martedì 31 ottobre 2017

Videogiochi olimpici per pensionati da far morire

La truffa sull'età della pensione è molto più grave di quanto sembri. L'idea di portare ad oltre 67 anni l'età del ritiro dal lavoro (per chi ce l'ha) nasce dall'aumento delle aspettative di vita. In pratica i contributi versati nel periodo lavorativo non basterebbero più per coprire il sempre più lungo periodo di sopravvivenza da pensionati. La truffa, però, è nascosta in una piega del ragionamento. La durata della vita media si è allungata negli anni in cui si riducevano morti e infortuni sul lavoro, quando i diritti venivano rispettati e le retribuzioni consentivano di curarsi e di non accontentarsi di cibo spazzatura. Negli ultimi anni, però, l'aspettativa di vita non solo non è aumentata ma ha subito una preoccupante frenata. Peccato che la riforma delle pensioni non preveda una riduzione dell'età di uscita in caso di riduzione della vita media. Una curiosa dimenticanza. Ed andrà peggio in futuro. Perché la precarietà obbligatoria per i giovani, quando riescono a trovare una occupazione, accompagnata da retribuzioni da fame, determinerà pensioni sempre più magre ed insufficienti a sopravvivere in buona salute. È il sogno di Boeri e Padoan: impossibilità di curarsi, impossibilità di nutrirsi in modo adeguato con prodotti di qualità. Dunque si morirà prima, migliorando i conti dell'Inps. Una vita da disperati alla ricerca di nuovi lavori, è una vecchiaia breve e disperata. D'altronde quando i giovani di oggi, dopo una vita di sfruttamento, arriveranno alla pensione, saranno troppo vecchi per protestare. E procederanno come pecore verso il macello. E oggi sono troppo impegnati con i videogiochi nel tempo libero, videogiochi che diventeranno disciplina olimpica come premio per la distrazione di massa, per rendersi conto di quello che sta succedendo. Lo scenario futuro è delineato: i robot impegnati nei lavori di routine, la massa della popolazione in età da lavoro spaparanzata sul divano con i videogiochi e con salario di cittadinanza che consenta una sopravvivenza minima e senza desideri , pochi creativi strapagati a progettare nuovi giochi e a gestire la vita altrui. Per questo è funzionale la scuola di oggi, affidata a gente come Fedeli. Una scuola che, come sostiene giustamente Cimmino, si occupa solo dei livelli infimi e penalizza chi ha capacità. Uniformare tutto e tutti verso il basso. L'unica competenza richiesta sarà quella di accendere e spegnere i videogiochi

lunedì 30 ottobre 2017

Il centro destra vincente in Sicilia e sempre più disunito

Le elezioni siciliane sono ormai alle porte ed il centro destra si prepara a vincerle. Con una rinnovata unità? Assolutamente no. Si guarda a Palermo ma pensando a Roma ed alle prossime elezioni politiche di fine inverno o inizio primavera. I sondaggi, per quello che valgono, indicano un testa a testa tra Lega e Forza Italia, con Fdi che paga le sparate di Meloni contro i veneti. Ma anche con l'aiuto della quarta gamba (da Fitto a Storace, da Cesa a Quagliariello, da Sgarbi a Parisi) il centro destra rimane lontano dalla possibilità di governare da solo. Così ciascuno pensa al dopo per proprio conto. Salvini ipotizza una telefonata a Grillo dopo i risultati delle politiche mentre Berlu continua ad utilizzare il pessimo Tg5 per creare un ponte con il Pd. Entusiastici commenti sulla ripresa e sulla sconfitta della disoccupazione (la realtà è tutt'altra ma il Tg di Mimun non se ne accorge), indignazione a senso unico per ogni torto subito dagli allogeni e scarsissima attenzione ai reati commessi dagli allogeni a danno degli italiani. Gentiloni marcia verso la fiducia per imporre lo Ius Soli e il braccio disinformativo di Berlu si schiera platealmente a favore dell'invasione. Non una parola, da Forza Italia, sulla immediata cancellazione della legge in caso di vittoria alle elezioni politiche. Solo fuffa sul rilancio di riforme liberali che non si sa quali siano. E nessuno che offra indicazioni su quale potrebbe essere la squadra di governo. Nella convinzione che se il bugiardissimo e Gentiloni hanno governato con Fedeli, Alfano, Poletti, il centro destra potrebbe anche promuovere al governo i soliti nani e ballerine senza peggiorare la situazione. Vincere perché gli altri sono peggio, non perché si sia capaci. I sondaggi potrebbero anche rappresentare un rischio. Convincendo i leader dei due partiti maggiori a candidare personaggi di pessimo livello, in grado di favorire l'astensione. Le indicazioni presentano un Nord in netto spostamento a destra, e nella formazione delle liste peserà negativamente la posizione di Meloni. Mentre, al di là della vicenda siciliana (dove i disastri di Crocetta hanno cancellato le possibilità di successo del Pd lasciando campo a Musumeci ed ai 5 stelle), le pessime gestioni di altre regioni controllate dal Pd non sembrano aver ancora disgustato gli elettori. Anche questo un aspetto su cui riflettere

