giovedì 9 febbraio 2017

Prove di inciucio tra Berlu e Franceschini

Due indizi non fanno una prova. Però suscitano alcuni dubbi. E se Gianni Letta, l'uomo dei consigli sbagliati a Berlu, va a parlare con gli emissari di Franceschini e i sostenitori di Franceschini scrivono una lettera al Pd per chiedere di sostenere il governo evitando il voto anticipato, qualche collegamento tra i due episodi sorge spontaneo. Se poi ai due indizi se ne aggiunge un terzo, i dubbi si trasformano in quasi certezze. Il terzo indizio e' l'arrivo in Italia del presidente dei popolari europei, il raggruppamento di cui fa parte anche ciò che resta di Forza Italia. E cosa viene a dire l'amico francese? Che non è possibile una alleanza delle destre e del centrodestra con la guida di Salvini. E non per la persona in se', non andrebbe bene neppure Meloni, ma per la linea politica. Dunque l'ordine del Ppe è che Forza Italia non deve schierarsi dalla parte degli amici di Putin e Le Pen. Può, eventualmente, guidare la coalizione, ma a patto di snaturarla e di renderla succube ai voleri dell'Europa dei banchieri e dei burocrati. Oppure, ed è il consiglio vero, può accordarsi con il Pd per una nuova alleanza. Non più con Renzi, ma con Franceschini. Ma il bugiardissimo corre ai ripari ed inizia, con la collaborazione dei giornali di servizio, l'attacco a Franceschini ed ai suoi amici. Casualmente emerge il totale fallimento del bonus da 500 euro per la cultura giovanile. Un progetto del bugiardissimo, una delle sue mance. Ma si parla di cultura, dunque le colpe ricadono, nell'immaginario collettivo, su Franceschini. E dove non si può ordinare l'attacco, si impone il silenzio. Un giovane di 30 anni si uccide in Friuli in conseguenza delle fallimentari politiche del lavoro del governo nazionale e di quello regionale? La notizia viene confinata nelle pagine interne. La Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia, fa finta di niente. Il ministro Poletti, accusato con nome e cognome nella lettera di addio del suicida, se ne frega. E  Berlu, ovviamente, non infierisce sui futuri alleati

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