venerdì 17 febbraio 2017

Riforme obbligatorie? No, grazie

Tutti i cattivi contro il bugiardissimo dopo aver frenato le sue riforme. E' questo il fil rouge dei giornali di servizio, schierati a difesa dell'ex presidente del consiglio. Per una volta hanno persino ragione. Ovviamente non si chiedono le ragioni di questa levata di scudi contro le riforme. Anche perché i servizievoli giornalisti di regime, e soprattutto i direttori dei grandi quotidiani, fanno parte di quel sistema di potere che ha beneficiato delle riforme. Tutti gli altri no. E la rabbia generale è la conseguenza di questa situazione. La maggioranza degli italiani si è impoverita, è costretta a vivere in condizioni di minor sicurezza, i giovani vedono svanire le speranze per il loro futuro, i pensionati arrancano. Perché mai dovrebbero essere felici e sostenere le riforme? Solo perché i padroni possono licenziare liberamente? O perché curarsi costa sempre di più per servizi sempre più scadenti? O perché i salari si riducono, la precarietà cresce e la qualità del lavoro peggiora? Ma i direttori dei quotidiani, proprio quei direttori che hanno affossato i giornali trasformati in fogli di veline al servizio del bugiardissimo e dei suoi sodali, insistono. Vogliono convincere gli italiani che l'invasione è buona e fa bene, che gli stranieri hanno diritto a casa e lavoro mentre gli indigeni hanno l'obbligo di farsi da parte. Che gli estrogeni nelle carni americane sono il futuro insieme a vermi e cavallette. Basta con la vecchia cultura italiana, stantia e ammuffita. I bonghi al posto delle orchestre sinfoniche, la coca cola al posto del vino. Riforme e rottamazione di chi non si allinea. E se qualcuno vuole opporsi e votare contro, sarà bollato come populista ignorante, come webete, come analfabeta di ritorno e pure di andata. Gaber ironizzava sulla libertà obbligatoria, ora siamo passati alle riforme obbligatorie

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