corruzione. Ma siamo tanto bravi nell'accoglienza e nel mantenimento delle cooperative che lucrano sui migranti. Poi, dai risultati, pare che questa grande accoglienza non si trasformi in opportunità di crescita dell'Italia che, al contrario, vede peggiorare costantemente la propria situazione. L'Italia tanto buona e inclusiva è all'ultimo posto per salari legati alla produttività e al terzultimo posto per la disoccupazione giovanile. In compenso scaliamo la classifica per assenza dal lavoro per malattia: un meraviglioso quarto posto che significa che l'Italia è un popolo di moribondi o che è un popolo di furbetti, cialtroni ai vertici come alla base.

venerdì 13 gennaio 2017

Calenda contro i manager incapaci, il lattaio Padoan li difende

Come un orologio rotto che, inevitabilmente, segna per due volte l'ora giusta, anche dal governo Renziloni escono ogni tanto considerazioni intelligenti e condivisibili. Il ministro Calenda, ad esempio, ha dichiarato che Alitalia è stata gestita male e non è giusto che siano i lavoratori a pagare per l'incapacità dei vertici aziendali. Sacrosanto. Ma sarebbe il caso che il medesimo principio venisse adottato per tutti i casi analoghi. Sempre più numerosi in ogni settore dell'economia italiana. All'Unità, ad esempio, tanto per far nomi. Invece le buone intenzioni di Calenda sono state immediatamente gelate dal lattaio Padoan. Che ha subito frenato di fronte all'ipotesi di pubblicare i nomi dei debitori insolventi di Monte Paschi. "Bisogna vedere, bisogna valutare, bisogna distinguere". Tante parole per arrivare a nascondere i responsabili, insieme ai vertici della banca che concedevano i crediti, del mega buco dell'istituto senese. Se il buco venisse coperto da fondi privati, sarebbe anche accettabile la riservatezza sui nomi dei debitori. Ma visto che il mega buco sarà coperto con i soldi pubblici, sarebbe doveroso informare i sudditi del perché devono pagare. Per coprire i debiti di chi. Già i 600milioni di Sorgenia, che faceva capo a Carlo De Benedetti, significano 10 euro a testa per ogni italiano, neonati compresi. Per poi sentire l'Ingegnere e la sua famiglia pontificare di economia, di etica, di politica? In realtà la dichiarazione di Calenda è destinata a rimanere uno sfogo di buon senso ma cancellato dalla realtà della politica e dell'economia italiana. I manager delle aziende in crisi se ne vanno con mega buonuscite, i lavoratori se ne vanno in mobilità con sussidi da fame. I colpevoli vengono premiati e rimessi rapidamente in circolazione, le vittime finiscono sul lastrico. I manager più apprezzati non sono quelli che fanno crescere le aziende, ma i tagliatori di teste. Quelli che se ne fregano dei disastri umani e sociali che provocano. Ma per il ministro lattaio se un'azienda va in crisi è solo colpa della sfortuna. Se i manager creano buchi spaventosi e incassano mega liquidazioni, è colpa della sfortuna. E se l'ultimo dei lavoratori, che ha sempre fatto il proprio dovere, si ritrova disoccupato, beh quella non è sfortuna ma la dura legge del mercato e della flessibilità.

giovedì 12 gennaio 2017

Muore la lingua italiana perché muoiono gli italiani

La morte di un popolo diventa sempre più evidente, anche a partire da piccole cose che, in realtà, piccole non sono. Così all'Accademia della Crusca - quella che si era entusiasmata per la boiata del "petaloso" - si sono resi conto che la lingua italiana è destinata all'estinzione. Grazie anche a loro, incapaci di difenderla in nome del politicamente corretto. Ora tentano, timidamente, di correre ai ripari. Ben sapendo che hanno a che fare con un popolo di analfabeti di ritorno, malati di esterofilia. E scoprono, solo oggi, che la prevalenza dell'inglese non è un obbligo morale né una sconfitta annunciata ed inevitabile. Perché altri Paesi di lingua neolatina, altri popoli provano a difendersi. I francesi, gli spagnoli. Ma per la Crusca i francesi sono troppo duri e rischiano di scivolare nel ridicolo, con la tutela della propria lingua. L'Italia, invece, troppo dura non è. E gli accademici si limitano a fornire un lunghissimo elenco di parole destinate ad essere cancellate perché nessuno le utilizza più, visto che il popolo di analfabeti ne ignora il significato. Ma il servilismo nei confronti dei padroni del mondo non si ferma alla lingua. Anche le mode, gli atteggiamenti, seguono pedissequamente i dettami d'Oltreoceano o di Oltremanica. Peccato che, nonostante la velocità delle comunicazioni, al gregge italiano le notizie arrivino con anni di ritardo. Lo snowboard, negli Usa, sta passando di moda, ma gli imitatori italiani non se ne sono ancora accorti. D'altronde bisognerà ben svuotare i negozi delle tavole, prima di imporre una qualsiasi altra novità emersa negli Stati Uniti. E lo stesso vale per il cibo. In giro per il mondo le catene di fast food iniziano ad essere disertate. Il pasto veloce, per garantire più ore di lavoro, si è scoperto che è controproducente sul fronte dell'efficienza e della produttività. Meglio una pausa più lunga per poi ricominciare con una migliore condizione psicofisica. In Italia non se ne sono accorti e puntano ad eliminare la pausa pranzo. Quanto alla lingua, gli italiani conosceranno a perfezione l'inglese quando il resto del mondo avrà cominciato a parlare in cinese e in spagnolo.

