mercoledì 30 agosto 2017

La nuova mancia elettorale premia il parassitismo

Con l'anno nuovo arrivano le elezioni e non casualmente arriva anche la nuova mancia elettorale prevista dal governo Gentiloni. Poche centinaia di euro per le famiglie con reddito (dichiarato) inferiore ai 6mila euro all'anno. Il problema non è neppure quello di sapere quante saranno le famiglie italiane che potranno usufruirne e quante le famiglie degli invasori. L'errore è proprio nel concetto di mancia, elettorale o meno. Il governo non è in grado di creare condizioni per un lavoro vero, utile socialmente e redditizio. Dunque meglio destinare le risorse alla carità piuttosto di investirle per crescita, sviluppo, occupazione. Negli ultimi anni si sono creati posti di lavoro inventandosi l'emergenza migranti e regalando montagne di denaro alle cooperative che di volontario non avevano nulla e che campavano a spese nostre con la più o meno falsa assistenza alle nuove opportunità. Non è neppure il caso di soffermarsi sull'ignobile mediatore pagato con le nostre tasse per difendere lo stupro. Ciò che è grave in assoluto è che questo tipo di assistenza serve solo a mantenere il peso morto di queste cooperative. Non si va oltre. Si insegna l'italiano, quando si insegna, per mandare poi i nuovi schiavi a lavorare sottopagati al posto degli italiani. Ma non si crea un solo posto di lavoro in più. E in vista della progressiva robotizzazione del lavoro, a partire dalle qualifiche più basse e meno specializzate, al governo non resta che programmare una costante espansione del reddito di inclusione. Ma 600 euro al mese per famiglia non fanno ripartire i consumi di prodotti italiani, non rilanciano l'economia. A meno che non si sappia che i soldi verranno distribuiti a chi già si arrangia con il lavoro nero, non tassato e non dichiarato. In ogni caso si favorirà esclusivamente il parassitismo, perché i corsi di formazione eventualmente obbligatori non servono a nulla se, al termine del percorso formativo, un lavoro vero non c'è. E non ci sarà sino a quando la classe dirigente  italiana, complice di questo governo e di quelli precedenti, non avrà il coraggio di investire.

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