lunedì 7 agosto 2017

Sarà il governo a decidere il futuro delle tv locali

Probabilmente solo gli addetti ai lavori sanno dell'esistenza dei Corecom, i comitati regionali che si occupano di comunicazione. E, in tale veste, si occupano anche di destinare fondi pubblici alle tv private del territorio. D'ora in poi non se ne occuperanno più. La destinazione delle risorse sarà decisa direttamente dal ministero dello sviluppo economico. Dunque sarà il governo centrale a stabilire quali emittenti amiche potranno sopravvivere e quali tv nemiche dovranno marciare verso la chiusura. Altrove si chiamerebbe censura e si scatenerebbero le proteste contro una simile gestione delle risorse e della libertà di informazione. In Italia, invece, non succede nulla. In fondo è anche comprensibile. Le tv locali avrebbero dovuto rappresentare una alternativa alla disinformazione di regime e invece, nella stragrande maggioranza dei casi, sono diventate contenitori di vendite di pentole, materassi, bigiotteria. Dunque non si capisce perché le televendite dovrebbero venire finanziate con denari pubblici. Per la sopravvivenza di qualche notiziario ottenuto leggendo le agenzie ed i comunicati stampa? Per qualche intervista zerbinata al politico di turno? Certo, esistono eccezioni meritevoli, ma sono appunto eccezioni. Le inchieste vere sono merce rara. Indubbiamente anche i programmi di musica tradizionale vanno salvaguardati, ma la nascita delle tv locali era stata accompagnata da ben altre aspettative. I commenti calcistici abbondano, le analisi socioeconomiche latitano. Non bisogna disturbare i potenti. Con la speranza che i politici locali, che controllano i Corecom, siano poi riconoscenti. Ma adesso arriva la fregatura. Sarà la lontana Roma a decidere. E allora, nella migliore delle ipotesi, bisognerà valutare criteri diversi dalla comparsata del consigliere comunale o regionale. Magari si terrà conto dei lavoratori pagati regolarmente, del numero dei giornalisti assunti, dei programmi prodotti internamente. Sarà una strage, se si lavorerà con correttezza. Ma le tv sperano che tutto si risolva nella solita farsa all'italiana. Perché investire sulla qualità è un atteggiamento per pochi, e il coraggio di una informazione libera è un privilegio ancora più raro.

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