venerdì 27 ottobre 2017

I magistrati per lo Ius Soli. Sempre più in politica

Poteva mancare un intervento della magistratura a favore dell'invasione? Ovviamente no, in un Paese come l'Italia dove i magistrati non perdono occasione per intervenire, per apparire, per indirizzare la politica nazionale. Con quale investitura popolare? Nessuna, ma se ne fregano. Questa volta è stato Armando Spataro, procuratore capo di Torino. Per lui sullo Ius Soli si sta manifestando una vera e propria xenofobia per poi proseguire con l'immancabile dichiarazione sui muri da abbattere e banalità assortite. Non una parola, ovviamente, sulla xenofobia legata ai comportamenti della magistratura. Perché, come sostiene Spataro, la solidarietà sarà anche un diritto ma la tolleranza a senso unico dei magistrati nulla ha a che fare con la solidarietà. Proprio in questi giorni è stato arrestato a Torino un nomade che stava sequestrando una bambina. Un nomade con precedenti penali che vive in un campo che avrebbe dovuto essere smantellato da tempo ma non si è fatto nulla. E il procuratore di Torino forse potrebbe occuparsi meno di politica e più dei suoi uomini che, in pochi mesi, sono balzati più volte sulle prime pagine dei giornali per vicende legate a violenze contro le donne. Lasciando cadere in prescrizione un processo e dunque senza condanna per gli stupratori. Mentre non fanno più notizia i casi di spacciatori allogeni arrestati ripetutamente e sempre lasciati liberi. Forse sono questi comportamenti che favoriscono la xenofobia. Comportamenti come quelli dei magistrati rigorosissimi nel cacciare una nonnina ultra novantenne dalla casetta costruita dopo il terremoto ma molto meno rigorosi nello sfrattare gli allogeni che occupano abusivamente intere palazzine. La xenofobia si favorisce con questa disparità di atteggiamento, con questa giustizia che colpisce gli indigeni e che chiude gli occhi sui crimini degli allogeni. Se i colpevoli dei furti di rame e dei roghi tossici venissero  puniti, se gli autori dei furti in appartamento finissero in galera invece di mettere sotto processo chi si è ribellato contro i ladri, se lo spaccio di droga non fosse libero di dilagare nella certezza dell'impunita', forse ci sarebbero atteggiamenti diversi nei confronti degli allogeni. Improbabile che Spataro non lo sappia. E allora sarebbe più interessante, invece di ascoltare interventi politicamente corretti, scoprire la logica vera dei comportamenti dei magistrati

giovedì 26 ottobre 2017

Bambina stuprata dalle risorse boldriniane. Vietato indignarsi

Una bambina di 13 anni è stata violentata ad Ascoli da due grandi risorse boldriniane. Nessuna indignazione da parte di Mattarella o di Gentiloni, tutti troppo impegnati ad indignarsi per 4 adesivi di cattivo gusto piazzati in uno stadio. Nessuna squadra di calcio ha portato la solidarietà alla ragazzina, la maggior parte dei giornali e delle tv ha ignorato la notizia o l'ha collocata in modo che non si vedesse. In compenso Claudio Sabelli Fioretti, giornalista di provata fede democratica, su Radio Rai 1 dichiarava di invidiare quel fortunato bambino italiano che si ritrova in una classe con 25 stranieri. Lui sì, il bambino, che conoscerà il mondo. E pazienza se studierà poco perché bisognerà che si adatti alle culture dei suoi compagni. Se ne frega, il compagno giornalista, di quella bambina che, in una situazione analoga, si è ritrovata isolata dalle compagne di classe perché colpevole di essere italiana e, dunque, diversa. Ovviamente il compagno giornalista è libero di pensarla come vuole. Più fastidioso che lo faccia in una trasmissione della Rai, mantenuta con i soldi del canone scippati con la bolletta della luce. Magari, con i soldi nostri, si sarebbe potuto approfondire il suicidio del terremotato senza più speranze. Meglio di no, vero? Perché si rischiava di far emergere i ritardi del governo Gentiloni che, anche in questo caso, si è ben guardato dall'indignarsi. Chissà se qualche squadra di calcio porterà una corona di fiori ai funerali del suicida. Chissà se qualche giocatore indosserà una maglia con il viso di chi muore sul posto di lavoro. Sono 3 al giorno, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Forse Tavecchio non lo sa. Magari negli stadi si potrebbe leggere qualche pagina dei tanti libri dimenticati, dedicati a chi muore di lavoro. Tanto per variare un po' l'indignazione a comando e a senso unico.

mercoledì 25 ottobre 2017

11 ore di lavoro al giorno per 400 euro al mese:l'Italia

"Cerchiamo personale che abbia voglia di lavorare". Un cartello su un negozio, come tanti. O forse come pochi. E proprio perché sono pochi i cartelli, la proposta di lavoro non è generosissima: 11 ore di lavoro al giorno, in due tranches con una lunga sosta per pranzo. Per sei giorni la settimana. E la domenica riposo? Macché. La domenica solo metà orario. Dunque attività sette giorni su sette e mezza giornata di riposo settimanale. Beh, almeno la retribuzione sarà adeguata allo sforzo. Sì, 400 euro al mese per i primi mesi per poi, eventualmente, balzare a 900 euro se confermati. Ovviamente non tutti in busta, perché bisogna anche evitare di pagare troppi contributi. Il clima, d'altronde, è ormai quello. Di fronte alla protesta dei liceali che non hanno voglia di andare a friggere patatine per una multinazionale come esempio di alternanza scuola-lavoro, sono insorti i sostenitori dello sfruttamento ad ogni costo: "Dovrebbero essere felici di questa esperienza e sperare che qualcuno gliela offra anche dopo la laurea". Già, perché studiare 5 anni al liceo e poi altri 5 anni per laurearsi in fisica o in lettere classiche, in ingegneria o in giurisprudenza, è la base minima per poter lavare i cessi con contratti precari e sottopagati. Poi, magari, qualcuno si stupisce se la produttività in Italia cresce meno rispetto a quei Paesi dove gli ingegneri fanno gli ingegneri e gli esperti di antichità si occupano di antichità. Paesi con mentalità vecchia, sorpassata. Dove si cercano competenze e si è rimasti fermi alle idee antiche di pagare le professionalità e premiare il merito. Noi siamo il futuro, con il Jobs Act e lo sfruttamento legalizzato. "Ci pagano poco, è vero, ma a volte ci sono delle mance", spiegava nei giorni scorsi un distributore di pasti che percorreva la città in bicicletta. Può consolarsi pensando ai camerieri parigini costretti a vivere esclusivamente con le mance elargite dai clienti. Oggi? No, ovviamente. A fine Ottocento. Ma l'Italia dei padroni delle ferriere è pronta a riprendersi la scena. Anche se i padroni hanno venduto le ferriere agli indiani e si limitano a riproporre i meccanismi dello sfruttamento

