martedì 16 maggio 2017

Colpevoli quelli che tacciono su mafia e migranti

Il finto stupore con il quale gli organi di disinformazione di massa hanno accolto la notizia del coinvolgimento della Ndrangheta nella gestione dei migranti è la migliore dimostrazione della crisi irreversibile di una categoria professionale. Non è neppure fondamentale capire se si tratta di malafede, di servilismo o di banale incapacità nel comprendere il mondo cirocostante. È il risultato finale ad essere inquietante. Poi ci si può anche dedicare all'ironia sul prete coinvolto nella vicenda, accusato di essere il padre, non spirituale, del ndranghetista che gestiva i migranti. Ma il problema è la continua e crescente censura messa in atto dai disinformatori nei confronti delle notizie relative ai crimini commessi dalle nuove opportunità. La giustificazione, inaccettabile, è sempre la stessa: anche gli italiani delinquono, dunque perché impedire che lo facciano anche gli allogeni? Forse perché la ragazzina violentata a Padova è stata stuprata da un migrante già arrestato per altri reati e mai espulso. E a lei poco importa che ci siano altre ragazze stuprate da italiani, da fidanzati, da mariti. La sua vita è stata rovinata da una persona ben precisa, che non doveva essere in Italia anche perché arrivata da un Paese dove la guerra non c'è e neppure la carestia. Ma questi sono particolari che ai disinformatori buonisti non interessano. Meglio nascondere tutto. Tanto non ne parla neppure monsu Bergoglio. Chissà se troverà il tempo per occuparsi del prete calabrese. Forse sì, per lamentarsi del trattamento gastronomico riservato agli ospiti. Ma della ragazza uccisa nei giorni scorsi da un altra grande opportunità arrivata da un altro Paese senza guerra, Bergoglio ha preferito non occuparsi. Il silenzio dei colpevoli

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