mercoledì 21 giugno 2017

Gentiloni fa la guerra alla Cina, ma spera nei soldi di Pechino

Macron e i suoi mandanti hanno scoperto che la Cina può rappresentare un problema. Per la Francia, innanzi tutto. E, dunque, avendo portato alla presidenza francese l'ologramma Macron, con il plauso di tutti gli euro burocrati, i mandanti lo utilizzeranno per modificare la politica commerciale e la politica estera dell'intera Unione Europea. Ovviamente a fianco di Macron si è già piazzato Gentiloni, uomo per tutte le stagioni. Basta che il suo esperto di look politico fischi ed il presidente del Consiglio cambia abito. "Siamo contro ogni protezionismo" aveva assicurato Gentiloni. Che ora, con l'amico Macron, sta pensando a cosa fare contro la Cina. "Siamo a favore degli investimenti stranieri in Italia", aveva aggiunto. Ma ora, su ordine dell'Eliseo, scopre che gli investimenti cinesi possono essere pericolosi. Non che a Pechino si preoccupino più di tanto delle giravolte romane. E ancor meno si preoccupano delle offensive della stampa di regime italiana. Pronta a spiegare che gli investimenti cinesi in Pakistan sono una follia utile solo ad irritare l'India. Così irritata, l'India, da aver rafforzato proprio insieme al Pakistan la sua presenza nella Sco, l'organizzazione alternativa alla NATO che raggruppa anche Cina, Russia, vari Paesi ex sovietici mentre diventa sempre più stretta anche la collaborazione con l'Iran. La stampa italiana di servizio ha preferito sorvolare. Insistendo, invece, sui rischi economici della Via della seta ferroviaria per intensificare i commerci tra Cina ed Europa passando attraverso l'ex impero sovietico. E come dimenticare l'errore commesso da Pechino che ha puntato sul porto greco del Pireo? La Cina avrebbe dovuto scegliere Gioia Tauro, ignorando problemi di criminalità e infrastrutture. Sembra molto la storia della volpe e l'uva. Dal momento che investono altrove, spieghiamo che gli investimenti non vanno bene. Ma siamo ovviamente pronti a continuare a svendere aziende e quote azionarie quando Pechino si presenta con i soldi. Nel frattempo a Roma si fa passare il Ceta, l'accordo con il Canada sui commerci. Per annientare l'agricoltura italiana e favorire le multinazionali statunitensi che utilizzeranno il Canada come testa di ponte per invadere l'Italia e l'Europa

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