martedì 24 ottobre 2017

Praga a destra, ma in salsa cinese

Il populismo divampa in Europa. L'allarme dei cialtroni politicamente corretti ormai squilla a vuoto. Solo in Italia si continua a bamblinare a causa di una classe politica disastrosa, ma il resto del Vecchio Continente si muove sempre più velocemente. E mentre a Roma cresceva il terrore dei centralisti per la dimostrazione di libertà e partecipazione offerta dal Veneto, a Praga si rafforzava il patto di Visegrad . Alle elezioni ha vinto il miliardario Babis, con un programma definito populista dai media italiani anche se Babis non è per nulla populista. Così non è per nulla scontato che, per governare, il partito di Babis si allei con la destra davvero populista di Okamura. Il suo partito Spd (nulla a che fare con i socialisti tedeschi) ha ottenuto oltre il 10% dei voti, poco meno dei consensi andati al tradizionale partito di centro destra, in flessione. Mentre i socialdemocratici sono crollati. Una rivoluzione che i media italiani stentano a comprendere. Perché si sposta a destra un Paese come la Repubblica Ceca che ha la disoccupazione più bassa d'Europa, che ha pochissimi allogeni e che ha una economia che continua a crescere a ritmi che l'Italia si sogna? Difficile capire, per chi vive solo di cifre e non si degna di analizzare come si formano questi dati. Sul fronte politico i cechi erano stufi di politici e di partiti corrotti. E li hanno puniti. Quanto all'economia, la crescita è evidente, ma non coinvolge una consistente parte della popolazione. Le pensioni sono spesso insufficienti, molte categorie di lavoratori sono sottopagate. Quanto agli invasori, è vero che in Cechia sono pochi, ma Bruxelles vorrebbe far crescere il numero spedendo nel Paese i migranti arrivati in altri Paesi, a prescindere dal fatto che si tratti di profughi autentici o semplicemente di gente che vuol farsi mantenere. Ai cechi non piace l'idea che i soldi negati ai pensionati o agli insegnanti vengano regalati agli invasori che nulla hanno fatto per far sviluppare il Paese. Che, tra l'altro, ha già il problema della consistente presenza di zingari. Autoctoni e dunque non esportabili. Babis ha promesso molto ma, a differenza di quanto pensano i media italiani, non è un euroscettico. Ha promesso di difendere la Cechia, non di uscire dall'Ue. E sarà il premier di un Paese che ha sempre più stretti rapporti con la Cina. Praga rischia di diventare il cavallo di Troia di Pechino in Europa. Ma queste sono analisi troppo complicate per i media che preferiscono gridare contro il lupo populista

lunedì 23 ottobre 2017

Cade l'ultimo baluardo della destra culturale

"Se ci fossero stati 10 Sburlati in Italia, la destra avrebbe conquistato l'egemonia culturale". L'analisi di Emanuele Mastrangelo, storico, arriva dopo che la cultura di destra ha perso anche l'ultima ridotta, quella di Acqui dove Sburlati ha concluso i suoi fantastici 11 anni di guida del premio Acqui Storia. L'aveva preso quando il premio era una sciocchezzuola provinciale, con una ventina di libri in concorso ed vincitori tutti allineati alla più retriva corrente del Pci. Dopo 11 anni l'Acqui Storia riceve 200 libri all'anno ed i vincitori hanno tendenze di ogni genere e arrivano spesso dall'estero. Ma ad Acqui il centro destra si è suicidato alle elezioni per aver rifiutato le alleanze a destra e la nuova amministrazione è guidata dai 5 stelle. Che, legittimamente e coerentemente, hanno deciso di cambiare direzione e hanno salutato Sburlati. Perché tutti, tranne la destra, sanno che la cultura è fondamentale per rappresentare la politica. Cambia la maggioranza e cambiano gli operatori e gli indirizzi culturali. È giusto così. Peccato che le destre, non avendo mai capito tutto questo, si comportino in modo opposto e stupido. Così a Carmagnola vince il centro destra ma la politica culturale continua ad essere appaltata alla sinistra. Che, alla fiera del peperone, invita a cantare un gruppo di allogeni che pretendevano di cantare Bella ciao. Il comune non è d'accordo, sui giornali esplode lo scandalo e il comune si scusa invitando il coro allogeno a cantare quello che vuole. Geniale. Ma ora che i 5 stelle si prendono logicamente la guida del premio di Acqui, la destra resta a guardare. Eppure Acqui è in provincia di Alessandria, ai confini con la Liguria. E il centro destra guida il capoluogo Alessandria, la provincia, la Regione Liguria e la città di Genova. Invece di piangere sulla scelta dell'amministrazione grillina, nulla vieterebbe di creare alternative a Genova o ad Alessandria. O in una qualsiasi delle troppe città amministrate dal centro destra senza alcuna capacità di incidere sulla cultura locale. Da Novara ad Arezzo, da Pordenone a Pistoia, da Verona a Potenza. Quante di queste città ha biblioteche comunali che acquistano i libri e le riviste della loro area politica di riferimento invece dei soliti libri e riviste dello schieramento opposto? Quante di queste città hanno creato occasioni di incontro strutturato tra intellettuali della loro area? Forse ha torto Mastrangelo, se ci fossero stati 10 Sburlati la destra li avrebbe ignorati per non affaticarsi e per non sentirsi inadeguata

venerdì 20 ottobre 2017

Andiamo a governare? Vai avanti tu..

Andiamo a comandare? Pare che nessuno abbia l'intenzione di farlo davvero, per manifesta incapacità di governare l'Italia. E allora si spiega perfettamente l'atteggiamento della sinistra, impegnata a farsi del male incurante del disastro annunciato per le prossime elezioni. Il prode Pisapia, antipatico come pochi, è pronto ad abbandonare il Campo democratico, disgustato dai continui litigi nel Pd e tra il Pd ed i movimenti a sinistra. A destra le alleanze funzionano a fisarmonica, tra avvicinamenti ed allontanamenti che non danno certo l'impressione di serietà e concretezza. I 5 stelle si lamentano di essere sotto attacco, ed è vero, ma dove guidano le città non offrono uno spettacolo di competenza e buon senso. Il problema è che il personale politico, in tutti gli schieramenti, non brilla per capacità. Un governo che affida ministeri fondamentali a personaggi come Fedeli, Poletti, Alfano, è un governo che non ha alcuna credibilità. Assurdo ironizzare sui congiuntivi di Di Maio quando il ministro dell'Istruzione li sbaglia senza alcun problema. I membri del governo Gentiloni sono la dimostrazione che chiunque può fare il ministro e diventa quindi stupido domandare a centro destra e 5 stelle con quali uomini e donne andrebbero a governare. Però, forse, la strategia del Pd ha molto più senso di quanto sembri. In qualsiasi elezione, dopo i disastri di questi anni di malgoverno, il Pd sarebbe punito dagli elettori. Dunque meglio sparire dalla scena del governo nazionale, lasciando agli avversari il rischio del fallimento. A quel punto il Pd potrebbe recuperare consensi e vincere regionali ed europee dell'anno successivo. Allo stesso modo non è solo propaganda dell'ultimo minuto la proposta di Berlusconi di concedere l'autonomia a tutte le regioni italiane. Perché è vero che le Regioni sono la maggior fonte di spesa e di sprechi, ma sono anche più facili da governare rispetto ad un governo nazionale che prende ordini dagli euro cialtroni di Bruxelles. Il problema è superare i mesi che separano le elezioni politiche da quelle regionali. Difficile mantenere il consenso se ci si affiderà di nuovo a personaggi del livello di Gelmini, Brambilla, Moratti, Rotondi, Lunardi. Pochi mesi di pessimo governo nazionale rilancerebbero la sinistra nelle regioni. Mentre un governo nazionale di larghe intese garantirebbe il trionfo dei 5 stelle alle regionali. Si gioca a perdere, affidandosi a Bruxelles e Francoforte

