martedì 28 marzo 2017

Poletti ha ragione: i rapporti personali sono determinanti per trovare lavoro

Criticare il ministro Poletti è come sparare sulla Croce Rossa. Ha torto a prescindere, persino quando si lascia andare a dichiarazioni di assoluto buon senso e di palese onestà intellettuale. Invece tutti a massacrarlo per aver detto che, per trovare un lavoro, è più utile andare a giocare a calcetto invece di occuparsi del proprio curriculum. Non è il caso di perdere tempo con le accuse di sessismo da parte delle Boldrine di turno. Quelle che ignorano che a calcio giocano pure le ragazze, ma che forse vorrebbero cambiare il nome dello sport in "calcetta". Il delirio non ha confini. E non è neppure il caso di soffermarsi sulle critiche, sacrosante, di politici come Bruno Murgia che, giustamente, ricorda a Poletti che è un ministro e che un ministro dovrebbe cambiare la situazione, invece di accettarla anche quando la considera sbagliata. In attesa di un cambiamento, insperato, la situazione resta però quella descritta da Poletti. Si può avere il miglior curriculum possibile ma poi, se non si frequentano le persone giuste, il lavoro non si trova. E non è neppure un problema di raccomandazioni. E' normale che un imprenditore, di qualsiasi settore, preferisca far lavorare (di assumere con un contratto regolare non se ne parla proprio) chi conosce. Perché anche nello sport è possibile valutare una persona. Certo, non sotto l'aspetto professionale o delle conoscenze tecniche, ma dal lato umano. Se si è portati a sacrificarsi per la squadra, se si ha coraggio, se ci si impegna, se si è generosi. Dopo, ma solo dopo, si passerà a verificare competenze professionali e attitudini. Chi preferisce rimanere chiuso in casa, a spedire via mail il curriculum a migliaia di aziende, è libero di farlo. Ma deve essere consapevole che il rapporto personale è molto più importante e determinante. D'altronde come si potrebbe invertire la situazione in un Paese come l'Italia? Dove una laurea con 110 e lode in certe università vale meno di zero perché tutti sanno che la preparazione è ridicola ed i voti regalati? Perché dovrebbe valere il voto di laurea se in un altro Ateneo la preparazione è superiore anche per chi esce con 90? E poi, anche nelle aziende private, chi è davvero in grado di valutare la qualità di un curriculum? Inevitabile un colloquio, per capire chi si ha di fronte. E allora gli incontri su un campo di calcio, o al cinema, o anche al ristorante, sostituiscono i colloqui personali. Tutto bello? Per nulla. Perché è evidente che, a parte alcune eccezioni, sul campo di calcio si ritroveranno i soliti amici dei soliti giri. Al ristorante, o in pizzeria, saranno seduti al tavolo gli appartenenti ai medesimi gruppi sociali e famigliari. Però, in attesa di un doveroso cambiamento, Poletti ha ragione quando racconta la realtà come è. Ed i ragazzi, invece di rimanere in casa alle prese con una tastiera, con un videogioco o con le cuffie in testa, devono capire che è più proficuo uscire e conoscere gente nuova.

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