mercoledì 11 gennaio 2017

I 5 stelle grilleggiano perché non hanno concorrenti

E' vero che Casaleggio jr sembra essere solo una copia sbiadita del padre, ma la "follia" europea dei 5 stelle potrebbe essere stata meno folle di quanto appaia. Innanzi tutto ha cancellato, per qualche giorno, i problemi del sindaco di Roma. E non è poco. In secondo luogo ha offerto al Movimento l'opportunità di testare la fedeltà non solo dei militanti ma anche degli elettori. E se hai una base fedele, puoi permetterti qualsiasi giochino politico. D'altronde le alternative a Grillo continuano a mancare. Alternative vere, ovviamente. I 5 stelle sono trasversali, ma a sinistra hanno una concorrenza inesistente da parte di quello che resta dei fallimentari tentativi di Sel, dei seguaci di Tsipras, dei desaparecidos Fassina e Civati. Ma non è che a destra la situazione sia molto diversa. La Lega di Salvini ha fatto il pieno di elettori potenzialmente attratti dagli slogan del leader. Fdi non riesce a superare il limite del fascino borgataro. Con un maggiore impegno a quanto potrebbe salire l'alleanza tra Lega e Fdi, magari con l'aggiunta di frange di Forza Italia a partire da Toti? Al 20%? Al 22%? Un risultato probabilmente eccessivo, ma anche se fosse risulterebbe del tutto inutile per andare a governare. Esclusi da un eventuale ballottaggio, esclusi da intese di governo nelle quali le destre potrebbero davvero incidere. Condannate ad un ruolo subalterno o all'autoreferenzialità. Anche con un sistema elettorale proporzionale le intese sarebbero in condizione di inferiorità. Proprio come in passato, quando An non è stata assolutamente in grado di incidere al di là di aver garantito ai propri caporali di giornata la nomina a colonnelli con incarichi di governo ma senza idee e strategia. Se le destre vogliono governare, se vogliono incidere, devono ampliare la base dei consensi. Devono allargare il proprio orizzonte, devono avanzare proposte in grado di ribaltare il tavolo. I 5 stelle hanno avuto successo proponendo modelli alternativi di società. Che possono piacere o meno, che possono essere credibili o anche no. Ma che sono comunque alternativi. Le promesse grilline in termini di energia sono superficiali? Forse sì, ma almeno esistono. L'informazione sui siti del movimento è sicuramente di parte ed anche limitata, ma esiste. Casaleggio senior ha investito sul progetto. Le destre risparmiano perché troppo impegnate a difendere la cassa della fondazione di An o perché non hanno la minima idea di come utilizzare la comunicazione visto che hanno poco da comunicare. E' facile criticare il governo che non investe quando i primi a non investire sono i partiti che rivolgono le critiche.