giovedì 19 ottobre 2017

La scuola va in tv con risultati sorprendenti

Visto il totale fallimento del costosissimo programma del pretino Fazio, la Rai punta sulla scuola come alternativa ai programmi sul cibo. Ma l'effetto, in termini di correttezza politica, non è forse quello auspicato. Eliminata, si spera per sempre, la fastidiosa serie con la pessima Littizzetto, a tutelare il politicamente corretto ed il pensiero unico obbligatorio è rimasta la Pivetti. Che ignora in quale periodo sia vissuto Manzoni ma, in compenso, propina ai suoi allievi pallosissimi sproloqui su migrazioni, femminismo e su tutto l'armamentario di chi vive di slogan. Con l'allievo compagno che stronca Calvino come autore (è finita qui nulla di male), ma lo salva "solo perché ha fatto il partigiano". Meraviglioso esempio della scuola contemporanea. O forse della squola, visto il livello della docente. A rovinare tutto, però, interviene Collegio, un programma favoletta che riporta adolescenti di oggi nella scuola del 1961. Con professori che insegnano invece di indottrinare. Un programma falso come Giuda, con i ragazzini che esasperano comportamenti ed anche la propria ignoranza per compiacere le telecamere e gli spettatori. Ma, al di là di questo, il programma offre la visione di una scuola che insegna, che premia i migliori, che espelle i provocatori stupidi, che pretende rispetto e disciplina e che obbliga a studiare. Tutto falso, indubbiamente. Ma con risultati scolastici che appaiono meravigliosi rispetto alla crassa ignoranza con cui si presentano ragazzini in difficoltà in terza media nelle scuole di oggi. D'altronde le famiglie del programma tv rispettano i professori e si rattristano davanti agli insuccessi scolastici dei figli mentre le stesse famiglie, nella realtà, non fanno nulla per modificare atteggiamenti indisponenti della prole e incassano senza batter ciglio bocciature, provocazioni, fallimenti e indisciplina. I programmi passano ed il disastro della scuola resta. Con docenti sottopagati e privi di motivazioni, con famiglie iper protettive e pronte a giustificare l'ignoranza dei figli, con programmi scolastici che vietano la possibilità di istruire e di far crescere culturalmente gli studenti perché serve manodopera ignorante. La cultura è un pericolo in questa Italia. La preparazione è un viatico per la fuga all'estero. La conoscenza porta al disgusto ed al rifiuto dello schifo di questo potere. Bisogna abbassare i livelli e la nomina del ministro Fedeli ne è la più evidente dimostrazione

mercoledì 18 ottobre 2017

120mila italiani in fuga lo scorso anno. E vai con l'accoglienza

Oltre 120mila italiani sono fuggiti dal Paese lo scorso anno. Fuggono giovani senza speranze di trovare un lavoro che consenta loro di formarsi una famiglia. Fuggono gli anziani che, con le basse pensioni e le alte tassazioni, in Italia non riescono a sopravvivere. Fuggono i disoccupati di lungo periodo e chi non ne può più di precarietà. Fuggono i laureati che in Italia trovano lavori sottopagati e  senza alcuna attinenza con gli studi conclusi. Non siamo ancora ai livelli dell'esodo ottocentesco e di inizio Novecento, ma solo perché ci sono meno opportunità nei tradizionali Paesi di sbocco. Ma a fronte di questa situazione il governo italiano pensa solo all' accoglienza di nuovi schiavi. Braccia al posto di cervelli. Una strategia demenziale o criminale. In ogni caso perdente. Si abbassa progressivamente il livello della preparazione scolastica per andare incontro alle difficoltà degli allogeni e ci si disinteressa completamente delle necessità degli indigeni. Si costruisce un Paese di somari, in modo da bloccare la fuga all'estero perché gli altri Paesi non sapranno che farsene dei somari italiani. E le mance elettorali, con finte assunzioni e concorsi ridicoli, non cambiano la situazione anche se qualcuno invita a "cambiare la narrazione", come se la realtà non fosse perfettamente percepita da chi non arriva alla fine del mese. Per nascondere il disastro reale ci si inventa percorsi di formazione eterni in modo da rinviare sine die il momento del confronto con il mondo del lavoro che non c'è. E quando esiste, è sottopagato. Di fronte a questa situazione disastrosa, però, ci sono giornalisti di servizio che riescono ad evidenziare drammi senza paragoni: Asia Argento annuncia che non tornerà più in Italia se non per le vacanze. Un Paese di camerieri al suo servizio e nulla più. Forse Gentiloni si dimettera' per la disperazione e il bugiardissimo non si candiderà più. Forse la inviteranno ad Arcore per una cena elegante. O forse nessuno se ne accorgerà a parte il giornalista di servizio

