mercoledì 3 maggio 2017

Il Pd cala nelle regioni rosse, le destre non ne approfittano

I dati delle primarie del Pd sono particolarmente interessanti. Non solo perché sottolineano un calo dei votanti di oltre il 33%, ma perché evidenziano un cambiamento nella composizione geografica e sociale dei votanti. Al di là delle truppe cammellate, si è registrata una netta flessione dei votanti nelle tradizionali regioni rosse. Il Pd renziano assomiglia sempre di meno al vecchio Pci. Continua ad essere maggioritario tra gli anziani, ma ha ormai perso l'egemonia tra gli operai. Un fenomeno che unisce il bugiardissimo italiano con l'uomo di plastica francese, Macron. Espressione, entrambi, di una oligarchia che vuole rafforzare il proprio potere nei confronti dei sudditi e degli schiavi. Con una grande differenza, però. In Francia il voto dei giovani e degli operai premia Marine Le Pen, in Italia si indirizza su Grillo. Ed ora che anche le regioni ed i comuni rossi diventano "contendibili" (orrenda definizione per spiegare che può vincere chiunque), l'incapacità delle destre italiane di intercettare il voto di giovani e di ceti popolari diventa quasi imbarazzante. Mancanza di programmi ma pure di credibilità: un mix perfetto per impedire un successo. E l'alleanza con i moderati centristi sempre proni di fronte al potere degli oligarchi non aiuta di certo. Se le ricette sono sempre quelle dei sacrifici per ceto medio e classi popolari, per tutelare imprenditori incapaci, i voti continueranno a prendere altre strade

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