martedì 10 gennaio 2017

Il Collegio, reality della lacrima italiana

I reality, si sa, hanno poco a che fare con la realtà. Vivere con una telecamera a pochi centimetri dal naso significa trasformare ogni atto in una recita. Però il nuovo programma di Rai 2, il Collegio, è utile per rendersi conto del livello di molti appartenenti alle nuove generazioni, quelle che dovrebbero garantire il rilancio dell'Italia. Ragazzini e ragazzine dai 14 ai 17 anni, in arrivo da ogni parte d'Italia e con una netta preponderanza di famiglie benestanti. In comune, quasi tutti, una profonda ignoranza. Un clamoroso atto d'accusa nei confronti della squola italiana, quella con la "q". Poi si può tranquillamente ignorare il comportamento da branco, indotto dalla presenza delle telecamere e dalla voglia - sacrosanta, a quell'età - di mettersi in mostra per ritornare tra gli amici come divi televisivi. Ma ciò che è più interessante è la facilità al pianto, al piagnisteo continuo. Si arriva alla sceneggiata con la ragazzina che assicura che, piangendo, non potrà più respirare. Ma anche gli altri non vanno meglio. Basta meno di una settimana di collegio per far fuggire una ragazzina in crisi di astinenza dalla famiglia. E pochi giorni in più per portare alla rinuncia un ragazzino che non riesce a convivere con l'imposizione di regole. Scrivono una poesia e piangono, devono rinunciare al cellulare e piangono, devono indossare un foulard e piangono, non possono avere i capelli in disordine e piangono. Fragili, incapaci di affrontare punizioni "terribili" come dormire da soli o pelare le patate. Pronti solo a rivendicare diritti fondamentali dell'uomo, tipo l'utilizzo del cellulare anche quando non si deve o il diritto a non studiare se non si ha voglia. Ma incapaci a reggere le conseguenze delle proprie scelte. Il problema, però, non sono i ragazzi, ma le famiglie che li hanno spediti al reality. Perché? Con quali obiettivi? Perché speravano che un mese in tv avrebbe educato i figlioli più di quanto avevano fatto i genitori nei 14-17 anni precedenti? O per un briciolo di notorietà non solo del ragazzo ma anche della famiglia? Con queste premesse è inevitabile che i ragazzi crescano così. Perfette copie dei frignoni adulti degli altri reality televisivi. Personaggi strapagati che piangono per una settimana di lontananza dalle feste per sedicenti Vip, dagli agi e dalle comodità. La lacrima, questa grande ed unica realtà condivisa dall'Italia intera, al di là delle generazioni, dello stato sociale, della provenienza geografica. Un popolo di piagnoni.

lunedì 9 gennaio 2017

Minniti sbugiarda Alfano e Renzi

I clandestini, che rappresentano la maggioranza dei migranti sbarcati in Italia? Devono essere rimpatriati. E per evitare nuovi sbarchi bisogna accordarsi con la Libia affinché crei dei centri di controllo non sulle coste del Mediterraneo ma nel deserto, ai confini con i Paesi da cui i migranti entrano in Libia. Pare di tornare indietro di un bel po' di anni, quando a Tripoli governava Gheddafi e prima che Berlu lo tradisse per far contenti i francesi, gli inglesi e gli statunitensi. Solo che il governo non è più quello del centrodestra ormai sfasciato. E' la sinistra a condurre il gioco. E' quel Minniti, ex delfino dalemiano, che ha preso il posto dell'imbelle Alfano. E persino il ministro Pinotti pare uscita dal letargo. Non servivano grandi ragionamenti, solo un po' di buon senso ed il nuovo ministro dell'Interno sembra esserne dotato, a differenza del predecessore. Un a posizione, quella di Minniti, che crea non pochi problemi. Innanzi tutto a sinistra, dove i numi tutelari delle compagnie di giro che lucrano sui migranti sono insorti contro la proposta di rimpatriare i clandestini. E le cooperative rosse e bianche come faranno a campare? Toccherà mica impegnarsi per andare ad aiutare gli italiani senza tetto, le vecchine con pensione da fame, i disabili? Oppure dovranno seguire l'esempio dei cervelli in fuga e trasferirsi all'estero dove non sanno cosa farsene dei cooperanti italiani e dei volontari a stipendio fisso. Ma il ministro dell'Interno ha creato problemi anche in Forza Italia. Berlu era già impegnato a recuperare il prode Alfano, quello senza quid, pronto ad una nuova alleanza centrista che utilizzasse Ncd (o quel che ne resta) come ponte per un'intesa con il bugiardissimo. Ed ora arriva Minniti a dimostrare che i problemi si possono risolvere, è sufficiente eliminare Alfano e lavorare con competenza. Bella figura per l'ex delfino di Berlu in procinto di tornare a casa. Ma gran bella figura anche per il bugiardissimo. Che, con gli stessi ministri di Gentiloni, non aveva combinato nulla di buono sul fronte del contrasto alla migrazione di clandestini. E vede ora Minniti impegnato a realizzare ciò che il governo del bugiardissimo riteneva impossibile. Magari il nuovo ministro dell'Interno non riuscirà a compiere miracoli, ma almeno ci sta provando. Sordo agli alti lai delle Serracchiani di turno o dei vescovi così distratti sulla sorte degli italiani.