martedì 17 ottobre 2017

La prostituzione cerebrale è peggio delle attrici in vendita

Una fissazione per il sesso. Non quella del produttore cinematografico americano accusato di stupri, ma quella dei media e dei sostenitori del politicamente corretto. Ottenere un ruolo in un film in cambio di prestazioni sessuali è considerato uno stupro mentre ottenere un lavoro normale in cambio della violenza sul proprio cervello è considerato giusto. Si può vendere il pensiero, si possono vendere le braccia o le gambe, nel caso dei calciatori, ma guai a cedere il basso ventre. Scatta il tabù. Nessuna indignazione nei confronti del datore di lavoro che pretende di controllare la mente del dipendente. Nessuna indignazione contro le imposizioni, nei giornali e in tv, di violentare la lingua italiana con parole come sindaca e assessora o di censurare la provenienza straniera dei criminali. Nessuna indignazione contro chi provoca malattie professionali obbligando gli operai a gesti ripetitivi per anni ed anni. O contro chi rovina caviglie e ginocchia degli atleti per ottenere risultati strepitosi fregandosene della salute. Tutto è in vendita, tutto è acquistabile. Senza dimenticare chi giustifica l'inquinamento, con tutte le malattie anche mortali che provoca, con la scusa che è inevitabile se si vuole avere industrie e lavoro. Però scatta l'indignazione se una aspirante attrice viene obbligata a prestazioni sessuali in cambio di un ruolo strapagato in un film. Indignazione in ambo i sensi. Da un lato chi strepita contro il ricattatore che approfitta della sua posizione di forza, dall'altra contro chi si vende fregando in questo modo la concorrenza meno disponibile o meno attraente. Ma le molestie non sono limitate al mondo del cinema. E non sono soltanto sessuali. In ogni attività si presentano i medesimi rischi, c'è sempre uno con una posizione di forza ed un altro in situazione di dipendenza e di debolezza. Si cede per disperazione, per bisogno, per mancanza di alternative. Oppure si resiste, scegliendo di rischiare di perdere un lavoro o di rinunciare alla carriera. La dignità non è per tutti, e neppure la libertà. Ma un'attrice che vende il suo basso ventre al produttore fa sicuramente meno danni di un sedicente intellettuale che mette a disposizione il suo cervello per sostenere le tesi di chi lo paga.

lunedì 16 ottobre 2017

L'Austria a destra per chiudere il Brennero?

Leggere i media di servizio italiani dopo le elezioni in altri Paesi offre la possibilità di comprendere le ragioni del crollo inarrestabile nelle vendite dei quotidiani. Non erano bastati gli articoli imbarazzati ed offesi per la vittoria di Trump o i titoli trionfali per il successo di Macron davanti a Marine Le Pen. Questa volta tocca all'Austria che, dopo aver illuso i giornalisti di servizio con l'elezione di un verde alla presidenza della repubblica, ora ha scelto il centro destra è la destra che, insieme, raggiungono il 60% dei voti. Con programmi simili sul fronte dell'invasione e della difesa dell'identità austriaca. Il fastidio è ancora maggiore, per i politicamente corretti italiani, perché la vittoria del popolare Kurz, con la probabile alleanza con la destra di Strache, porta l'Italia a doversi direttamente confrontare con un Paese che non vuole più accogliere gli invasori che l'Italia lascia fuggire verso Vienna dopo aver evitato di respingerli quando li intercetta in mare. In fondo già gli altri Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) hanno più volte sottolineato che se un Paese non vuol rispettare i patti e le regole sui rimpatri dei clandestini, poi non può pretendere di riversare sugli altri i frutti dei propri errori. E Vienna pare orientata a scelte analoghe. D'altronde Kurz e l'ungherese Orban hanno ottimi rapporti e possono iniziare a condizionare le politiche del Ppe. Quanto all'Italia, la situazione è sempre più fuori controllo. Ieri un nigeriano senza fissa dimora ha assassinato un disoccupato italiano in uno di quei mercati politicamente corretti che il Pd aveva permesso a Torino e che i 5 stelle hanno tutelato assicurando che era regolare e controllato. Poi si è scoperto che l'assassino vendeva senza alcun permesso ed un consigliere grillino ha sostenuto che tutto è andato per il meglio. I figli del morto non saranno della stessa idea, probabilmente, ma non sono della stessa idea neppure i torinesi che non ne possono più di questa tolleranza a senso unico, di questa difesa d'ufficio dei criminali purché allogeni. Anche su questo si voterà il prossimo anno, non solo sulle false promesse di rilancio economico

venerdì 13 ottobre 2017

La destra che cancellò la destra culturale

Una grande opportunità sprecata. L'ennesima. La presentazione del nuovo libro di Alessandro Amorese sulla storia del Fuan (l'organizzazione universitaria missina) conferma l'assoluta idiosincrasia dei vertici della destra nei confronti di tutto ciò che ha a che fare con la cultura. Soprattutto con la propria cultura. Il Fuan, ha ricordato Amorese, era la principale forza politica all'interno delle Università sino al 1968. E le prime e piu vaste occupazioni delle facoltà in tutta Italia vennero guidate dagli universitari di destra. A Valle Giulia la prima fila negli scontri con la polizia era composta da studenti di destra (non solo del Fuan). Ma anche in precedenza il gruppo universitario aveva sfornato pubblicazioni, libri, studi, analisi. Una potenziale classe dirigente del Paese costretta a disperdersi e ad agire per proprio conto. Chi ha distrutto tutto questo? Non la repressione poliziesca e neppure gli scontri fisici con gli avversari politici. A rovinare tutto ha provveduto il vertice missino. Per stupidità? Per servilismo nei confronti di qualcuno all'esterno? Per l'incapacità di confrontarsi con i propri giovani troppo acculturati e troppo capaci? E che fossero capaci lo ha dimostrato la vita. Basti pensare a gente come Paolo Borsellino che mai ha rinnegato la sua appartenenza a quell'area e che veniva salutato da Falcone, ironicamente, con impeccabili saluti romani (Fiano chiederà di cancellare il ricordo dei due magistrati?). Ma in ogni settore gli ex ragazzi del Fuan si sono distinti per competenze e professionalità. Lontani da un movimento che non li aveva capiti, che li aveva considerati una sorta di corpo estraneo perché preferiva la bassa manovalanza tutta piazza e retorica. Una manovalanza che conosceva una sola frase di Goebbels (quando sento parlare di cultura la mano corre alla fondina) ma non l'aveva capita. E a quasi 50 anni da Valle Giulia il fastidio per la propria cultura non è venuto meno. I tanti giornali e le innumerevoli pubblicazioni di qualità hanno lasciato il posto al deserto. Perché è più facile organizzare un giro turistico a Predappio piuttosto di studiare 300 pagine di un libro. Eppure, di fronte a ministri come Fedeli o Poletti, una classe dirigente come quella che usciva dal Fuan avrebbe assicurato sorti migliori all'Italia.

giovedì 12 ottobre 2017

I popolari austriaci con Orban e contro Merkel

 Ce lo chiede il Ppe. Il mantra del bollito di Arcore non funziona più. Solo in Italia qualcuno crede ancora che l'opposizione di comodo prima al bugiardissimo e poi a Gentiloni siano imposte da Merkel e dai vertici del Partito popolare europeo di cui Forza Italia fa parte. Perché del Ppe fa parte anche Orban con il suo partito che guida l'Ungheria con una politica di attenzione per gli ungheresi e di respingimenti per gli invasori. E fa parte anche il partito popolare austriaco che si appresta a far diventare cancelliere il suo leader, Sebastian Kurz. Un nome da ricordare perché Kurz, giovanissimo, pare avere idee chiarissime per tutelare l'identità austriaca. A partire dalla chiusura delle frontiere all'invasione che tanto piaceva a Merkel (ma anche la tedesca sta correggendo il tiro, seppur lentamente e limitatamente). Non è neppure escluso che Kurz, per governare, metta fine alla pessima coalizione con i socialdemocratici per aprire invece al Fpo di Strache, insomma a quella destra che i media italiani bollano come populista se non filonazista. D'altronde è normale che gli austriaci se ne freghino dei giudizi dei media di servizio italiani. Una vittoria di Kurz rafforzerebbe, tra l'altro, il gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca)  che si oppone alle politiche di autodistruzione dell'identità europea volute da Bruxelles e anche dal Ppe. Spostando l'asse identitario verso il Brennero e verso l'Italia. Un assist fenomenale per un centro destra che avesse coraggio e lungimiranza. Invece dovremo assistere alle frenate del bollito di Arcore che non riesce ad avere un'idea propria e viaggia a rimorchio di Merkel con il contributo dell'ex monarchico Tajani. E non mancheranno gli interventi anti austriaci dell'estrema destra nazionalista che non hanno ancora superato la guerra del 15-18 ma si lamentano per l'ottusita' dell'Anpi fermo a 70 anni orsono. Sarebbe invece l'occasione per lavorare a fianco di Vienna per tutelare l'identità e le tradizioni minacciate da un'invasione avvallata dai vertici del  Ppe e sempre più contestata dai partiti locali, perlomeno quelli che hanno leader con un briciolo di dignità

mercoledì 11 ottobre 2017

Una giustizia con la toga di Arlecchino

Per l'inquilino del Quirinale la toga dei magistrati non deve essere un abito di moda ma un simbolo di imparzialità e di applicazione della legge uguale per tutti. Per il momento, però, i magistrati sembrano indossare il vestito di Arlecchino. Così una vecchina di 96 anni, terremotata, viene cacciata dalla casa che i nipoti le avevano costruito dopo il sisma senza aver ottenuto i permessi. Dura lex sed lex. Ma se la legge è uguale per tutti, non si capisce perché non vengano sfrattati migliaia di migranti che, in ogni parte d'Italia, hanno occupato abusivamente abitazioni private ed edifici pubblici. Loro possono ignorare la legge, la nonnina no. E le occupazioni abusive dei centri sociali? Il vestito di Arlecchino copre i mancati sgomberi. La legge vieterebbe anche i furti ed i roghi tossici nei campi nomadi per recuperare il rame dai cavi rubati. Interventi della legge uguale per tutti? Non pervenuti. Evidentemente la giustizia e le forze dell'ordine avevano troppo da fare per cacciare l'anziana signora terremotata. O forse per difendere i soldi offerti dagli italiani per la ricostruzione e destinati invece alla realizzazione di una pista ciclabile (poi cancellata per le proteste). Eppure gli interventi politicamente corretti insistono sulla necessità di far rispettare la legge anche alla vecchina. Non una parola sul mancato rispetto della legge per le grandi risorse boldriniane. È più facile prendersela con una persona di 96 anni, che non oppone nessuna resistenza al di là delle sue lacrime, piuttosto di far rispettare la legge a giovani ventenni in ottima forma fisica che scapperebbero dalla fame. Forti con i deboli e debolissimi con i prepotenti. D'altronde è ormai questa l'immagine di un'Italia allo sbando e senza prospettive di ripresa, soprattutto morale.

martedì 10 ottobre 2017

Marcegaglia tace su 4mila licenziamenti

Che saranno mai 4 mila licenziamenti? Che sarà mai una riduzione degli stipendi del 20% e della cancellazione dei diritti? Per il gruppo che ha rilevato l'Ilva si tratta di piccolezze, di sciocchezzuole. Ma forse non è così. Infatti per i media di servizio la nuova proprietà dell'Ilva è franco indiana mentre al momento dell'acquisto si faceva sempre notare che la cordata aveva una forte componente italiana, quella del gruppo Marcegaglia. Che, ovviamente, continua ad essere parte consistente, seppur di minoranza, della cordata vincente. Ma i media di servizio ora fingono di dimenticarsene e quando proprio non possono ignorare la presenza dei Marcegaglia tra i soci, si affannano a precisare che quei cattivoni indiani e francesi non si degnano neppure di avvertire i poveri soci italiani delle scelte strategiche che penalizzano i lavoratori. Peccato che non risulti da nessuna parte una posizione contraria di quella che fu anche presidente di Confindustria. Muta. Emma tace, non si presenta ai cancelli degli stabilimenti per solidarizzare con i lavoratori che saranno cacciati o che perderanno diritti e retribuzioni. Anche la presa di posizione del ministro dello Sviluppo, Calenda, appare strumentale o poco più. Le garanzie dovevano essere chieste in fase di gara per conquistare l'Ilva. Invece il governo ha preferito favorire la cordata dei Marcegaglia e dei franco indiani anche se l'offerta alternativa esisteva e prevedeva tagli di salario inferiori. Ora la rottura delle trattative appare più che altro una sceneggiata che porterà a risultati minimi. D'altronde il ministro sa di poter contare su una informazione di comodo e che sarà sufficiente un euro in meno di tagli o un solo licenziamento evitato per ottenere dai media cori entusiastici dei media. Naturalmente brilla, come sempre, l'assenza di interventi puntuali e intelligenti da parte dell'opposizione. Il bollito di Arcore può contestare le scelte dell'ex presidente di Confindustria? Meloni può informarsi di qualcosa esterno al grande raccordo anulare? Quanto ai sindacati, il loro ruolo appare sempre più marginale, autoreferenziale e poco più. In fondo la sorte dei lavoratori italiani interessa a pochi. Nessuno rinuncia al panino per difendere un operaio italiano. Meglio digiunare tra pranzo e cena a sostegno dello Ius Soli

lunedì 9 ottobre 2017

Sugli autobus non piace il finto sciopero della fame

Mentre, tra un tartufo e un bicchiere di Barolo, i big della sinistra si passano il testimone dello sciopero della fame a intermittenza per concedere la cittadinanza agli invasori, Minniti invita i suoi compagni di partito a farsi un giro sugli autobus per provare a rendersi conto dei problemi veri degli italiani. Sarebbe una pratica intelligente, ovviamente impraticabile. Perché gli scioperanti a staffetta non possono salire su un mezzo pubblico senza essere protetti dalle rispettive scorte. Sono terrorizzati  dal popolo. Forse perché consapevoli di averlo distrutto, questo popolo. Di averlo impoverito, di averlo vessato in ogni modo per favorire gli invasori e per obbedire agli euro cialtroni di Bruxelles. Eppure potrebbe essere interessante, per i potenti della sinistra di governo, salire su un tram o su un bus per ascoltare la disperazione di donne anziane che non sanno come acquistare le medicine o un cibo adeguato, per ascoltare giovani senza lavoro e con figli a carico. Scoprire che anche i lavori precari e saltuari vengono persi perché bisogna pensare prima agli invasori, perché gli invasori hanno diritto allo smartphone e gli italiani hanno il dovere di mantenerli e di farsi da parte. Ma sarebbe fastidioso scoprire che il politicamente corretto non sale sugli autobus, non si aggira tra i banchi del mercato all'ora di chiusura quando gli anziani italiani cercano gli scarti con cui prepararsi la cena mentre, a fianco, giovani allogeni in perfetta forma fisica e con l'immancabile telefonino sempre in funzione chiedono l'elemosina. Forse, però, ad infastidire di più i potenti della sinistra di governo, sarebbe la totale indifferenza ed il disprezzo dei passeggeri. Il ministro Franceschini, all'aeroporto di Olbia, era protetto dalle immancabili guardie del corpo. Ma era protetto contro nessuno. Neppure uno sfigato che volesse farsi un selfie con il ministro. Tram e autobus, però, farebbero bene anche all'opposizione.  Che scoprirebbe come gli italiani che utilizzano i mezzi pubblici sono inferociti contro il governo degli allogeni ma sono disgustati anche da un'opposizione incapace e poco credibile. "Non votiamo più perché sono tutti uguali", è il sentimento generale. Una scelta comoda per il potere, mortificante per chi sostiene di voler abbattere proprio questo potere.

venerdì 6 ottobre 2017

L'Ocse boccia la scuola di Fedeli

Le anime belle cascano dalle nuvole di fronte al rapporto dell'Ocse sui livelli scolastici e sulle competenze degli italiani. E scoprono ciò che tutti sapevano benissimo. I laureati italiani sono troppi pochi e, se hanno trovato un lavoro, l'occupazione non ha nulla a che fare con gli studi e le competenze. In pratica l'Ocse condanna la miopia delle aziende italiane, ma i media italiani glissano su questo aspetto, troppo scomodo. Così nelle analisi cercano di slalomare tra un'accusa e l'altra. Perché il rapporto dell'Ocse è politicamente scorretto su tutti i fronti. La scuola italiana non prepara adeguatamente gli studenti e le differenze tra Nord e Sud sono abissali. Se Bolzano ha livelli di apprendimento europei, Napoli è indietro di almeno un anno sui 5 delle superiori. Difficile, per i media di servizio, ammettere che la tolleranza ed il pressappochismo non aiutino i giovani a formarsi e ad avere competenze adeguate. Difficile ammettere che queste competenze sempre esaltate siano bellamente ignorate dalle imprese che preferiscono schiavi non preparati ma poco costosi. Difficile, soprattutto, ammettere che aver messo alla guida del ministero per l'istruzione una persona come Fedeli significa disprezzare la scuola in ogni ordine e grado. È vero che un ministro deve avere una visione politica perché agli aspetti tecnici devono provvedere i funzionari. Ma per avere una visione occorre almeno una conoscenza di massima del settore. E aver frequentato le scuole poco e male non è il modo migliore per conoscerle. Così si spiegano progetti idioti come quello di ridurre di un anno la durata del ciclo scolastico. O l'idea di promuovere tutti, senza distinzioni. Si può anche abbassare ulteriormente il livello della preparazione universitaria in modo da avere più laureati. Ma le competenze non aumenterebbero con un incremento del numero di lauree regalate. Forse, però, al ministro Fedeli tutto questo non interessa.

giovedì 5 ottobre 2017

Catcom alla riscossa, insieme a Bonino

Ritornano i catcom ma, questa volta, in veste aggiornata con l'inserimento dei radical chic alla Bonino. Una marmellata unita solo dalla passione per l'invasione senza limiti, con la conseguente eliminazione degli italiani. Pisapia, le organizzazioni immigrazioniste sostenute da monsu Bergoglio (Sant'Egidio, Caritas, Acli) e una spruzzata di radicali. Una spruzzata perché, a livello numerico, i fans nostalgici di Pannella sono 4 gatti ma ottengono una visibilità spropositata sui media di servizio. Così il panorama politico si gode il nuovo soggetto, collocato tra il bugiardissimo e Bersani. Un nuovo soggetto pronto a scaricare proprio il bugiardissimo in caso di una netta sconfitta dell'ex premier per far vita ad una nuova alleanza che vada dalla sinistra estrema sino ai "responsabili" di Forza Italia che avrebbero la benedizione non solo di Bruxelles ma anche del Vaticano. E pazienza se questo si rivelasse fatale per gli italiani e per una Italia sempre più espressione geografica dell'Africa. La marmellata buonista e globalista non ha una sola idea decente su come rilanciare il Paese, ma in compenso ha tanti progetti per rendere esplicito lo schiavismo in nome del mercato e dell'accoglienza. Ce lo chiede il mercato e ce lo chiede monsu Bergoglio. Cosa c'è di meglio? Far convivere la logica dello sfruttamento che tanto piace a Bonino con quella del "prima gli invasori " che piace alla chiesa. L'esercito industriale di riserva si espande e trasforma tutti in manodopera sfruttata e ricattata. Ius Soli a gogo' e case per i migranti tolte a chi è colpevole di essere un indigeno e non un allogeno regolarizzato. Nei prossimi mesi, in vista delle elezioni, dovremo aspettarci una sovraesposizione mediatica di Bonino e compari. Magari con qualche comparsata di Pascale dudumunita e di Brambilla per spianare la strada agli accordi post voto.

mercoledì 4 ottobre 2017

La sinistra si rompe. Ma poco poco

Che cosa non si fa in nome della ragionevolezza e del senso di responsabilità. Così Mdp, il partito di Bersani e D'Alema, rompe con il governo Gentiloni ma solo poco poco. Demivierge. E a rattoppare lo strappo rimane pur sempre Pisapia che, con il suo Campo democratico, rappresenta il collante tra le due anime della sinistra. Così i bersaniani bocciano il documento di programmazione economica e finanziaria ma si guardano bene dal negare la fiducia al governo. Consapevoli che andare a votare adesso significherebbe la loro definitiva scomparsa. A Gentiloni va bene così. Alle sedicenti opposizioni di centro destra pure ed ai 5 stelle anche. Lasciamo che sia il lattaio Padoan ad occuparsi di una manovra pessima e ridicola. In questo modo la campagna elettorale sarà ancora più facile perché evidenzierà le bugie di Padoan e le incongruenze della manovra. Dopodiché si potrà procedere verso una grande coalizione in nome dell'immancabile senso di responsabilità. E si potrà proseguire come prima, come adesso. Servirebbe fantasia, ma è una dote che manca ai grigi politici e che viene utilizzata esclusivamente per inventare nuovi balzelli facendoli passare per riduzione delle tasse. Per il resto è calma piatta. Non un'idea, non un progetto innovativo. Ci provano Tremonti e Sgarbi, ma vengono considerati dai media come due guitti in cerca di visibilità per il loro spettacolo rinascimentale. Persino l'annacquato progetto di blanda autonomia regionale provoca terrore. Tra le sinistre politicamente corrette che temono non si sa cosa ma tremano a prescindere; e tra le destre che  hanno paura di doversi affidare ai propri rappresentanti sul territorio invece di decidere tutto e per tutti al chiuso della propria stanza romana. Nel frattempo il mondo cambia e non aspetta le decisioni italiane e neppure quelle degli euro burocrati idioti ed incapaci. Servirebbe un'Europa politica per confrontarsi con Cina, Russia, Stati Uniti e pure con l'India. Un'Europa politica in grado di valorizzare le varie identità locali, le spinte popolari. I burocrati non sono capaci, hanno paura dei popoli, delle tradizioni, delle idee. E con la paura non si tratta con Pechino, con Mosca, con Washington e con Nuova Delhi.

martedì 3 ottobre 2017

La Catalogna spacca il centro destra italiano

Il referendum in Catalogna è servito almeno a far emergere le sempre più evidenti differenze nello schieramento del centro destra che, in teoria, sarebbe in vantaggio nei sondaggi in vista del voto per le elezioni politiche italiane. Tre partiti - Lega, Fi e Fdi - che hanno poco in comune se non il desiderio di andare al governo. La sedicente Area di destra si è scoperta ligia e rispettosa delle leggi e, soprattutto, della Costituzione che in Italia è la migliore del mondo. Dunque, d'ora in poi, basta con rievocazioni del fascismo, vietate dalla Costituzione sacra e immutabile. Niente saluti romani, nessun ritratto del Duce. E poi nessuna delega ai territori. Giorgia Meloni ha chiarito che lei, se fosse in Veneto o in Lombardia, non andrebbe a votare per il referendum sull'autonomia regionale, benché sia previsto dalla Costituzione più bella del mondo. In Italia, evidentemente, conta solo Roma è la romanità. Dunque si è finalmente trovato un utilizzo per gli enormi fondi bloccati della fondazione An: corsi di latino obbligatori per tutti i seguaci della Meloni. Corsi da tenere, ovviamente, solo a Roma perché il resto d'Italia non conta nulla. Quanto alla Lega, con i referendum di Lombardia e Veneto si gioca tutto. Se gli elettori diserteranno le urne, sarà difficile puntare su un programma di maggiori autonomie regionali. E la battuta d'arresto avrebbe inevitabili ripercussioni sul voto politico e sulla tenuta delle alleanze. Perché presentarsi insieme ad alleati che tali non sono e che boicottano le iniziative di uno dei potenziali partiti collegati? Nel frattempo Forza Italia prosegue nella politica dei due forni, abbracciando Salvini e strizzando l'occhio al Pd per un eventuale governo di responsabilità che piace a Bruxelles e alla Merkel. Con Toti che, intelligentemente, fa il pontiere con la Lega mentre i badanti del bollito di Arcore guardano a Renzi o, in alternativa, a Minniti e persino a Gentiloni. Insomma, una corsa a perdere. Forse nella consapevolezza di non essere in grado di governare. E se ci si sente inferiori a Poletti e Fedeli, allora è davvero meglio lasciar perdere

lunedì 2 ottobre 2017

Bergoglio difende i migranti. Che uccidono due ragazze in Francia

"Hanno paura di voi perché non vi conoscono ". Monsu Bergoglio non ha fortuna. Il suo Dio, sempre che il sedicente Papa ci creda ancora, si deve essere stufato delle continue scemenze del suo rappresentante terreno e lo smentisce in tempo reale. Monsu Bergoglio non aveva ancora finito di giustificare i migranti e di criticare gli italiani che ne hanno paura che, a Marsiglia, un migrante sgozzava due ragazze francesi. Chissà se la diciassettenne ha avuto paura mentre la grande risorsa le tagliava la gola o se, per far contento Bergoglio, ha cercato di far amicizia e di approfondire la conoscenza. Chissà se la ventenne ha pensato a nuove forme di accoglienza mentre il povero migrante in fuga dalla guerra le squarciava il ventre. Ma a monsu Bergoglio in arte Papa le due ragazze non interessano. Forse, per lui, le ragazze erano colpevoli perché non si erano impegnate a sufficienza per accogliere il grande lottatore per la libertà. Per questo l'occupante del Vaticano ha taciuto, come tace sempre di fronte ai crimini delle grandi risorse. Magari parleranno i cialtroni buonisti, spiegando che anche i francesi uccidono. Non c'è dubbio, ma la ragazzina diciassettenne e la ventenne non sono state macellate da monsieur Dupont bensì da una grande risorsa di cui non avrebbero dovuto aver paura, secondo Bergoglio. Non sarebbero morte se qualcuno avesse ributtato in mare l'ospite non invitato, avrebbero avuto un futuro se non ci fosse stata questa accoglienza indiscriminata.